L’uomo diventa se stesso quando si scopre profeta: destinatario di un amore e chiamato ad una missione pensata a posta per lui. La vita di ognuno di noi è stata voluta per un motivo ben preciso, per una missione che solo io posso svolgere e nessun altro. Dio aspetta me: ha bisogno delle mia mani, dei miei piedi, della mia intelligenza, ma soprattutto del mio cuore. Che gioia quelle mamme che non si stancano di perdonare i figli ribelli oppure quei figli che accudiscono i genitori ormai anziani, che consolazione conoscere preti o suore che lavorano notte e giorno gratuitamente oppure la schiera invisibile dei volontari che sostituiscono troppo spesso lo Stato e la negligenza dei più? Ognuno di noi dunque diventa felice quando si scopre profeta. Lo studio, il lavoro, la fatica, le incomprensioni, i fallimenti, le malattie, la noia, i traguardi acquistano valore se scopriamo che la nostra vita è fatta per qualcuno, se accettiamo di avere un compito nel mondo, se crediamo che l’amore che metterò nella mia missione possa cambiare il mondo rispetto a come l’ho trovato, almeno di poco! La vocazione allora è missione, intesa però non come un mestiere da imparare o un atto eroico da compiere, ma come una vita da vivere a pieno. Ricordiamocelo più spesso soprattutto quando vivacchiamo e non viviamo davvero: la mia vita è missione. Io sono missione. di Roberto Oliva