La tradizionale festa “della Mamma” offre a tutti noi un’occasione per riflettere su diversi fronti. Su nostra madre, anzitutto, quella che Dio ci ha dato, e sul dono incomparabile che essa ha costituito e costituisce per la nostra vita; quindi sulla Madre di Dio e nostra, Maria, Colei che Francesco definiva «Vergine fatta Chiesa»; infine, possiamo riflettere anche sulle madri dei santi, che molte volte hanno giocato un ruolo importante nel percorso vocazionale dei figli: pensiamo soprattutto, ma non solo, a Monica, la madre del grande Agostino.
Oppure pensiamo a Timoteo, collaboratore di Paolo, che ricevette in casa i primi rudimenti della fede e della dottrina, trasmessi a lui dalla madre Eunìce e dalla nonna Lòide (2Tm 1,5). Non sempre, però, le madri dei santi furono esemplari; molte volte furono persone comuni, con i loro limiti e difetti, come d’altronde è normale che sia.
Francesco, si sa, fu osteggiato dai genitori nel suo percorso verso Dio. La madre e il padre sognavano per lui. Secondo la Leggenda dei tre compagni, la madre, che gli aveva dato in un primo tempo il nome di Giovanni, aveva per lui una preferenza piuttosto pronunciata, ciò che non poté non generare tensioni con altri figli: quando il padre era assente, Francesco – anche se si trovava da solo a tavola con la madre – poneva sulla mensa molto più pane di quanto ve ne fosse bisogno per avere poi motivo di farne elemosina ai poveri; «la madre, che lo amava più degli altri figli, gli lasciava fare queste cose», sebbene l’osservasse con interessato stupore. Aveva un legame particolare con quel figlio e si era sempre mostrata pronta a difenderlo dalle chiacchiere malevole dei vicini. Non è insolito che una madre salvaguardi il proprio figlio dalle malelingue e neppure che instauri un legame particolare con lui; tra i due, perciò, era scattata una silenziosa complicità. È logico pure supporre che gli altri membri della famiglia si fossero accorti ormai da tempo di questo speciale rapporto: fino ad allora il padre aveva saputo stare al gioco, spendendo moltissimo per quel figlio sul quale anch’egli aveva riposto sogni di gloria.
Ma Pietro era soprattutto un uomo concreto e certe bizzarrie – perché tali dovevano sembrargli – gli erano difficili da comprendere. Francesco e la madre agivano, dunque, in piena complicità a sua insaputa: e nel loro stretto legame è da ricercare la ragione che più tardi porterà la donna a liberarlo dal luogo in cui il padre l’aveva rinchiuso. Infatti, quando il giovane, dopo il colloquio interiore con il Crocifisso nella chiesa di S. Damiano, cominciò a rendere pubblico, con gesti anche clamorosi, il suo intenso mutamento interiore, il conflitto con il padre divenne aperto, fino al punto un giorno Pietro si gettò su di lui, l’afferrò in malo modo trascinandolo a casa e lo rinchiuse in un ambiente buio tentando di piegarne la volontà, prima a parole, poi con percosse e catene. Emersero, però, altre tensioni familiari. La madre, infatti, mentre il padre era fuori, resasi conto che Francesco non si sarebbe piegato, lo liberò dalla sua prigionia consentendogli così di tornare a S. Damiano. Un gesto che produrrà un’evidente tensione tra i coniugi, come ben dimostra il fatto che, quando Pietro di Bernardone rientrò e si rese conto della situazione, scaricò la sua rabbia e «si mise a insultare la moglie», la cui complicità era venuta palesemente alla luce. Le tensioni crebbero e si giunse fino a un processo intentato dal padre nei confronti del figlio, che alla fine si denudò di ogni cosa davanti al Vescovo e ai suoi concittadini.
Dopo di allora i genitori sembrano scomparire, e di loro non si parlerà più. Credo però che tutti, Francesco, la madre, il sanguigno padre avranno portato una pena nel cuore. Come si vede, dunque, il Santo di Assisi non proveniva da una famiglia perfetta, ma da una famiglia qualsiasi, con i suoi problemi, come ce ne son tante: sua madre non era una santa, ma una donna comune, che ebbe in certi momenti il torto di stravedere per il figlio.
Francesco tuttavia, con l’aiuto di Dio, affrontò un vero percorso di riconciliazione con se stesso e con gli altri, che fece di lui una persona in tutto pacificata. La sua storia sta a testimoniare che, con l’aiuto di Dio, ognuno potrebbe fare altrettanto…
Felice Acrocca
Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it