Il termine misericordia è l’incontro di due parole: miseria e cuore. Nella miseria confluisce la nostra condizione umana. Nel cuore è visibile il riferimento a chi si china sull’uomo debole e fragile. Il cammino dell’umanità nella Bibbia è l’incontro tra la miseria dell’uomo e il cuore di Dio. Tra gli evangelisti è Luca a cogliere in Gesù il tratto della misericordia. Il suo Vangelo è presentato come “La proclamazione dell’anno di grazia del Signore” (Lc 4,19), quasi come un “giubileo”.
I suoi destinitari sono gli esclusi e i rifiutati: i pastori, i peccatori, i malati, i bambini, le donne, gli esattori delle tasse, i lebbrosi, le vedove, gli orfani, gli stranieri.
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A tutti costoro Gesù rivela la vivinanza del cuore di Dio, che la Bibbia chiama “colui che ha compassione” (in ebraico rachùm, “il Misericordioso”), evocando un termine che la lingua ebraica riserva al “grembo materno” (rèchem), che rende anche “materno” il cuore di Dio.
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Nel Vangelo secondo Luca misericordia e compassione guidano l’agire di Gesù (“il Signore fu preso da grande compassione”: 7,13), del buon Samaritano (“vide e ne ebbe compaasione”: 10,33), del padre e del figliol prodigo (“ebbe compassione, gli corse incontro…lo baciò”: 15,20).
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Modello di questo agire è Dio stesso, che si rivela come Padre e che Gesù esorta tutti noi a imitare: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”(6,36).
di Primo Gironi