Lorenzo Pietrini aveva a disposizione solo una corda di quel violino, ma lui ha provato a farlo “suonare” lo stesso. I medici gli avevano detto che aveva solo l’1% di possibilità di farcela e tornare a muoversi, lui che, ora sottotenente di vascello della Marina Militare in forza al 41esimo Stormo di Sigonella, tre anni fa era rimasto paralizzato dal collo in giù dopo un incidente in piscina mentre si trovava in Florida per gli addestramenti che gli avrebbero consentito di realizzare il suo sogno: diventare un pilota, come aveva promesso al nonno a cui tanto sarebbe piaciuto volare con lui.
«La mia formazione in accademia mi ha insegnato a non arrendermi mai, e io di fatto ero deciso a vincere la battaglia più dura della mia vita».
Tanta forza di volontà e tanta voglia di lottare per riprendere in mano la propria vita. Sin da subito la speranza non gli è mai mancata, avrebbe potuto scegliere l’intervento più semplice, quello in cui gli avrebbero saldato due vertebre e sarebbe stato dimesso dopo due mesi, ma non sarebbe tornato ad una vita completamente normale; lui, caparbio com’è, ha invece scelto di rischiare quell’1% di possibilità e sottoporsi ad un delicatissimo intervento consistente nel posizionamento di un busto toracico che gli avrebbe tenuto insieme la testa con le spalle con delle viti conficcate nel capo.
E poi lunghi mesi di riabilitazione, difficilissimi: «Non potevo nemmeno stare sdraiato sul letto, dovevo dormire in una sedia coi cuscini. Non potevo fare la doccia, ho perso dodici chili perché non avevo fame. Anche a livello mentale è stata tosta. E dopo tutto non sapevo nemmeno con certezza come sarebbe stata dopo». In questi mesi a dargli coraggio e sostegno non sono mai mancati i genitori, la sorella e soprattutto gli è stato vicino Ane, la fidanzata olandese che, tra l’altro, essendo un medico traumatologico, non avrà esitato a dargli qualche consiglio pratico in più.
Dopo la riabilitazione Lorenzo ha lavorato come ufficiale di sottordine all’Accademia della Marina per gli allievi, poi, lo scorso anno, ha potuto vivere un’esperienza fondamentale durante l’operazione Mare Nostrum in cui ha incontrato altre persone che come lui, in un modo diverso, hanno rischiato o hanno perso la propria vita.
Adesso, a 28 anni, dopo aver finalmente terminato la formazione e preso il brevetto, il 21 gennaio è approdato a Sigonella dove si è finalmente avverato il suo sogno: il suo Atlantic lo porta in alto e da lì è impiegato anche per la ricerca e il soccorso in mare, per aiutare anche altri a far suonare le corde del loro violino e volare in alto.
Fonte. Cogito et Volo
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