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Mamma Natuzza si fece conquistare dall’Eucarestia sin dalla giovinezza. E cambiò tutta la sua vita

Era il torrido pomeriggio del 23 Agosto 1924: Filomena Maria Angela, una semplice e poverissima donna di Paravati, in Calabria, stava mettendo al mondo quella bambina che verrà poi chiamata Fortunata Evolo (detta Natuzza).  Tra lo stupore generale la piccola creatura venne alla luce con le braccia incrociate e stranamente silenziosa, destando non poche preoccupazioni tra i familiari presenti all’evento: “Morirà presto, questa bimba è del Signore, dobbiamo battezzarla in fretta!” , ripeteva la zia Caterina.

Natuzza Evolo anziana

Quel presagio di morte tuttavia era semplice apparenza, la piccola Fortunata era in realtà sana e pronta alla vita.
Il padre, Fortunato Evolo, non era presente alla nascita poichè era da mesi partito in cerca di fortuna in America, lasciando la moglie incinta a Paravati. Di lui da allora non si seppe più nulla.
Nonostante ciò Natuzza ricevette ben presto altri cinque fratelli, alimentando le malelingue che da tempo s’accanivano contro la madre (incarcerata per poliandria) e la famiglia.
L’infanzia di questi pargoli fu estremamente dura e colma di povertà, in paese venivano spesso chiamati “i bastardi”. Natuzza come sorella maggiore s’era dedicata completamente alla cura ed al sostentamento dei fratelli minori, in quanto la madre era costretta a lavorare molte ore al giorno racimolando pochi soldi, neanche il necessario per sfamar se stessa.
I primi “incontri” con la Madonna e Gesù risalgono proprio a questo periodo: Natuzza, avendo all’epoca solo otto anni, non riusciva a capire bene chi fosse quella bellissima donna che le si presentava e la accarezzava, come a consolarla del pesantissimo fardello che giornalmente doveva sopportare.
Nelle sporadiche volte in cui poteva concedersi il lusso di giocare con gli altri ragazzini della zona riceveva inoltre la visita di un -altrettanto bellissimo- bambino riccioluto e sorridente che passava il pomeriggio con loro per poi scomparire nel nulla. Molti anni dopo Gesù le rivelò che si trattava proprio di Lui.

Con la prima comunione la piccola Evolo ricevette un altro segno dal Cielo: dopo aver ricevuto l’ostia la bocca le si riempì di sangue scatenando in lei una paura incontrollata, ancora non ben conscia del grande miracolo di cui era stata testimone e portatrice.
Nel frattempo la situazione familiare non migliorava, anzi: dopo il secondo arresto della madre per il presunto furto di una gallina, la proprietaria della casa in cui erano in affitto Natuzza ed i suoi fratelli decise di cacciarli, costringendoli a dormire per strada. Fu proprio in quella sera che una voce si rivolse a lei dicendole “Coraggio, vi trovo casa”.
Di lì a poco un ragazzo della zona, impietositosi dalla situazione in cui versavano i piccoli, decise di farli rifugiare nelle case popolari di recente costruzione ed ancora non abitate: nell’appartamento preso come rifugio temporaneo Natuzza incontrò San Francesco di Paola (1416 -1507), scambiandolo per un semplice frate venuto in visita, il quale poi le rivelò la sua vera identità ed il motivo dell’apparizione.

All’età di 13 anni l’avvocato Silvio Colloca, tramite un contadino di buon cuore, la assunse come collaboratrice domestica, aiutandola così a sfamare la famiglia e cercando di fornirle un’istruzione minima, cosa che non aveva ricevuto sino ad allora a causa della condizione in cui versava.
Nei mesi successivi la famiglia Colloca fu testimone dei prodigi di Natuzza: bilocazioni, eventi straordinari e, soprattutto, messaggi dalle anime defunte. Difatti la piccola Natuzza Evolo inizia in questo periodo a ricevere le prime visite e visioni dei defunti del Purgatorio e del Paradiso, i quali spesso la incaricano di consegnare messaggi ai parenti.

Una delle ultime foto ritraenti Natuzza Evolo.

