“Ho conosciuto una Santa”. E’ il titolo del libro su Madre Teresa di Calcutta scritto dal card. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, e pubblicato in questi giorni dalle Edizioni San Paolo. Nel volume, il porporato racconta i suoi tanti incontri con la futura Santa e offre al lettore una serie di storie, scritti e preghiere su Madre Teresa. Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ha chiesto al cardinale Angelo Comastri di raccontare l’esperienza straordinaria di essere stato così vicino alla fondatrice delle Missionarie della Carità:
R. – Ritengo che incontrare Madre Teresa di Calcutta sia stato un grande dono da parte del Signore. Confesso che ogni volta che la incontravo mi metteva nel cuore una grande serenità. Mi sembrava quasi di sperimentare la presenza di Dio nella sua anima. Una volta mi incantò una definizione di un giornalista riguardo Madre Teresa che diceva così: “ Madre Teresa è una finestra aperta e Dio si è affacciato a questa finestra e ha sorriso al mondo”. Da parte mia, la condivido pienamente perché ogni volta che la incontravo avevo quasi la sensazione fisica di avvicinare il Signore, di sentire il Signore che era evidentemente nella sua anima. Quando l’ultima volta l’ho salutata – era il 22 maggio del 1997 nella Casa sulla Via Casilina – era già malata, si vedeva che aveva pochissima forza. In quell’occasione le confidai la mia sofferenza perché la mia mamma era morta da pochi giorni. Le dissi: “Madre, mamma mi ha lasciato”. E lei, ricordo ancora, mi disse: “La tua mamma è in cielo. Ora, ti è più vicina di prima”, e aggiunse, “anche io andrò in cielo. Ti starò sempre vicina”. Queste parole per me sono di una consolazione straordinaria, perché Madre Teresa quando prometteva una cosa la faceva.
D. – Dei tanti incontri che lei ha potuto aver con Madre Teresa cosa le resta?
R. – Ogni incontro era bello; ogni incontro era ricco. Però il primo incontro è quello che ricordo in modo straordinario soprattutto quando dissi alla Madre: “Da lei mi aspettavo che mi chiedesse quanta carità fai …” E lei ricordo che mi rispose: “E tu credi che io potrei fare la carità? Potrei andare dai poveri se non pregassi? È pregando che Gesù mi mette l’amore nel cuore. Io vado a portarlo ai poveri che incontro nel mio cammino”, e aggiunse: “Ricordati bene – muovendo il dito – che senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri”.
D. – Beatificata da San Giovanni Paolo II, apostolo della Divina Misericordia, viene canonizzata da Papa Francesco nel Giubileo della Misericordia. Possiamo dire che è la testimone più forte forse dei nostri tempi della misericordia di Dio?
R. – Quando un giornalista tentò di fotografare gli occhi della madre – ero presente – chiedemmo: “Perché insiste? Sta infastidendo la Madre”, e il giornalista: “Voglio fotografare gli occhi: non ho mai visto occhi così felici. Vorrei, in qualche modo, cogliere il segreto della gioia di questi occhi”. Ricordo che la suora che era accanto tradusse alla Madre in inglese. La Madre rispose: “Il segreto è tanto semplice: i miei occhi sono felici perché le mie mani asciugano tante lacrime. Faccia anche lei così: abbia degli occhi felici come i miei”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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