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Ma lei ha la faccia d’angelo o di bronzo?

Face-scanFaccia simpatica: avanti. Faccia truce: alt. Ma ci sono anche la faccia d’angelo, la faccia da schiaffi e quella di bronzo, la faccia da luna piena. E poi ci sono facce – espressioni, apparenze, tratti esteriori… – rassicuranti o meno, facce note oppure no. E visi mediterranei, orientali, neri, caucasici. Insomma, ognuno ha la sua faccia e siccome sulla Terra ci sono 6 miliardi di persone, ci sono altrettanti volti. Tutto questo non ha scoraggiato la direzione dell’aeroporto di Zaventem, a Bruxelles, seriamente intenzionata a introdurre dal 2015 il riconoscimento facciale per i passeggeri dei voli provenienti dai Paesi esterni all’area Schengen (cooperazione rafforzata europea per la progressiva riduzione dei controlli alle frontiere e la libera circolazione delle persone fra i 26 Paesi aderenti).

I progetti sono in fase avanzata e presto dovrebbero iniziare i lavori per adeguare lo scalo, con un sofistico sistema di “varchi elettronici” inteso a rendere più sicuri gli ingressi e più fluide le stesse operazioni di controllo. In sostanza le foto riportate sui documenti identificativi saranno confrontate in tempo reale con il volto del passeggero e con eventuali segnalazioni di criminali diffuse dalle autorità di polizia.

L’applicazione del sistema ai soli varchi extra-Schengen è tutta da chiarire (criminali e birbaccioni non mancano fra i cittadini Ue). E occorrerà verificare l’effettivo funzionamento del sistema: perché il volto delle persone cambia, con l’età si cresce, l’aspetto di un ragazzo diviene presto quello di un adulto; più avanti s’invecchia, le rughe segnano la fronte… E tante volte le foto dei passaporti non sono aggiornate.

Qualcosa avrebbero pure da insegnare i rimandi letterari e cinematografici che emergono dalla vicenda. Sembra infatti di entrare in un futuro futuribile, in cui il riconoscimento personale è affidato alle sonorità vocali, all’impronta del bulbo oculare, all’analisi del sangue o alle parole d’ordine con codici cifrati: polenta e luganega, stop; orecchiette con le cime di rapa, avanti!

Per non parlare dei film. La mente corre subito a “Minority Report”, opera meno nota di Steven Spielberg. La trama è complicata, ma sostanzialmente ci porta a Washington nel 2054, in una metropoli che ha eliminato il crimine punendo non tanto chi commette un reato, ma chi avrebbe intenzione di commetterlo un domani. Insomma, si colpisce, grazie alle premonizioni d’individui dotati di poteri speciali, il futuro assassino o delinquente. Posta così, la faccenda assume tratti inquietanti: e chi passasse da Bruxelles con una faccia più corrucciata del solito, con qualche pensiero malevolo o con un passaporto un po’ sgualcito, potrebbe passare dei brutti quarti d’ora… Il 2054 arriverebbe prima del previsto.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Agensir

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