In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato». Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. Lc 13,10-17.
Che cosa è mai la legge senza amore?
È vergogna.
Che cosa fa mai la legge senza amore?
Fa che un bue e un asino possano bere e una donna non possa guarire.
Fate bene a vergognarvi.
Ma io esulto, perché diciotto anni sono tanti.
Con Satana anche un secondo è troppo.
Senza di te anche un secondo è troppo.
Fate bene a vergognarvi.
Gesù mio grazie.
Grazie che mi ami.
Lo sai.
Ti amo.
E il resto lo sai.
Solo tu puoi sciogliere la mia vita.
E legarla per sempre alla tua.
Solo tu puoi liberare la mia vita.
E ridarmela. Ridarmela anche in giorno di sabato.
Perché tutto è tuo.
Perché sempre è il tuo tempo.
E io sono tua.
Sempre.
Le tue mani finiscono le tue frasi.
Parli con parole che accarezzano.
Perché il corpo si salva con il corpo.
Si guarisce con il corpo.
Si ama con il corpo.
Perché il tuo cuore posso vederlo solo nelle tue carezze.
Non posso baciarlo ma posso baciare le tue mani.
Posso baciare te.
Tu mi ami.
Lo so.
Non perché me lo dici quando me lo dici.
E nemmeno perché sei l’amore.
Tu mi ami.
Lo so.
Perché per stare con me.
Non ti importa che il giorno non è quello giusto.
Non ti importa che io sia prigioniera, inferma, storta, nel corpo, nell’anima, nella vita.
Da tanto tempo.
Non ti spaventa quello che di me spaventa.
Non ti spaventa quello che di me spaventa anche me.
Non ti spaventa da quanto tempo, troppo, troppo, io non alzi il viso, non alzi lo sguardo.
Basta la tua mano.
Basta una tua carezza.
Basta un tuo abbraccio.
A rialzare la mia vita.
A riportarmi davanti al tuo sguardo.
Sotto la tua mano.
A riprendere fiato.
A riprendere anima.
A riprendere cuore.
A sentire nuovamente la vita.
Di Don Mauro Leonardi