Categorie: Italiae et Ecclesia

Mantova, al Festivaletteratura presentazione indagine Edb

ITALIANI E BIBBIA – Verrà presentata sabato prossimo, 6 settembre, al Festivaletteratura di Mantova (piazza Castello, ore 19), “Gli italiani e la Bibbia”, ricerca commissionata dalle Edizione dehoniane Bologna (Edb, che hanno pubblicato il relativo volume) per i 40 anni dalla prima traduzione italiana della Bibbia di Gerusalemme. L’indagine, curata da Ilvo Diamanti, Luigi Ceccarini, Martina Di Pierdomenico e Ludovico Gardani, è stata realizzata da Demos & Pi su un campione di 1.560 intervistati dal 19 al 23 maggio 2014. “In un Paese dove si legge poco, dove il libro eÌ, ancora, un ‘bene pregiato’, sicuramente raro”, la Bibbia – sottolinea nell’introduzione alla ricerca Ilvo Diamanti, docente e direttore scientifico di Demos & Pi – “è presente dovunque. In (quasi) tutte le famiglie. In (quasi) tutte le case. Oltre otto persone su dieci affermano di possedere in famiglia (almeno) una copia di questa ‘piccola biblioteca nata nel corso di un millennio’ (per usare le parole di papa Benedetto XVI). Naturalmente, possedere una copia della Bibbia non significa leggerla, né tantomeno conoscerla. Tuttavia essa, in Italia, non è trattata come un semplice oggetto di arredamento. O come un soprammobile. Circa due italiani su tre dicono di averla letta”.

Nessun altro libro – osserva Diamanti – “è in grado di marcare, nella stessa misura, l’identità personale e sociale degli italiani”: la Bibbia “è, sicuramente, tra gli oggetti che accompagnano maggiormente la vita quotidiana. Non solo perché sta in quasi tutte le case. Ma perché i suoi scritti, le sue parole, i suoi testi echeggiano spesso, un po’ dovunque”. E se chi crede la sente recitare nelle cerimonie religiose, soprattutto a Messa, per tutti “i versi e le parole della Bibbia risuonano, con frequenza, sui media. In televisione oppure alla radio. Oppure appaiono citati in qualche articolo, in qualche discorso sui giornali. In rubriche e spazi di contenuto religioso. E non solo. Per questo è un’opera singolare. Perché è pervasiva e, al tempo stesso, specifica”. “È, cioè, il Libro, la Biblioteca – spiega Diamanti – della civiltà ebraico-cristiana. In senso più ampio: della civilta occidentale. Come tale, conosciuto e ri-conosciuto non solo dai credenti, non solo dai praticanti, ma da tutti”, “è un’opera che attraversa il sentimento religioso e laico, il sacro e il profano”. Fonte: Agensir

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