Introdurre obbligatoriamente nelle scuole, fin dalle elementari, l’educazione sessuale ma anche fornire «informazioni oggettive» sugli orientamenti omosessuali e la cosiddetta «identità di genere» (si è uomo o donna non per nascita e biologia ma per «scelta»).
Il giorno dopo il rapporto sui diritti umani nell’Ue che esorta gli Stati membri dell’Unione che ancora non l’abbiano fatto a introdurre le unioni omosessuali, ieri al Parlamento Europeo ha votato a Strasburgo (408 sì, 236 no e 40 astensioni) è stata la volta di un altro documento: anche questo, precisiamo, senza alcun valore legale cogente.
E ancora una volta con il solito metodo: introdurre elementi schiettamente ideologici e tutt’altro che condivisi in un testo che invece altrimenti è ineccepibile e condivisibile. Parliamo della «Risoluzione sull’emancipazione delle ragazze attraverso l’istruzione nell’Ue» preparata dalla socialista portoghese Liliana Rodrigues. Il Ppe aveva richiesto un voto ad hoc per eliminare il riferimento ai corsi di educazione sessuale alle elementari, ma la richiesta è stata respinta. A favore della risoluzione la delegazione del Pd, ad eccezioni di Patrizia Toia, Silvia Costa, Luigi Morgano e Damiano Zoffoli – contrari – e Nicola Danti, astenuto.
Il testo sottolinea l’importanza – incontestabile – di eliminare le troppe barriere che ancora si trovano ad affrontare le donne, come le troppe sperequazioni a cominciare dall’istruzione, la formazione, il mondo del lavoro. Solo che, giocando sulla parola “genere” (ricordiamo che in inglese “gender” vuol dire semplicemente sesso inteso come maschio o femmina), i soliti gruppi di pressioni hanno infilato elementi che non c’entrano affatto con la questione della parità uomo-donna. Così il testo «invita la Commissione a combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere nelle strutture educative» («identità di genere» è la parola chiave dell’ideologia in questione). Inoltre si «esorta la Commissione a sostenere l’inserimento di informazioni obiettive sulle questioni relative alle persone LGBTI (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali n.d.r. ) nei programmi scolastici».
Nel documento, inoltre, si «incoraggiano gli Stati membri a considerare la possibilità di rendere obbligatoria l’educazione sessuale e relazionale globale nei programmi di studi per tutti gli alunni nelle scuole primarie e secondarie».
Si tratta, oltretutto, di questioni che da trattato Ue sono di esclusiva competenza degli Stati nazionali, al contrario invece del rispetto dei diritti umani fondamentali su cui vigila anche la Commissione Europea.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it/Giovanni Maria Del Re )
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