1. Il Forum delle associazioni familiari gia’ dalla Conferenza nazionale sulla Famiglia di Milano (novembre 2010) ha lanciato nel dibattito pubblico un innovativo modello di equita’ fiscale, il FattoreFamiglia. Gli obiettivi del FattoreFamiglia sono molteplici:
– dare risorse a chi ne ha bisogno (le famiglie), risorse che rientrerebbero subito nel circolo economico, rilanciando i consumi;
– perseguire un obiettivo di equita’ fiscale, in base, finalmente, alla reale capacita’ contributiva (Art. 53 Costituzione);
– proteggere le famiglie con figli – soprattutto quelle numerose – dalla poverta’ indotta dai carichi familiari;
– aumentare i posti di lavoro, per effetto del rilancio dei consumi, e quindi aumentare l’occupazione, anche giovanile;
– consentire un aumento dell’introito Iva senza aumentarne l’aliquota (attraverso l’aumento dei consumi, ricordiamo che nonostante l’aumento di 1 punto percentuale di Iva, il gettito complessivo nel 2012 e’ stato inferiore di 3,5% miliardi di euro rispetto all’anno precedente, per effetto del crollo dei consumi).
2. Il FattoreFamiglia prevede che il livello di reddito non tassabile (soglia di poverta’ relativa calcolata annualmente dall’ISTAT) venga moltiplicato per un fattore proporzionale al carico familiare: coniuge e figli a carico piu’ situazioni che influiscono sull’economia familiare (ad es. disabilita’, non autosufficienza, monogenitorialita’, vedovanza, ecc). Il risultato che si ottiene costituisce una NO TAX AREA FAMILIARE del reddito, all’interno della quale l’aliquota da applicare per le imposte e’ pari a zero.
Nel perdurare della crisi economica internazionale e nell’attuale ristrettezza di risorse disponibili, e’ possibile ipotizzare un programma di medio termine che consentira’ di introdurre gradualmente una vera riforma fiscale, ormai urgente e indifferibile, che tenga anche conto della necessita’ di combattere la denatalita’ rilanciando la famiglia quale soggetto sociale.
Il recente aumento delle detrazioni per i figli a carico dimostra l’attualita’ e la fattibilita’ del FattoreFamiglia. Tale misura non e’ certo sufficiente a ristabilire l’equita’, e’ tuttavia un esempio di volonta’ politica che si auspica possa ripetersi piu’ spesso soprattutto perche’ si tratta di un investimento per il rilancio e la crescita del Paese. Ulteriori interventi di equita’ per la famiglia possono quindi essere inseriti in un piano pluriennale di realizzazione graduale del FattoreFamiglia, che permetterebbe di valutarne gli effetti in itinere e correggerne la portata.
3. Ovviamente il FattoreFamiglia ha un costo: introdotto integralmente porterebbe a regime un aggravio di spesa per lo Stato di circa 16 miliardi di euro. Va detto che in tale somma sono incluse anche le risorse a sostegno dei cosiddetti incapienti, quelle persone cioe’ che oggi non riescono a beneficiare delle detrazioni fiscali cui avrebbero diritto perche’ con “tassazione negativa”: oggi gli incapienti contribuiscono di fatto a “finanziare” il deficit del bilancio pubblico. Le risorse necessarie potrebbero essere programmate con interventi di 2-3 miliardi all’anno per arrivare, entro il 2020, a regime; possono essere reperite dove ci sono, dove “pesano meno”, dove non creano recessione: ad esempio, lotta all’evasione fiscale, aumento IRPEF per le fasce di reddito alte, revisione della spesa pubblica, tassazione delle attivita’ finanziarie, riduzione del cuneo fiscale. In tal modo, all’effetto dell’introduzione di maggiore equita’ fiscale si aggiungera’ quello dell’aumento dei consumi. Se si intendesse realmente introdurre il FattoreFamiglia, il progressivo avvicinamento al risultato finale puo’ prevedere un investimento annuo di 2 miliardi distribuiti secondo la scala prevista dal Fattore Famiglia.
4. Per quanto riguarda i benefici del FattoreFamiglia, va sottolineato come la cifra di 14-16 miliardi di euro rimarrebbe nella disponibilita’ delle famiglie, soprattutto quelle famiglie con figli a carico, e verrebbe quasi per intero riversata sul mercato dei consumi, con benefici innegabili per l’intera economia nazionale. Studi autorevoli dimostrano che almeno meta’ dei mancati introiti rientrerebbero comunque nelle casse dello stato in altre forme. A mero titolo esemplificativo, gli effetti sarebbero i seguenti: crescita dei consumi per 12,7 miliardi di euro, recupero IVA per 2,5 miliardi, maggiori introiti fiscali per 3,8 miliardi di euro. Inoltre, si creerebbero 200 mila nuovi posti di lavoro e 1 milione di famiglie salirebbe sopra la soglia di poverta’.
Alla luce di tali evidenze e’ necessario che le Istituzioni e la politica decidano di agire secondo buon senso per il bene dei cittadini, senza rinviare ulteriormente l’introduzione di una riforma fiscale complessiva, a misura di famiglia e soprattutto equa, come prescritto dalla Costituzione.
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