Una delle ultime foto di Natuzza

Lo scetticismo e l’attenzione della comunità locale crebbero a tal punto che alcuni sacerdoti della zona decisero di tentare un esorcismo su di lei, convinti fosse tutta opera di Satana.
Durante il rito, tra le lacrime Natuzza disse:“Voi pregate perchè Dio mi liberi dal Demonio, ma qui ci sono tanti angeli!”.
Quella sera, tornando verso casa, le si presentò per strada un frate domenicano dall’aspetto austero, con la sommità del capo rasata, il quale si rivelò essere San Tommaso d’Aquino, che le disse: “Ti benedico, da oggi in poi vedrai sempre più spesso i defunti”.
Nell’Ottobre del 1938 iniziano le cosiddette sudorazioni ematiche: mentre camminava in un bosco un piede iniziò a sanguinare copiosamente, anche se non lo aveva ferito in alcun modo e non sentiva dolore. Si recò quindi presso l’anziana donna che la affiancava nei lavori domestici per curarsi, tuttavia in quel momento la fuoriuscita di sangue si arrestò, senza lasciare segni.

Le sudorazioni di sangue si sono poi protratte per tutta la sua vita, lasciando fortissime testimonianze e messaggi: i fazzoletti usati per asciugare queste fuoriuscite miracolosamente riportavano frasi in latino, greco antico ed immagini sacre. Tra le più ricorrenti troviamo:

Deus noster in terra visus est, hoc est corpum meum, qui inter lilia pascit

Venite ad me omnes (Matteo 11:28)

Questo fenomeno destò talmente tanto scalpore che le voci arrivarno sino al Vaticano.
A Padre Agostino Gemelli, lo stesso che aveva condannato Padre Pio etichettandolo come un falsario, fu dunque affidato l’incarico d’esaminare Natuzza. Il responso, come prevedibile, fu duro e per molti versi sbrigativo, definendo la Evolo come “isterica”, consigliando il ricovero in manicomio.
Fu un suo zio materno ad accompagnarla quindi in un istituto di ricovero a Reggio Calabria. Seppure ad una prima analisi sembrasse un normale caso d’isteria i medici si resero ben presto conto dell’assoluta naturalezza e sanità della ragazza, tanto da rimandarla a casa poco dopo consigliandole il matrimonio.

Età adulta

Nel 1944 dunque si sposa con Pasquale Nicolace, un giovane del luogo.
Dal giorno del matrimonio in poi le apparizioni si faranno sempre più frequenti, i dolori sempre più forti e i fenomeni soprannaturali sempre più decisi: i defunti infatti parlavano al mondo attraverso di lei. Vedremo più avanti alcuni esempi.
Sempre più forte sarà anche la presenza del suo angelo custode, che lei stessa nel 1997 dichiarerà addirittura essere l’Arcangelo Michele. Natuzza aveva sicuramente una particolare relazione con gli angeli: oltre ad avere la facoltà di vederli riusciva a dialogarci frequentemente (vedere l’articolo “Natuzza Evolo e gli angeli“).
La Evolo descriveva così l’angelo custode:“ha un corpo umano, fulgido e bellissimo, provvisto di ali e capelli biondi lunghi ed inanellati, poichè Dio gli concede d’assumere questo aspetto per essere riconoscibile agli umani. L’angelo ha un vestito aureo o azzuro e bianco. Ha il compito di seguirci per tutta la vita ed aiutarci a vincere le tentazioni per accompagnarci in Paradiso o lasciarci ed essere affidato ad altri in caso di dannazione. L’angelo custode di ciascun sacerdote lo vedo a sinistra e sta a sinistra perchè, essendo i sacerdoti ministri di Dio, vengono considerati superiori agli angeli come ministri, pur essendo come uomini, imperfetti o perfetti, inferiori.”

