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Lotta alle Mafie: Roberti (Procuratore Antimafia), ‘lo slancio del Papa’

papa-francesco-contro-le-mafieCAMPANIA – NAPOLI – Nella lotta alle mafie “fino a qualche tempo fa il ruolo della Chiesa ufficiale è stato carente, non l’impegno di singoli sacerdoti che a volte hanno dato anche la vita”. Lo sostiene in un’intervista al Sir il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. “Con gli omicidi di don Pino Puglisi nel 1993 e di don Giuseppe Diana nel 1994, due autentici martiri, c’è stata una presa di coscienza – prosegue -. Nel 2009 la Cei ha approvato un documento molto forte ‘Per un Paese solidale – Chiesa italiana e mezzogiorno’ dove le associazioni mafiose sono bollate come strutture di peccato. Adesso c’è un rinnovato slancio con Papa Francesco. La mafia è anche un fenomeno culturale sul quale l’insegnamento morale della Chiesa può intervenire molto efficacemente”. A volte, sottolinea il procuratore antimafia, “i mafiosi si atteggiano a buoni credenti e praticanti e questo trae in inganno. Il mafioso si mostra devoto per scopi strumentali. In ogni caso è un criminale che deve essere condannato alla giusta pena ed espiarla. Può anche avere il perdono della Chiesa e delle sue vittime. Però ci deve essere un percorso di conversione da verificare”. Per Roberti, “quello che serve nel rapporto tra la Chiesa e le mafie è un recupero dei valori umani. I mafiosi ne sono la negazione”.

A proposito della crisi, il procuratore antimafia osserva: “Lo sviluppo corretto, trasparente e duraturo è un antidoto al potere mafioso che approfitta della crisi economica per riciclare nelle imprese in difficoltà. Se l’economia è risanata, allora è anche più impermeabile alle infiltrazioni dei capitali mafiosi. Un processo civile efficace incoraggia gli investitori e aumenta la fiducia nei mercati”. Lo sguardo si allarga all’Europa: si parla di una procura europea per reati transnazionali. “Il procuratore europeo è previsto dal Trattato di Lisbona del 2007 sul funzionamento dell’Unione Europea, un obiettivo per perseguire i reati transnazionali che ledono gli interessi finanziari dei Paesi dell’Unione. Presuppone una serie di adattamenti ordinamentali processuali di grande rilievo. Senza un’efficace cooperazione non si va da nessuna parte perché il crimine valica i confini”. Infine, il problema delle ludopatie: “Il gioco d’azzardo legale dà dipendenza e porta i giocatori a indebitarsi, a rivolgersi agli usurai. Si potrebbe intervenire meglio sull’evasione fiscale ed evitare di pubblicizzare il gioco per aiutare lo Stato. L’evasione fiscale è il fenomeno in assoluto più grave di sottrazione di masse finanziarie. Non solo i 150 miliardi di cui si parla, credo siano molti di più. Se lo Stato potesse recuperare solo un terzo di quei soldi, avrebbe risolto tutti i suoi problemi”. Fonte: Agensir

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