Il 12 luglio compie 18 anni Malala Yousafzai, la giovane pakistana che i talebani hanno tentato di uccidere, divenuta simbolo del diritto all’educazione, delle donne in particolare,, premio Nobel per la pace. Per il suo compleanno non vuole auguri ma libri. Malala lancia in questi giorni la campagna #BooksNotBullets incitando ”i leader del mondo a scegliere libri e non le pallottole”. Comincia lei, scegliendo il Diario di Anna Frank e poi chiede a tutti di postare un selfie con il libro favorito in mano e condividerla per la campagna di sensibilizzazione per mettere tra le spese primarie di ciascuno stato l’educazione, togliendo budget al bilancio militare.
Malala che ha creato un Fondo (www.malala.org), torna a Oslo dove lo scorso anno fu la persona più giovane a essere insignita del Nobel per la pace e in una intervista in esclusiva al britannico Telegraph spiega: “Quando ho sentito che avrei ricevuto questa onorificenza così importante, ho sentito che era una chiamata all’azione. Sono andata a Oslo e ho sfidato i leader mondiali ad agire”, dice l’attivista al giornale. “Ora vi faccio ritorno per assicurarmi che al Summit di Oslo sull’istruzione quella promessa sia stata mantenuta”. La ragazza, che i talebani tentarono di uccidere perché andava a scuola, dice: “Molta gente mi dice che sono speciale.
Ma io mi chiedo: sono unica perché sono una ragazza a cui hanno voluto negare l’istruzione? Questo è vero per oltre 60 milioni di ragazze in tutto il mondo”. A fare di lei una persona unica, dice “siete stati voi. Quando i talebani hanno cercato di farmi tacere, voi mi avete difesa. Voi avete alzato la voce per me, pregato per me, avete cantato la mia canzone in quei giorni bui quando la mia voce era stata silenziata”. Malala racconta la storia di Mezon, bambina siriana conosciuta nel campo profughi di Zaatari, in Giordania. “Lei lotta per il cibo, l’acqua e l’elettricità. Ma la sua sete è di sapere. Vuole imparare e crescere per poi ritornare al suo Paese e fare la differenza. Quindi Mezon gira di tenda in tenda incoraggiando le bambine ad andare a scuola”, perché “essere un rifugiato non è una scusa per imparare di meno”. Citando infine un rapporto globale della campagna (guidata dall’Unesco) Education for All, Malala spiega che per dare un’istruzione a tutte le ragazze ci vorrebbe una cifra stimata in 39 miliardi di dollari l’anno, “una cifra equivalente a quanto i governi del mondo spendono in armamenti in soli otto giorni”. Redazione Papaboys (Fonte www.ansa.it)