Tristemente a queste visioni angeliche s’aggiungevano anche alcune decisamente sgradevoli.
Il Demonio, come è ben risaputo, non sopporta molto facilmente i santi, difatti la disturbava in molteplici maniere: calci, pugni, false visioni del futuro che implicavano la morte del marito e dei figli e così via.
Eppure, nonostante i grandissimi miracoli e fenomeni naturali di cui era giornalmente testimone, Natuzza continuava la sua vita in assoluta semplicità e nascondimento.
Riceveva migliaia di visitatori, curiosi, sacerdoti a qualsiasi ora, non voleva mai scontentare nessuno. Il tutto senza mai perder di vista la propria famiglia: i figli racconteranno in seguito che la madre non faceva mai mancare loro nulla nonostante la grande povertà della famiglia ed i tantissimi impegni.

L’attenzione dei visitatori era soprattutto attirata dalla possibilità di Natuzza di dialogare con i defunti, i più si recavano da lei con la speranza d’avere notizie dei propri cari passati a miglior vita (per un approfondimento vedere l’articolo “Natuzza Evolo: i messaggi dei defunti e dal Cielo“).

Come avevamo accennato, i trapassati non si limitavano a lasciare messaggi a lei: in molte occasioni la mistica cadeva in uno stato di trance lasciando i defunti parlare al posto suo, poichè così era il volere di Dio.
I figli, il marito ed alcuni medici ne furono più volte testimoni, assistendo al deciso cambio di voce, di pronuncia e di lessico a seconda dell’anima che parlava tramite lei (filosofi, contadini, sacerdoti, politici e via discorrendo).

Documentario prodotto dalla Rai su Natuzza Evolo

C’è da ricordare che Natuzza era completamente analfabeta e non conosceva molti termini che invece in quei momenti venivano usati magari da personaggi illustri del passato.
Uno tra i tanti esempi riguarda proprio il Sommo Poeta, Dante: dichiarò d’aver dovuto scontare ben 300 anni in Purgatorio per aver giudicato le persone nella Divina Commedia solo in base alle simpatie personali.
O Benedetto Croce (1866 – 1952), filosofo italiano, anima in pena per la grave mancanza di fede che aveva in vita.
Ancora, qualche mese dopo la morte di Indro Montanelli furono in molti a chiederle la sorte del geniale giornalista: la risposta della Evolo fu “si è salvato, ma servono tante preghiere”, lasciando intendere che era in Purgatorio.

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In effetti si venne a sapere successivamente che Montanelli, in punto di morte, decise di ricredersi e trovò la tanto agognata fede, morendo di una morte cristiana.

Ovviamente la crescente popolarità della mistica fu oggetto di strumentalizzazioni, tra le quali troviamo sicuramente quella di Basilio Roncaccia, fondatore di un movimento anticlericale che chiedeva “il ritrono al cristianesimo delle origini”. La risposta di Natuzza fu ferma e decisa, invitando l’uomo a convertirsi poichè un suo discepolo nel Purgatorio, condannato a tenere la bocca tra le fiamme sino al Giorno del Giudizio (contrappasso per analogia), lo aveva avvertito tramite lei.

Dal 1960 in poi i contatti con i defunti si faranno più sporadici, lasciando spazio al fenomeno delle bilocazioni, delle sudorazioni ematiche e le Stimmate.
È nota inoltre l’amicizia instaurata negli anni tra Natuzza Evolo e Padre Pio, spesso assieme per lunghe discussioni. Di fronte alle insistenti richieste della mistica per una benedizione da parte di quest’ultimo, egli era solito rispondere irritato “Ma per carità, a te non serve, te hai la benedizione diretta da Gesù”.
Non di rado Gesù le assegnava dei messaggi d’ammonimento e di rimporvero per sacerdoti e suore. Questo la metteva grandemente in imbarazzo data la sua natura quieta e pacifica, si sentiva molto triste nel dover richiamare religiosi ad un corretto stile di vita.
Da amorevole madre qual’era, Natuzza spese gran parte del suo tempo impegnandosi per i giovani, e proprio per questo era immensamente devota a Giovanni Paolo II.
Sino al giorno della sua morte, avvenuta il 1º Novembre 2009, decise di vivere nel nascondimento, cercando di regalare parole di conforto ai visitatori, incoraggiando i più giovani a cambiare vita e cercare Dio, ad assistere gli ammalati ed i bisognosi.
Ancora oggi tantissimi devoti e fedeli si recano in pellegrinaggio a Paravati per chiedere grazie, benedizioni e messaggi dal Cielo. Il cosiddetto “Fenomeno Natuzza”, nonostante le polemiche, ha evidentemente scosso molte anime, anche quelle di noti personaggi dello spettacolo che negli anni la visitarono, e tra questi troviamo Elisabetta Gregoracci, Claudia Koll, Walter Nudo, Gigi D’Alessio, Luisa Corna, Sergio Zavoli e molti altri ancora.

