Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Gv 4,43-54
A che ora mi hai guarito Gesù? Non me lo dire.
La tua gioia sono io, non le cose mie.
Gesù mio che mi accogli con gioia, subito, solo perché mi hai visto.
Solo perché sono venuta, solo perché sono io e sto lì, da te.
Non vuoi sapere che ho fatto (eppure lo sai quello che ho fatto).
Nemmeno quello che ho fatto di bene vuoi sapere (lo hai visto).
Tu non guardi che me, la tua gioia sono io.
Non quello che faccio, non quello che ti faccio.
Tu vuoi solo i miei sguardi, sguardi su di te.
Anche tu vuoi essere amato per quello che sei.
Non per quello che fai.
Sei come me.
Vuoi me, non le cose mie.
Di Don Mauro Leonardi