L’Onu (in ritardo) prende provvedimenti per chi fa affari con i terroristi

“Congelamento dei beni, divieto di viaggio ed embargo sulle armi” contro chi fa affari con lo Stato Islamico. Lo ha deliberato all’unanimità il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, approvando la risoluzione contenuta in un documento di 28 pagine. Il documento, elaborato congiuntamente da Usa e Russia e co-sponsorizzato anche dall’Italia, punta a colpire le finanze del “Califfato”.
Come ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, infatti, “i terroristi continuano a diversificare le loro fonti di sostentamento, al punto che il gruppo oggi ha costruito un impero multimilionario”. La risoluzione invita i Paesi membri a riferire quali misure stanno adottando per impedire alle organizzazioni terroristiche di accumulare denaro. L’intento è evitare che i gruppi possano usare le banche internazionali. Rafforzati gli sforzi di monitoraggio da parte dell’Onu. Il testo è sotto l’ombrello del Capitolo 7 della Carta Onu, quello che prevede in ultima ratio l’uso della forza, ed è definito dai diplomatici del Palazzo di Vetro una importante forma di cooperazione tra Stati Uniti e Russia che potrebbe rappresentare il primo passo per una maggiore collaborazione anche sulla crisi siriana. “Ogni individuo, gruppo, impresa o entità che fornisce sostegno all’Isis o ad al Qaida – si legge nella risoluzione – è soggetto alle misure restrittive imposte dalle Nazioni Unite, tra cui il congelamento dei beni, il divieto di viaggio e l’embargo sulle armi”. Il documento rafforza le sanzioni in vigore da oltre una decina di anni che spesso sono state calpestate e amplia le misure, già disposte per al Qaida, allo Stato Islamico esprimendo “crescente preoccupazione” proprio per la mancata attuazione di alcune di queste misure.

Gli Stati membri, inoltre, vengono esortati a condividere le proprie informazioni sui gruppi estremisti e viene chiesto loro una relazione entro 120 giorni sulle misure adottate, mentre Ban Ki-moon dovrà fornire un rapporto strategico iniziale entro 45 giorni e aggiornamenti ogni quattro mesi. Secondo il segretario Usa al Tesoro, Jacob Lew, che ha presieduto la riunione al Consiglio di Sicurezza, “tagliare il flusso di finanziamento all’Isis impedisce ai jihadisti di avere il denaro necessario per organizzare attacchi”. “L’impatto è reale e rende più difficile ai terroristi muovere e ottenere fondi”, ha continuato Lew. Questo nonostante la maggior parte dei finanziamenti del Califfato provenga da fonti interne difficili da distruggere, come le entrate derivanti da gas e petrolio, o i sequestri di persona a scopo di estorsione. “Per avere successo – ha concluso Lew – dobbiamo aumentare i nostri sforzi”.

Redazione Papaboys (Fonte www.rainews.it)

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