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Tristemente Satana, non evidentemente contento d’averla disturbata per tutta la vita, anche dopo la morte ha deciso di perseguitarla: di recente diversi gruppi di hacker satanisti hanno preso di mira ripetutamente i siti pro-Natuzza.
Tuttavia i vari tentativi di screditare o cancellare la devozione per quella che per tutti è ormai “Mamma Natuzza” sono sicuramente vani, tanto che si registrano crescenti numeri di pellegrini a Paravati.
Per ricordarla nel pieno della sua forte spiritualità in conclusione vogliamo citare alcuni frammenti del suo testamento spirituale che si conclude con il Magnificat:

“Ho sempre avuto fiducia nel Signore e nella Madonna. Da loro ho ricevuto la forza di dare un sorriso ed una parola di conforto a chi soffre, a chi è venuto a trovarmi per posare il proprio fardello che ho presentato sempre alla Madonna, che dispensa grazie a tutti quelli che ne hanno bisogno.
Ho imparato che è necessario pregare con semplicità, umiltà e carità, presentando a Dio le necessità di tutti, vivi e morti. (…) Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati, che hanno bisogno di una guida spirituale. Datevi con amore, gioia, carità ed affetto per amore degli altri.
Operate con opere di misericordia. Quando una persona fa del bene ad un altra deve ringraziare il Signore per la possibilità di fare il bene.
Se volete accettate queste mie povere parole perchè sono utili per la salvezza della nostra anima. Se non vi sentite, non abbiate timore perchè Gesù e la Madonna vi amano lo stesso. Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno, voglio a tutti bene. Ed anche quando sarò dall’altra parte pregherò per voi. Vi auguro che siate felici come io lo sono con Gesù e la Madonna.”




Redazione Papaboys

4 COMMENTI

  1. Mamma Natuzza, che emozione ho provato quando ti ho visto la prima volta, qualche mese prima della Tua dipartita da questa terra; poi sono venuto spesso a trovarti a Paravati a pregarti per qualcuno ma in specialmodo per mio figlio, ho sempre avvertito la Tua presenza. Grazie Mamma Natuzza. Non finirò di ringraziarti per quello che fai sempre per i tuoi figli spirituali che si rivolgono a Te con fiducia ed affetto. Amici carissimi se potete andate a Paravati, in questo piccolo centro della Calabria, dove la Vergine Maria, tramite Mamma Natuzza ha posto la Sua presenza visibile nel bellissimo centro che è nato, dove si può ammirare il Grande Cuore della Madonna. Ave Maria….

    • Grazie Roberto per l’invito.
      Mi sarebbe tanto piaciuto conoscere anche io mamma Natuzza, le avrei chiesto di mia mamma che è volata in cielo il 7 aprile 2014.
      Spero davvero di andare a Paravati

