In una intervista di archivio Mamma Natuzza rivelò una drammatica situazione della gioventù: ‘Questi giovani che ho nel cuore – disse la mistica – sono sull’orlo del precipizio”
Fortunata Evolo, “Mamma Natuzza” come la chiamava chi la conosceva, era nata, in Calabria, a Paravati il 23 agosto 1924, in una realtà desolata e povera dove la crisi agricola che interessava tutto il Sud costringeva molti ad emigrare.
Tra questi c’era il padre, Fortunato Evolo, partito per l’Argentina a un mese dalla sua nascita e mai più tornato. Per questo l’infanzia di Natuzza è stata molto difficile; spesso in casa non c’era nulla da mangiare, neppure un pezzo di pane. Inoltre la gente mormorava: “Come può la madre di Natuzza, da sola, crescere tutti quei figli nati dopo la partenza del marito?”.
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Fin da piccolissima, Natuzza sviluppa un istinto protettivo non solo verso i fratelli, di cui riesce a prendersi cura perfettamente durante le assenze della mamma, ma anche verso tutti i piccoli amici.
All’età di 5-6 anni iniziarono per lei una serie di visioni e altri inspiegabili fenomeni come i primi contatti con quella realtà soprannaturale che ne avrebbe pervaso l’intera esistenza, anche se, come molti anni dopo spiegherà lei stessa ai suoi padri spirituali, non aveva capito che quella bella ragazza che le appariva era la Madonna, mentre aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava con lei e con i suoi fratellini fosse Gesù.
Quando riceve il Sacramento dell’Eucarestia, la bocca le si riempie di sangue; è il primo segno di quelle sofferenze mistiche che cominceranno a manifestarsi di lì a poco sul suo corpo.
Su segnalazione di Vincenzo Cirianni, un massaro di buon cuore, arrivò alla ragazzina la provvidenziale offerta dell’avvocato Silvio Colloca, un affermato professionista della vicina Mileto, il quale aveva bisogno di una collaboratrice domestica per la moglie, Alba.
Natuzza avrebbe avuto vitto e alloggio, più una modesta paga con cui poter aiutare i familiari. Ed è in questa casa che si accentueranno i fenomeni della visione dei defunti, della bilocazione e dei dialoghi con l’Angelo Custode al punto che Natuzza comunica “messaggi” inauditi e impossibili per un’analfabeta.
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In una delle sue ultime interviste, il giornalista le chiede un messaggio ai tanti giovani che quotidianamente vengono a salutarla a Paravati. Perché Mamma Natuzza era una donna ben voluta anche dalle nuove generazioni. «Ai giovani dico sempre che quando sono sull’orlo del precipizio devono rivolgersi alla Madonna, Lei è triste per questo».
Ed evidenzia, sempre con la sua voce sofferente: «Possono cambiare i giovani, se vogliono, se hanno la volontà. Se non hanno la volontà restano così». E’ a loro che si rivolge innanzi tutto il Signore, che gli «dice», come ricorda Natuzza, «costruitevi un mondo tutto nuovo per voi, altrimenti non ce la fate».
E il cronista le domanda quale è la strada di questo «mondo». Natuzza è chiara ed esplicita: «Essere fedeli alla Madonna e Gesù. Solo così si costruisce questo mondo nuovo».
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