“Non siamo le più forti, ma saremo forti insieme”. É la scritta che le giocatrici dello Sporting Club Locri hanno tracciato su una parete del Palazzetto dello sport dove domenica affrontano la Lazio in un incontro valido per il campionato di serie A élite di calcio a 5 femminile, mandato in onda in diretta su Rai Sport.
Non è una partita qualunque. La squadra torna in campo dopo che il presidente, Ferdinando Armeni, a fine dicembre ha annunciato il ritiro dal campionato per le minacce in stile mafioso che aveva ricevuto. L’ultima, la più pesante, contenuta in un “pizzino” lasciato sulla macchina di Armeni in corrispondenza del seggiolone usato dal figlio di 3 anni: “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso se non vuoi avere danni. Sappiamo chi solitamente si siede in questo posto”
La vicenda è diventata nazionale e la squadra ha ricevuto l’appoggio del Coni, della Fgci e del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese. Per questo, pochi giorni più tardi,Armeni ha promesso che la squadra avrebbe giocato la partita seguente, quella contro la Lazio, nonostante il presidente di quest’ultima avesse dichiarato di aver paura a viaggiare a Locri.
In tribuna ad assistere alla partita c’è Carlo Tavecchio, presidente Fgci, che si unisce agli applausi di sostegno alle giocatrici: “Le ragazze di Locri hanno vinto. Siamo qui per questo e per dare solidarietà a loro e anche alla città. Questa collettività è vittima di discorsi che non c’entrano niente con lo sport”.
Con lui il presidente reggente della Lega calcio dilettanti Antonio Cosentino; una delegazione di parlamentari donne tra le quali Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia, Enza Bruno Bossio, deputata Pd, e l’assessore al Lavoro della Regione Calabria Federica Roccisano.
Ad accogliere tutti il sindaco Giovanni Calabrese che si è preso in carico l’impegno di dare un futuro alla società, attraverso la ricerca di nuovi soci. “E’ importante che oggi – dice Calabrese – lo Sporting scenda in campo per dare una risposta indipendentemente dalla provenienza di queste minacce. Il messaggio che noi lanciamo oggi è quello di una Locri culla di arte e cultura. Certo mi guardo bene dal dire che qui la ‘ndrangheta non c’é: la ‘ndrangheta c’è e lo sappiamo tutti. Però questa città, i cittadini e l’amministrazione comunale hanno fatto di tutto per metterla ai margini anche grazie all’impegno dello Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Procura e di tutte le forze dell’ordine”.
Prima della partita, le calciatrici hanno espresso al quotidiano La Repubblica la loro delusione nei confronti di Armeni:
“Ci sentiamo deluse perché non ha esitato ad abbandonare la squadra”, afferma Antonellla Sabotino, veterana dello Sporting. Ancora più duro è mister Willy Lapuente, “dovevamo tornare qui il 4 gennaio, ma mentre eravamo in Spagna ci hanno detto che non sarebbe stato necessario perché la squadra sarebbe stata ritirata dal campionato. Non ci sentiamo abbandonati, ma delusi, perché questo non è modo di fare le cose”. La rottura con Armeni è netta. Quando l’ex presidente si presenta al palazzetto, nessuno si avvicina. “Avevamo altro da fare”, diranno poi le giocatrici. C’era la rifinitura da completare e una partita su cui concentrarsi. “Noi – ribadisce la Sabotino – pensiamo solo ad andare avanti, pensiamo solo alle partite che ci restano”.
Intanto l’ex presidente dello Sporting Locri chiederà alla Procura una tutela dalle minacce. “Il signor Armeni è molto spaventato. Io nei prossimi giorni andrò in Procura e chiederò al magistrato una tutela per questa situazione che si è creata”, ha dichiarato domenica la legale di Armeni, Sabrina Rondinelli.
Rondinelli ha aggiunto di “non escludere alcuna pista, compresa quella di un collegamento con la ‘ndrangheta. L’unica ipotesi che non é da prendere in considerazione é quella passionale che riguarda personalmente Armeni. E questo perché non è minacciato solo Armeni come presidente e come persona, ma tutta la compagine societaria. Credo, comunque, che, per come si stanno conducendo le indagini, la soluzione di questo caso non sia cosi lontana”.