  2. PAPA FRANCESCO E L’ UNITA’ DELLA CHIESA di Enzo Bernardi

    Cos’è che distingue “il buon pastore” dal “mercenario”? Indubbiamente, una volta avvenuta la distruzione del gregge, tutti sarebbero bravi a distinguere (discernere) i due ruoli, col senno di poi; ma prima?… Prima che avvengano troppi danni, qual’ è il criterio che distingue un “buon pastore” da un “mercenario”? La linea di confine tra i due concetti è costituita dalla “ricezione di una contropartita in cambio dell’opera prestata”; cioè: il buon pastore di preferenza opera gratuitamente, il mercenario assolutamente no . Il mercenario DEVE avere necessariamente qualcosa di materiale in cambio, sennò non lo si potrebbe chiamare mercenario.
    Ora, c’ è una domanda che i fedeli rivolgono al Vescovo Renzo; gliela rivolgono perfino le vedove povere, quelle che con grandi sacrifici riescono a donare in elemosina solo pochi spiccioli alla Fondazione; tutti gliela rivolgono insistentemente da oltre due anni e mezzo. La domanda è: – Perché il Vescovo desidera i soldi di una fondazione privata?-.
    Per effetto del fatto che Egli si qualifica come “buon pastore”, per questo fatto, Egli dovrebbe risultare esente dal nutrire interessi materiali, dal pretendere qualcosa di materiale in cambio dell’ opera prestata; infatti solo il mercenario vuole qualcosa in cambio per badare alle pecore, mentre il buon pastore no . Alla specifica domanda – Perché vuole i soldi? – l’ unica risposta data dal Vescovo Renzo in due anni e mezzo sembra sfuggire la domanda stessa, rispondendo un’ altra cosa solo apparentemente soddisfacente, mentre in realtà non c’ entra proprio nulla: no, non è vero, il Vescovo “non vuole appropriarsi” *1) *2) …..- Ma come, Sua Eccellenza – osservano ingenuamente molti fedeli – Il fatto che vuole i soldi sta scritto proprio sullo statuto che Lei promuove molto fermamente; tanto fermamente che ha quasi “sospeso a divinis” due sacerdoti, e trasferito altri, e minacciato di mandare a carte quarantotto l’ intera Fondazione… -.
    il Vescovo “non vuole appropriarsi” è rimasta l’unica risposta data in due anni e mezzo, sia pure data in diverse occasioni, e ribadita con un certo “vigore emotivo” a contorno: – …Non lasciatevi ingannare dalle bugie e dalle falsità che qualcuno sta mettendo in giro…- *1) . Ma il fatto di ripetere tante volte la stessa risposta, che non ha alcun senso, non è certamente in grado di dare ad essa un senso….. Molte centinaia di migliaia di persone, tra cui lo scrivente, aspettano, nell’attesa pluriennale di una risposta che abbia senso; ma invece il Vescovo TACE: non risulta nessuna pubblica ammissione sui media del fatto che Egli vuole effettivamente amministrare beni della Fondazione, né tantomeno nessuna giustificazione che provi a spiegare il motivo per cui vuole quei soldi. Eppure il fatto che Egli ambisce ad amministrare i soldi della Fondazione è certamente vero, perché risulta “nero su bianco”, per iscritto*3); tuttavia, nonostante questo, Egli proclama con enfasi sui media di non volere essere proprietario, ma TACE di volere amministrare. La sua risposta che non vuole beni in proprietà non ha senso, perché da una parte assicura benefattori e fedeli di non volere beni in proprietà, ma invece dall’ altra TACE che li pretende lo stesso, in amministrazione invece che in proprietà, spendendo soldi come lui vuole, o facendoli spendere ad un Pinco Pallino che nominerebbe lui, e che pertanto sempre nella sua sfera d’ influenza graviterebbe….Tutto questo non è “trasparente”; infatti non segue “regole chiare e comuni” *4), come dice il nostro Papa Francesco.
    In questo “vangelo secondo Renzo”, insomma, abbiamo un presunto “buon pastore” che però ambisce ai denari; comportamento questo che, per la definizione ricordata sopra, caratterizzerebbe “il mercenario” invece che “il buon pastore”…. E inoltre, evento “molto scandaloso” come ammonisce il Papa *4), TACE il fatto di voler prendere denari. Quest’ultimo fatto è molto grave, perché è l’ esatto contrario del comportamento trasparente che viene richiesto necessariamente a tutti gli uomini di chiesa, tanto più quando sono uomini di grado gerarchico elevato. Sentiamo cosa penserebbe di questa mancanza di trasparenza Colui che deve far “rigare dritto” tutti i vescovi, pari grado di Renzo. Infatti ecco il Papa che parla proprio all’ assemblea dei vescovi italiani (CEI): <>*4).
    Se Sua Santità Papa Francesco si trovasse per un attimo nei verdi giardini di Villa della Gioia a Paravati, si renderebbe conto che tutt’attorno ad essa incombe e minaccia un ambiente oscuro, non trasparente, che si dimostra in assoluta contraddizione col pensiero del Santo Padre, il Capo della Chiesa Cattolica. Sembrerebbero perciò esistere due chiese diverse in contraddizione l’ una con l’ altra: l’ una oscura, e l’altra trasparente; mentre invece noi fedeli crediamo “la Chiesa UNA” *5), cioè crediamo la Chiesa che non si contraddice…. Non è forse così, Sua Santità?….
    Enzo Bernardi

