Meno vittime, più fondi e più opere di bonifica: sono le tendenze rilevate in un rapporto che fa il punto sulla lotta contro le mine anti-persona a 16 anni dalla firma del Trattato di Ottawa per la messa al bando di questo tipo di ordigni. Secondo il Landmine Monitor 2013, diffuso a Ginevra dalla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, tra il 2011 e il 2012 il numero di persone uccise o ferite dall’esplosione di questo tipo di ordigni o da frammenti di bombe a grappolo è diminuito da 4.474 a 3.628.
Si tratta – riporta l’agenzia Misna – del livello più basso dall’inizio delle rilevazioni 14 anni fa. Le note positive riguardano anche le estensioni di territorio bonificato. Tra il 2011 e il 2012 si è passati da 190 a 281 chilometri quadrati. Anche in questo caso un record, che grazie a stanziamenti complessivi per 681 milioni di dollari ha permesso di distruggere ben 240.000 ordigni. Secondo i responsabili della Campagna, “in conseguenza dell’approvazione del Trattato di Ottawa l’uso delle mine anti-persona si è ridotto in modo evidente ma non è ancora cessato”.
Particolarmente critica la situazione nello Yemen, dove tra il 2011 e il 2012 il numero di vittime degli ordigni è aumentato da 19 a 263. Tra lo scorso anno e l’inizio del 2013, del resto, mine sono esplose in Myanmar, Siria, Afghanistan, Colombia, Pakistan, Thailandia e Tunisia. Al Trattato di Ottawa hanno aderito 160 Paesi, ma non potenze mondiali o regionali come Stati Uniti, Russia, Cina, India e Pakistan. Il Landmine Monitor 2013 è stato diffuso prima dell’inizio, lunedì a Ginevra, della tredicesima riunione degli Stati firmatari dell’accordo.