Questi anni, sono stati il frutto di una promessa, fatta fra le breccia di sua mamma, morta quando lei era piccolina.
Mara Santangelo ha una malformazione ai piedi, fin dalla nascita, ma nonostante ciò, è riuscita a coronare il suo sogno e quello di sua madre: diventare tennista.
Questa malformazione, le causa dolori acuti ai piedi.
Fino a che un giorno, un infortunio, stronca per sempre, la sua ascesa sportiva.
Ma a Medjugorje, Mara trova luce e speranza.
Ha scritto un libro dal titolo “Te lo prometto”.
Ci racconta tutto in quest’intervista di Rita Sberna
Chi ti ha proposto questo pellegrinaggio e come è arrivata la chiamata?
Era la fine dell’anno 2009, quando io ho dovuto subire un operazione, che non mi avrebbe liberato comunque dal dolore. Perché, a causa di questa malformazione ai piedi, si è creato un altro problema che ho dovuto operare.
In quel momento così difficile, dove mi chiedevo quale potesse essere il mio futuro, se veramente avevo voglia di continuare a giocare a tennis e quale fosse la mia strada, un amico fraterno, il giornalista Paolo Brosio, mi spinse a fare questo pellegrinaggio a Medjugorje.
Era il 2 novembre del 2010, quando per la prima volta salii, nella collina delle apparizioni a Medjugorje.
Dopo una notte di veglia e di preghiera, aspettando l’apparizione, che ci sarebbe stata la mattina seguente alla veggente Mirjana.
In quella notte, per la prima volta recitai il rosario, lodai e ringraziai il Signore, per tutto quello che mi aveva dato e che io non avevo mai apprezzato.
Sentii forte la presenza di Dio, dove mi diede dei segni veramente importanti. E capii che la mia strada era un’altra.
Lasciai il tennis definitivamente, per intraprendere un percorso di fede, che mi portò a cresimarmi nell’immediato, mi accostai ad un gruppo di preghiera, una comunità di cui faccio ancora parte, fondata da Chiara Amirante, “Nuovi Orizzonti”.
Quella notte, ho riflettuto molto sulla mia vita. Mi era ritornata in mente tutta la mia vita, la solitudine e la sofferenza, non ero mai stata felice.
Avevo tutto, cioè quello che il mondo reputa sia tutto: la fama, la ricchezza, il successo, la stampa che mi ha portato sempre in alto. Però, non ero felice, La felicità l’ho incontrata recentemente a Medjugorje, è una felicità che viene solo da Dio e mi ha aiutata a curare tutte le ferite del mio passato.
Ferite dovute, alla mancanza di una madre, di non essere mai riuscita a dimostrarle l’amore che provavo nei suoi confronti, ferite dovute anche alla mancanza di un padre che era assente verso i propri figli.
Queste ferite, sono riuscita a risanarle grazie alla fede e a Dio, che oggi mi portano a testimoniare ed essere veramente felice.
Com’era prima di Medjugorje, il tuo rapporto con la fede?
Era abbastanza turbolento. Lo racconto nel mio libro all’inizio, nel momento in cui raggiungo il mio sogno, quando per la prima volta arrivo a giocare nel campo di tennis.
Inizio a sentire la prima fitta ai piedi, era un dolore lancinante che mi portò a perdere la partita.
Andai in bagno per controllare e c’era parecchio sangue, iniziai a piangere e ad imprecare contro Dio.
Il mio rapporto con il Signore era questo, lo maledicevo ogni qualvolta provavo dei dolori acuti ai miei piedi. Non lo ringraziavo mai, invece per i doni che mi ha dato nella vita.
Tu parti per la prima volta a Medjugorje e ti trovi in un pullman, con la veggente Marjia, che ha l’apparizione sul pullman?
Stavamo viaggiando dall’aeroporto fino a Medjugorje, e ci siamo fermati, perché durante il tragitto, Marjia ebbe l’apparizione.
Nel corso di questi anni, ho vissuto delle esperienze veramente forti. Ho avuto il piacere di conoscere tutti i veggenti tranne Ivanka.
Con molti di loro, ho stretto dei legami.
Per esempio, io devo molto alla veggente Vicka, perché mi ha fatto capire quanto sia importante nella vita, la sofferenza.
Ancora oggi, ho costantemente dei problemi fisici, ai piedi e alla schiena. Non maledico più il Signore, ma gli offro le mie sofferenze, come fa Vicka che è segnata da tanti dolori fisici ed ha subìto molte operazioni.
In questo pellegrinaggio, con voi c’era Ironì Spuldaro, che ha il dono della guarigione (riconosciuto dalla chiesa cattolica brasiliana). Mentre Ironì, invocava lo Spirito Santo, cos’è successo?
Di lui potrei raccontarvi tantissimi aneddoti.
Lui è un uomo molto carismatico, che ho incontrato nel mio primo pellegrinaggio a Medjugorje.
Con lui, ho avuto la possibilità di assistere a dei veri miracoli, di guarigione fisica, di conversioni. Ho avuto la possibilità di vivere delle esperienze forti, che mi hanno toccato e mi hanno fatto capire la presenza di Dio.
Come diceva Papa Giovanni Paolo II: “Quando incontri la gioia di Cristo, non puoi non irradiare gli altri di questa bella esperienza”.
E’ quello che sto cercando di fare, e vedo che tante persone ne traggono beneficio.
Nel libro che hai scritto dal titolo “Te lo prometto”, cosa vuoi trasmettere ai lettori?
Questo libro, l’ho scritto innanzitutto per mia madre. Per ricordare questa figura molto importante per me, che come ho detto in precedenza, non sono riuscita ad amare come io avrei voluto.
Poi l’ho scritto anche per raccontare la mia storia, che da giocatrice non ho mai potuto raccontare, perché al tuo avversario non puoi dirgli i tuoi dolori e i tuoi problemi. Sarebbe come fare un autogol.
Infine, l’ho scritto per essere di aiuto al prossimo, ai giovani che magari grazie alla mia storia possono avere un beneficio.
Servizio di Rita Sberna
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