    NOTE:
    *1) “Non lasciatevi ingannare dalle bugie e dalle falsità che qualcuno sta mettendo in giro. Il sottoscritto non si vuole appropriare dei beni materiali (della Fondazione, N.d.R.), questi sono di chi come voi con le offerte ha contribuito a realizzarli, non nostri” Dichiarazioni rese dal Vescovo Renzo in Paravati (Villa della gioia) domenica 12/11/2017; per reperire il relativo articolo di lacnews24, copiare e incollare in Google: lacnews24.it paravati-anniversario-st
    *2) “Non risulta vero – sottolineava una nota del Consiglio episcopale e del Collegio dei consultori della diocesi lo scorso mese di maggio – che il vescovo o la diocesi vogliono in qualche modo appropiarsi (Così, senza erre, N.d.R.) del patrimonio della Fondazione che mantiene a pieno titolo la sua personalità giuridica privata e quindi la proprietà dei suoi beni patrimoniali, compresa la chiesa.”. Per cercare l’ articolo del virgolettato, del 02/08/2017, copiare ed incollare in Google: avveniredicalabria.it nuove_norme_del_vescovo_renzo_per_la_fondazione_natuzza_evolo
    *3) L’argomento che potremmo chiamare “Profezia sullo statuto” e l’argomento “A chi vanno i denari?” sono brevemente trattati nell’articolo di “Giornalisti d’ Italia” del 27/08/2017 , reperibile copiando e incollando in Google: Luciano regolo il-cielo-mise-in-guardia-natuzza-dal-vescovo
    *4)Fonte agenzia di stampa Askanews; copiare e incollare in Google: esteri/2018/05/21/scandaloso-gestire-i-beni-della-chiesa-come-personali-papa-francesco-alla-cei-
    *5) “Credo la Chiesa,una santa cattolica e apostolica.”, https://www.vaticanoweb.com/preghiere/il_credo.asp

