La madre di una quindicenne uccisa dalla droga chiede che i ragazzi vengano istruiti su come prenderla.
Il primo ministro inglese David Cameron è ormai assediato dalle richieste: i genitori di ragazzi morti di overdose vogliono un cambiamento radicale sulla politica di gestione delle sostanze illecite. La signora Anne-Marie è una di loro.
E’ la madre di Martha Fernback, una quindicenne stroncata da una dose eccessiva di Mdma nel 2013: l’ultima finestra google aperta dalla figlia era stata proprio una ricerca sulla modalità di assunzione di droghe senza rischi. Anne-Marie si è trovata davanti a quello stesso schermo dopo la morte della bambina, e la sua domanda rimbomba ancora, fa eco nel mondo: perché non istruire i ragazzi sull’uso delle droghe? Questo potrebbe salvar loro la vita. Esiste inoltre, in Germania, Gran Bretagna e Spagna, il pill testing, un kit con cui l’”utente” potrebbe analizzare lo stupefacente prima di assumerlo.
“Concretamente, il pill-testing è fornito gratuitamente fuori dalle discoteche e dai luoghi del divertimento da associazioni che agiscono al limite della legalità ma che consegnano ai consumatori di sostanze sintetiche informazioni preziose sul dosaggio, la tempistica, l’importanza del riposo durante il ballo e dell’assunzione di liquidi” riporta l’Huffington Post.
Forse un dibattito simile avveniva già in atmosfere texane, nel far west: la guerra è un fatto concreto, il porto d’armi è a portata di tutti, sono morti troppi bambini: diamo ai sopravvissuti lezioni di tiro. E gli infanti a imbracciare fucili.
Vanno di moda, i giochi da adulti, tanto che gli adulti vi lasciano partecipare i piccoli. Ma è davvero proibizionista, attempato, perbenista, idilliaco, sperare, pretendere che i giovani non vi giochino affatto? Siamo giunti in un’epoca in cui consegniamo foglietti illustrativi per lavarci la coscienza davanti ad un ragazzo che per divertimento s’intossica? Il fenomeno è tanto “normale” che ci basta trovare delle scorciatoie morali per giustificarlo o per rimediarne?
Se sono questi i genitori moderni, i papy e mamy al passo coi tempi, ridateci la rigidezza del ceffone, fateci tornare indietro a quegli spaventatissimi colossi che prendevano le teste filiali con entrambe le mani e gridavano “Potevi morire, hai capito?! Morire!”. Perché dopo aver guardato negli occhi di una persona che ti ama la più autentica, purissima paura di perderti, prima di drogarti ci pensi due volte. Quegli occhi t’inseguono in discoteca, in casa d’amici, e rispondono per te “no, grazie” al pericolo.
Ridateci i genitori logorroici del “discorsetto”, quell’interminabile sproloquio che inizia con un “ai miei tempi” e finisce con un “chiaro?”. Chiaro. E ridateci al contempo educatori che scuotano l’anima, che ci raccontino i grovigli dell’etica col silenzio dell’esempio, senza doverci esporre precetti morali che ci appaiano come un codice nato per essere infranto. Restituiteci l’adulto che non si comporti bene per facciata, che non scappi a fumare dopo avercelo impedito. Che ci dica senza vie intermedie: se hai bisogno di drogarti per svagarti, c’è qualcosa di davvero buio in te.
Non confondeteci col funambolismo comportamentale di chi, sì, lo sa come si dovrebbe vivere, ma coi tempi che corrono…
Lasciateli correre, i tempi. Noi rallentiamo, ché il mondo è già stupefacente di suo.
Redazione Papaboys (Fonte cogitoetvolo.it/
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