Una mia cara amica sostiene che nel paradiso non ci riconosceremo, ma saremo una sorta di tutt’uno con Dio, provando un’immensa gioia. Sarà vero?
(Fonte amicidomenicani.it – Padre Angelo)
Caro padre Angelo,
La domanda di mio interesse è questa:
Quando saremo nel regno dei cieli, riconosceremo i nostri cari? Oppure dimenticheremo ogni rapporto umano avuto sulla terra (figli, marito/moglie, genitori, fratelli amici ecc…)?
Le faccio questa domanda perché confrontandomi con una mia cara amica, lei sosteneva che nel paradiso non ci riconosceremo, ma saremo una sorta di tutt’uno con Dio, provando un’immensa gioia.
Ecco, sull’immensa gioia e sul fatto di essere un tutt’uno con Dio e di glorificarlo e amarlo per l’eternità, è meraviglioso! Ma il pensare che non avrò memoria dei miei figli, di mio marito, e dei miei affetti, beh, è una cosa che la mia comprensione umana elabora con tristezza.
Una mia amica ha perso il figlio di 12 anni e per lei che spera un indomani di poterlo riabbracciare, pensare che giungendo in paradiso nemmeno lo riconoscerà, sarebbe come perderlo una seconda volta e uccidere quella speranza, anche se sicuramente quello che Dio ci farà provare sarà così grande e meraviglioso che non avremmo bisogno di altro.
Quindi leggendo la risposta che lei dava ad una domanda simile alla mia, ho trovato molto sollievo, perché lei, padre, diceva che non solo ci saremmo riconosciuti, ma che Dio avrebbe reso ancora più perfetti questi rapporti, e che continueremo a sentire gli affetti provati in vita in maniera più alta e più bella.
E fin qui mi è tutto chiaro, di conseguenza ho parlato con la mia cara amica e le ho detto ciò che avevo appreso e lei mi ha chiesto quale fosse la fonte.
Quindi padre le rigiro la domanda:
Da quali fonti lei prende questa consapevolezza?
Sono sue teorie, oppure le ha apprese in visioni di Santi/mistici, o altro?
Grazie mille per la sua risposta padre.
Dio la benedica.
Carissima,
1. la Comunione dei Santi non è una mia teoria né l’ho appresa da rivelazioni di mistici o di Santi, ma da quanto ha detto Dio. Dalla Sacra Scrittura noi apprendiamo che la vita del Paradiso è vita di comunione con Dio e di comunione dei Santi.
San Paolo dice infatti che “la carità (che è quanto dire la Comunione con Dio e con il prossimo) non avrà mai fine” (1 Cor 13,8).
Pertanto la comunione che inizia di qua, se è una comunione nel Signore, durerà eternamente. Sarebbe molto strano se dopo aver vissuto in comunione con la Madonna, con gli Angeli e i Santi in questa vita, tutto questo venisse meno all’entrare in Paradiso.
Mancherebbe qualche cosa alla nostra beatitudine.
2. Se il Signore vuole che nella vita presente si viva in comunione tra noi, perché la vita del Paradiso – che è il compimento di quanto abbiamo cominciato a vivere di qua – non dovrebbe essere di comunione?
Nella prima comunità cristiana “tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune” (At 2,44).
In Paradiso tale comunione diventerà perfetta, indissolubile ed eterna.
Anzi, ognuno gioirà per la gioia dell’altro, si compiacerà per la sua vittoria, per il bene che ha compiuto in terra, per le vittorie riportate nelle tentazioni, per il successo finale.
3. Nel Simbolo apostolico (la forma del credo un po’ più breve che si recita di solito in quaresima e nel periodo pasquale) si dice: “Credo la comunione dei Santi, la vita eterna. Amen”.
Già con il Battesimo siamo diventati “concittadini dei Santi” (Ef 2,19).
Di là tale comunione sarà piena.
4. A questa comunione fa esplicito riferimento il Signore quando lodando la fede del Centurione disse: “Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti” (Mt 11,10-12).
Dunque il Paradiso è anche sedere a mensa, e cioè condivisione perfetta, con Abramo, Isacco e Giacobbe, con i nostri Santi, con i nostri cari.
5. Il Paradiso è simultaneamente comunione con il Signore e con i suoi amici, che sono i santi, i salvati: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele” (Lc 22,28-30).
6. E ancora: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,3).
E: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa.
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv 17,20-23).
7. Quando San Paolo parla della fine del mondo dice che andremo in alto incontro al Signore e “così per sempre saremo con il Signore” (1 Ts 4,17)
Certo la beatitudine del Paradiso è stare col Signore.
Ma come il Signore ha voluto che ci aiutassimo a vicenda a stare con Lui vivendo nella carità così vuole che il Paradiso lo godiamo tutti insieme nell’unità perfetta anche tra di noi.
Con l’augurio di trovarci insieme per sempre, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo
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