Un desiderio, quello di un funerale privato perché «Non voglio disturbare». Lo scrive di suo pugno il grande Ennio Morricone, compositore e direttore d’orchestra, nel suo necrologio scritto giorni fa. A leggerlo, oggi, il suo avvocato Giorgio Assumma, davanti alle porte del Campus Biomedico di Roma dove era stato ricoverato un mese fa. È morto l’altra notte, alle 2,20, in seguito a complicazioni post operatorie, il maestro premio Oscar, all’età di 91 anni. La camera ardente, al secondo livello sotterraneo del policlinico, resta blindata, sorvegliata a vista da personale dell’ospedale e polizia. La famiglia ha scelto di affrontare un lutto in forma privata. La stampa è assiepata alle porte del Campus Biomedico. L’avvovato esce e legge il saluto.
Nato a Roma nel 1928, ha studiato al Conservatorio “Santa Cecilia” e ha scritto le musiche per più di 500 film e serie TV. Le sue musiche sono state usate per più di 60 film, ma la fama mondiale è arrivata in particolare con i film western all’italiana. Sue le colonne sonore di “Una pistola per Ringo”, “La resa dei conti”, “Il mio nome è Nessuno”, ma anche di altri celebri film del cinema di Hollywood come “Mission” e “The Untouchables – Gli intoccabili”.
Ha vinto l’Oscar per la carriera nel 2007 grazie alla colonna sonora del film western politico di Quentin Tarantino The Hateful Eight. Un premio che lui stesso ha voluto dedicare alla moglie Maria con la quale è sposato dal 1956. Una figura centrale nella vita di Morricone, da cui il compositore ha tratto ispirazione per realizzare alcune delle più celebri colonne sonore.
Sulla fede, in senso stretto, Morricone ha sempre avuto un’idea molto chiara: «Come credente, questa fede è probabilmente sempre presente, ma è lì perché sia riconosciuta dagli altri, dai musicologi e da coloro che non solo analizzano i brani musicali, ma comprendono la mia natura, la sacralità e il misticismo», ha osservato. Detto questo, sostiene che Dio lo aiuti sempre a «scrivere una buona composizione, ma questa è un’altra storia» Più volte ha affermato di avere dentro di sé una «spiritualità che è sempre presente nel mio lavoro».
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