Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». Giovanni 6,22-29
Di tanti segni di cui ho bisogno.
Di tanti segni che cerco.
Uno è il più importante.
È un sigillo.
E lo hai tu.
E sei tu.
Riempi la mia vita per favore.
E sigillala.
Le opere di Dio non sono grandiose.
Non le trovo.
Perché sono dentro di me.
È quel non poter fare a meno di te.
Di cercarti.
Di guardarti.
Di crederti.
L’opera di Dio è questo amore che provo per te.
Ho sempre fame.
Saziami tu, per favore.
Controllo quante barche ci sono.
Controllo quante sono partite.
Controllo quanti sono andati.
E quanti sono arrivati.
Ti cerco.
Voglio sapere dove sei.
Da quanto tempo.
Controllo.
Controllo.
E non ho mai pace.
Mai sazia.
Che cosa devo fare?
Voglio l’amore.
Voglio la pace.
Voglio te.
Ora ti guardo.
E so cosa fare.
Solo te.
Crederti sempre.
Di Don Mauro Leonardi