E’ tra le processioni più suggestive d’Italia, con 2000 confratelli che indossano il saio bianco, con cappuccio a volto scoperto.
Lungo il centro storico di Somma Vesuviana, in Campania, si accendono alti falò ai quali gli stessi confratelli attingono per accendere le candele; luci che si riflettono sulla Cinta Muraria di epoca aragonese con le note del Miserere in latino per tutta la durata della rievocazione.
Racconta l’evento Alessandro Masulli (Direttore dell’Archivio Storico di Somma Vesuviana): “Il corteo, la statua ottocentesca della Madonna Addolorata, l’artistica scultura del Cristo Morto, mettono in scena il più commovente e sentito funerale della storia umana. Il lungo manto nero della Vergine parte dal capo e si allarga fino ai piedi. Nelle mani giunte, a dita intrecciate, scende un fazzoletto di pizzo bianco. Il volto è olivastro e contrito, ai suoi piedi il corpo del Cristo morto: agli inizi vi era la ricorrenza dei Dolori di Maria nel giorno del Venerdì Santo, che si concludeva con la processione detta dell’ Addolorata. Una pia consuetudine questa, resa famosa dai Gesuiti nel Regno di Napoli nel XVIII secolo.
L’impiego, infatti, di croci, sudari, corone, stendardi e così via – continua Masulli – si ricollega alle attente descrizioni fatte dagli scrittori napoletani di quell’epoca. A rinnovare il rito, oltre alla confraternita organizzatrice (cordone bianco), vi sono tre altri sodalizi: SS. Sacramento (cordone rosso), S. Maria della Neve (verde) e S. Maria della Libera (giallo). I riti del Venerdì Santo hanno lo scopo di far rilevare ai fedeli il dolore della Chiesa per la Passione e Morte di Cristo.
Il primo gennaio del 1650, la nobiltà napoletana fondò in una cappella della Collegiata della Terra di Somma Vesuviana una Compagnia della Morte con lo scopo principale di seppellire i morti in miseria e di aiutare i poveri infermi. Nel 1705, il sodalizio assunse la denominazione di Congrega e Monte della Morte e Pietà”. Previste trentamila presenze.