L’Onu vara un piano di pace per la Siria

Per cercare di risolvere il dramma della Siria, martoriata dal conflitto civile nel quale si è inserito anche il sedicente Stato Islamico, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato un nuovo piano di pace. Si tratta di un programma articolato in 16 punti che va verso la transizione politica. Tutto partirà a settembre, con la formazione di quattro gruppi di lavoro che si occuperanno di sicurezza, lotta al terrorismo, e ricostruzione. Giancarlo La Vella della Radio Vaticana ne ha parlato con Massimo Campanini

, docente di Studi islamici all’Università di Trento:

R. – In primo luogo, bisogna che le fazioni siano effettivamente disposte a superare le loro rivalità interne per acquisire un fronte comune, cosa che ai tempi delle prime lotte anti Assad non era successa. Il secondo punto è che le decisioni devono essere pragmatiche, nel senso che non bisogna mettere in campo ideologie, ma invece guardare alla realtà per quella che è. Quindi, da questo punto di vista, ci deve essere una concretezza assoluta, che non deve partire, per esempio, dal presupposto che il presidente Assad debba andarsene o cose di questo genere.

D. – Quale potrà essere, nel futuro della Siria, il ruolo dell’attuale presidente Assad?

R. – È chiaro che il potere di Assad deve essere ridimensionato. Tuttavia io credo che, pragmaticamente, un ruolo anche potenzialmente solo formale – non sostanziale – bisognerebbe in qualche modo riconoscerglielo. Anche perché – certo – Assad era un dittatore, però sia lui che suo padre sono stati in fondo degli elementi di stabilizzazione del quadro mediorientale. Quindi anche il fatto di trovargli un ruolo formale – ad esempio, presidente della Repubblica di una Siria rinnovata, in cui ci sia un governo di unità nazionale – potrebbe servire da garanzia, rendendosi conto che Assad non può venire cancellato con un tratto di penna.

D. – Il piano, di fatto, prende genericamente in considerazione il fenomeno Stato Islamico…

R. – Lo Stato Islamico rimane un oggetto veramente sconosciuto, ma direi qualcosa di più di un oggetto sconosciuto: rimane un oggetto problematico. Da dove viene, chi lo arma e cosa vuole? Questi sono tre quesiti che non sono stati ancora risolti. Cioè, se l’Is è veramente pericoloso, e se è davvero un’entità che dobbiamo temere, è chiaro che una presa di posizione morbida potrebbe essere ininfluente e non avere alcun effetto. 

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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