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Mamma Natuzza. Quando nacque dissero: ‘Morirà presto, questa bimba è del Signore’

Era il torrido pomeriggio del 23 Agosto 1924: Filomena Maria Angela, una semplice e poverissima donna di Paravati, in Calabria, stava mettendo al mondo quella bambina che verrà poi chiamata Fortunata Evolo (detta Natuzza). Tra lo stupore generale la piccola creatura venne alla luce con le braccia incrociate e stranamente silenziosa, destando non poche preoccupazioni tra i familiari presenti all’evento: “Morirà presto, questa bimba è del Signore, dobbiamo battezzarla in fretta!” , ripeteva la zia Caterina.

Natuzza Evolo




Quel presagio di morte tuttavia era semplice apparenza, la piccola Fortunata era in realtà sana e pronta alla vita.
Il padre, Fortunato Evolo, non era presente alla nascita poichè era da mesi partito in cerca di fortuna in America, lasciando la moglie incinta a Paravati. Di lui da allora non si seppe più nulla.
Nonostante ciò Natuzza ricevette ben presto altri cinque fratelli, alimentando le malelingue che da tempo s’accanivano contro la madre (incarcerata per poliandria) e la famiglia.
L’infanzia di questi pargoli fu estremamente dura e colma di povertà, in paese venivano spesso chiamati “i bastardi”. Natuzza come sorella maggiore s’era dedicata completamente alla cura ed al sostentamento dei fratelli minori, in quanto la madre era costretta a lavorare molte ore al giorno racimolando pochi soldi, neanche il necessario per sfamar se stessa.
I primi “incontri” con la Madonna e Gesù risalgono proprio a questo periodo: Natuzza, avendo all’epoca solo otto anni, non riusciva a capire bene chi fosse quella bellissima donna che le si presentava e la accarezzava, come a consolarla del pesantissimo fardello che giornalmente doveva sopportare.
Nelle sporadiche volte in cui poteva concedersi il lusso di giocare con gli altri ragazzini della zona riceveva inoltre la visita di un – altrettanto bellissimo – bambino riccioluto e sorridente che passava il pomeriggio con loro per poi scomparire nel nulla. Molti anni dopo Gesù le rivelò che si trattava proprio di Lui.
 
Con la prima comunione la piccola Evolo ricevette un altro segno dal Cielo: dopo aver ricevuto l’ostia la bocca le si riempì di sangue scatenando in lei una paura incontrollata, ancora non ben conscia del grande miracolo di cui era stata testimone e portatrice.
Nel frattempo la situazione familiare non migliorava, anzi: dopo il secondo arresto della madre per il presunto furto di una gallina, la proprietaria della casa in cui erano in affitto Natuzza ed i suoi fratelli decise di cacciarli, costringendoli a dormire per strada. Fu proprio in quella sera che una voce si rivolse a lei dicendole “Coraggio, vi trovo casa”.




Di lì a poco un ragazzo della zona, impietositosi dalla situazione in cui versavano i piccoli, decise di farli rifugiare nelle case popolari di recente costruzione ed ancora non abitate: nell’appartamento preso come rifugio temporaneo Natuzza incontrò San Francesco di Paola (1416 – 1507), scambiandolo per un semplice frate venuto in visita, il quale poi le rivelò la sua vera identità ed il motivo dell’apparizione.
 
All’età di 13 anni l’avvocato Silvio Colloca, tramite un contadino di buon cuore, la assunse come collaboratrice domestica, aiutandola così a sfamare la famiglia e cercando di fornirle un’istruzione minima, cosa che non aveva ricevuto sino ad allora a causa della condizione in cui versava.
Nei mesi successivi la famiglia Colloca fu testimone dei prodigi di Natuzza: bilocazioni, eventi straordinari e, soprattutto, messaggi dalle anime defunte. Difatti la piccola Natuzza Evolo inizia in questo periodo a ricevere le prime visite e visioni dei defunti del Purgatorio e del Paradiso, i quali spesso la incaricano di consegnare messaggi ai parenti.

Lo scetticismo e l’attenzione della comunità locale crebbero a tal punto che alcuni sacerdoti della zona decisero di tentare un esorcismo su di lei, convinti fosse tutta opera di Satana.

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Durante il rito, tra le lacrime Natuzza disse:“Voi pregate perchè Dio mi liberi dal Demonio, ma qui ci sono tanti angeli!”.
Quella sera, tornando verso casa, le si presentò per strada un frate domenicano dall’aspetto austero, con la sommità del capo rasata, il quale si rivelò essere San Tommaso d’Aquino (1225 – 1274), che le disse: “Ti benedico, da oggi in poi vedrai sempre più spesso i defunti”.
Nell’Ottobre del 1938 iniziano le cosiddette sudorazioni ematiche: mentre camminava in un bosco un piede iniziò a sanguinare copiosamente, anche se non lo aveva ferito in alcun modo e non sentiva dolore. Si recò quindi presso l’anziana donna che la affiancava nei lavori domestici per curarsi, tuttavia in quel momento la fuoriuscita di sangue si arrestò, senza lasciare segni.
 
 
Le sudorazioni di sangue si sono poi protratte per tutta la sua vita, lasciando fortissime testimonianze e messaggi: i fazzoletti usati per asciugare queste fuoriuscite miracolosamente riportavano frasi in latino, greco antico ed immagini sacre. Tra le più ricorrenti vi furono:

 

Deus noster in terra visus est, hoc est corpum meum, qui inter lilia pascit

Venite ad me omnes (estratto da Matteo 11:28)

 
Questo fenomeno destò talmente tanto scalpore che le voci arrivarno sino al Vaticano.
A Padre Agostino Gemelli, lo stesso che aveva condannato Padre Pio etichettandolo come un isterico, fu dunque affidato l’incarico d’esaminare Natuzza. Il responso, come prevedibile, fu duro e per molti versi sbrigativo, definendo anche la Evolo come “isterica”, consigliando il ricovero in manicomio.
Fu un suo zio materno ad accompagnarla quindi in un istituto di ricovero a Reggio Calabria. Seppure ad una prima analisi sembrasse un normale caso d’isteria i medici si resero ben presto conto dell’assoluta naturalezza e sanità della ragazza, tanto da rimandarla a casa poco dopo consigliandole il matrimonio.

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