Un bellissimo approfondimento di avvenire.it sulla fake delle tasse non pagate dal Vaticano
SCOPPIA IL CASO – Papa Francesco, domenica all’Angelus, ha detto: «Le tasse vanno pagate» e subito sui social è riesplosa la tiritera sul Vaticano che non lo farebbe.
Si tratta, è bene ribadirlo, di una assoluta fake new, come Avvenire ha documento più volte dati alla mano. Ma come tutte le fake news anche questa è dura a morire e perciò non è inopportuno tornare a ripetere come in realtà stanno le cose.
Innanzitutto bisogna ricordare che la Città del Vaticano è uno Stato sovrano a tutti gli effetti, con le sue leggi e civili e penali e le sue sostanze.
Possiede tra l’altro inoltre alcuni immobili (da non confondere con quelli che godono della extraterritorialità anche se si trovano in territorio italiano) adibiti a uso commerciale o abitativo privato, per i quali – come qualsiasi altro immobile in Italia (esclusa la prima casa e le altre eccezioni stabilite dalla legge) – si paga l’Imu o fino a qualche anno fa l’Ici.
Cosa che si verifica regolarmente per tale categoria di beni nei confronti dei Comuni di Roma e di Castel Gandolfo (cioè gli enti locali sul cui territorio gli immobili in questione si trovano).
Secondo i dati diffusi dall’Apsa (l’ente della Santa Sede che materialmente li gestisce) nell’anno 2018 ilVaticano ha pagato 9,2 milioni di euro di Imu.
Il 5 novembre 2019 il presidente dell’Apsa, il vescovo Nunzio Galantino, sottolineava:
«L’Imu poi viene pagata anche da Propaganda Fide (un altro dicastero della Curia Romana, ndr), la Conferenza episcopale italiana (che non fa parte del Vaticano, anche spesso si tende a confondere i due piani, ndr) e ilVicariato di Roma. Sfido chiunque, anche il Comune di Roma, ad andare nell’ufficio amministrativo a verificare. Lì troveranno le carte e troveranno anche l’ultima carta quella di gennaio-luglio che ammonta al pagamento di 4,4 milioni di euro».
Una parte della leggenda nera nasce infine dalla sentenza del 2018 della Corte di Giustizia dell’UE, secondo cui la Commissione europea sbagliò a suo tempo a non chiedere all’Italia il recupero dell’allora Ici non versata da enti non profit, inclusi gli enti ecclesiastici. Secondo calcoli di un esponente politico dei 5stelle, non suffragati da elementi di prova, questa somma ammonterebbe a 5 miliardi. Si tratta di una stima doppiamente sbagliata: in sé perché studi ben più attendibili di organi dello Stato parlano di 100 milioni all’anno per sei anni; e perché attribuisce alla Chiesa tout court l’intero ‘debito’ del mondo non profit che è ben più ampio di quello cattolico.
Tra l’altro autorevoli esponenti ecclesiastici (tra i quali lo stesso Galantino e i vertici della Cei) si sono pronunciati più volte per la disponibilità a pagare quanto eventualmente dovuto per quegli anni. Ma la verità è che lo Stato italiano – e anche qui ci sono pubbliche dichiarazioni – non è in grado di stabilire chi debba farlo e per quali importi.
Articolo di Mimmo Muolo
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