  3. LA CONFERENZA EPISCOPALE CALABRA E LA TRASPARENZA DI RENZO.
    Di Enzo Bernardi.
    La Conferenza ha deciso di avallare formule proposte dal Vescovo Renzo e, senza verificarne la trasparenza come sarebbe stato suo dovere, le ha sostanzialmente riprodotte in un proprio comunicato. Perciò la Conferenza ha emesso documenti tanto non trasparenti quanto non trasparenti erano le premesse. Il tentativo di fare chiarezza è fallito, dunque. Speriamo solo che sia esistito un minimo di buona volontà nelle intenzioni, e che il fallimento sia dovuto solo ad incompetenza. Le espressioni non trasparenti rimangono tali, perché sono sostanzialmente le stesse del Vescovo Renzo, benché adesso risultino “avvalorate” dalla Conferenza Episcopale Calabra la quale ha tentato di ripulirle con la sua autorità. Più o meno come avviene colle banconote coi numeri “segnati”, le quali riemergono “spendibili” dopo essere state “ripulite” da qualche rinomata banca. Ma questo non cancella il non condivisibile modo con cui sono state acquisite.
    <> * 1).
    …Senza volere mettere in discussione il titolo di proprietà sul patrimonio. Una formula ispirata dalla più tipica comunicazione renziana e che non significa proprio niente (diciamo “niente” scegliendo l’ interpretazione più benevola che si possa dare). Chi vuol essere trasparente ha interesse ad essere chiaro; se invece una frase non significa nulla, diventa tutto il contrario della trasparenza, perché da una parte dice che “non vuole la proprietà”, ma dall’altra tace che invece vuole “l’amministrazione” ( e non la proprietà) di quegli stessi soldi che a parole proclamerebbe di non volere. In altri termini la frase dice da una parte di non volere soldi (in proprietà), mentre dall’altra tace di volerli lo stesso (in amministrazione). In sostanza la frase lascia passare il messaggio esplicito (quello di non volere soldi, limitatamente alla proprietà degli stessi), e non il messaggio taciuto (quello di volere effettivamente i soldi, spendendoli a proprio piacimento, in virtù del potere di amministrarli); messaggio taciuto a parole, ma invece scritto nero su bianco nello statuto che il Vescovo Renzo cerca di imporre!…. Per effetto di questo espediente sembra che nessuno ambisca ai soldi, mentre invece è vero tutto il contrario.
    L’espressione è ripresa sostanzialmente dal repertorio del Vescovo Renzo, che ne fa un vero e proprio “cavallo di battaglia”, facendone ampio uso in comunicati ed omelie; spendendolo ovunque si intraveda la possibilità di barattarlo con un applauso da parte di qualche male informàto:
    “Non lasciatevi ingannare dalle bugie e dalle falsità che qualcuno sta mettendo in giro. Il sottoscritto non si vuole appropriare dei beni materiali (della Fondazione, N.d.R.), questi sono di chi come voi con le offerte ha contribuito a realizzarli, non nostri” * 2). Ancora una volta proclama che non vuole “appropriarsi”, cioè non vuole la proprietà, però tace del tutto il fatto che i soldi li vuole lo stesso: vuole quelle stesse offerte che “contribuiscono a realizzare i beni materiali”, proprio quelli che lui dice di non volere in proprietà . Dice di non volere “i beni materiali” (e lo proclama a parole), ma nei fatti (mediante lo statuto scritto) invece pretende le offerte; come se le offerte non costituissero “beni materiali” della Fondazione: si contraddice Egli stesso nei suoi giochi di parole, e tutto ciò che rimane è il vuoto proclama “Non voglio appropriarmi”, a seguito del quale la gente dovrebbe “sentirsi in dovere” di cadere ai suoi piedi, persuasa dalla falsa convinzione che Egli non voglia soldi . Solo un male informato potrebbe dire di essere soddisfatto di un ragionamento del genere.
    Còmpito di questo scritto è di informare.
    Una di queste espressioni d’ ispirazione renziana è finita per fare bella mostra di sé nientedimeno che su un documento ufficiale condiviso da diversi Vescovi di Santa Madre Chiesa, redatto dalla Conferenza Episcopale Calabra, a futura memoria di chi ha ottenuto il poco invidiabile merito di essere riuscito ad appiccicare la frase lì. La Conferenza è paragonabile al “medico”, che dovrebbe vigilare sulla trasmissione delle malattie infettive, e che finisce invece per rimanere contagiato lui stesso, scrivendo “Senza per questo volere mettere in discussione il titolo di proprietà sulle strutture e sul patrimonio”….Mentre invece sullo statuto proposto c’è scritto grande e grosso che sono proprio i soldi a cambiare destinazione: bisognerebbe incorniciarla, questa “fulgida perla di trasparenza”! ….E inoltre, come si pagherebbero i mutui già accesi per le strutture, e la manutenzione delle stesse, se i soldi finissero in altre tasche ancor prima di arrivare? In questo modo, perfino le strutture stesse, che il Vescovo Renzo proclama oggi di non volere, finirebbero domani per cambiare inevitabilmente di proprietà, nonostante la Conferenza dichiari “renzianamente” di “non mettere in discussione la proprietà”…Ecco un altro “gioiello di trasparenza”!
    La Conferenza ha scritto purtroppo un’ altra delle diverse “pagine oscure” nella storia della Chiesa. Pagine non trasparenti.

    NOTE:
    * 1) ilvibonese.it/cronaca/7953-paravati-scontro-diocesi-fondazione-natuzza-ecco-componenti-commissione-riconcialiatrice
    * 2) Dichiarazioni rese dal Vescovo Renzo in Paravati (Villa della gioia) domenica 12/11/2017; per reperire il relativo articolo di lacnews24, copiare e incollare in Google: lacnews24.it paravati-anniversario-st

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