È Dio l’artefice e il sostenitore della nostra vocazione, è Lui che crede in noi prima ancora di noi stessi. La vocazione non è frutto del nostro convincimento ma di una scommessa di Dio. È bello fare esperienza di un Dio che poggia la mano sulla nostra bocca: un Dio compagno, amico e confidente. Non ci lascia soli in preda alle nostre strategie o ai nostri programmi futuri, non ci lascia nel caos e nemmeno ci fa mancare la creatività e la gioia per cogliere in ogni momento della storia il momento favorevole per renderLo vivo. Il discepolo non ha altra ragione d’esistere se non quella di testimoniare il Maestro: con la gioia, con le parole, con i gesti, con le scelte e soprattutto con l’amore. Se la vocazione è l’esperienza dell’amore ricevuto allora la missione è l’amore regalato a che non ce l’ha. di Roberto Oliva
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"Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più" (Mc 9,25). Gesù parla (nel…