In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più». Giovanni 8,1-11
Messa in mezzo.
Con la mia vita in bocca a tutti.
Negli occhi di tutti.
Sono io.
E lì, in mezzo, dove tutti vedevano solo un peccato secondo la legge.
Tu hai visto me.
Donne come me valgono poco secondo la legge.
Valgono i sassi che hai nelle mani.
Donne come me valgono molto secondo te.
Tutto il tuo sguardo.
Tutta la tua giustizia.
Che meraviglia la tua giustizia con le mani vuote e il cuore pieno.
Usare una donna come capo di accusa.
Usare una donna e la sua vergogna, come tranello.
Usare una donne e la tua legge come un’arma.
Il tuo silenzio.
La loro insistenza.
Le loro bocche e le loro mani armate.
Svuotate dalla tua bocca.
Ora siamo soli.
Sono viva.
La mia vita.
Svuotata dalla tua bocca.
Che belle le tue parole che fanno cadere i sassi, i peccati.
Finchè non sei arrivato tu.
Ero sola.
A terra.
Poi sei arrivato.
Poi ti sei piegato anche tu.
Ho seguito il tuo dito sulla terra.
Eravamo io e te.
Soli.
A terra.
Ho seguito il tuo dito.
E non ho avuto più paura.
Di Don Mauro Leonardi