“Per costruire la pace occorre tanto tempo. Non la si improvvisa mai, ma la si prepara con cura, con amore, fin nei particolari, tramite relazioni costruite con amore. Con la stessa tenerezza, una montagna di tenerezza, con cui Maria realizzò le povere fasce della grotta di Betlemme. Ma proprio quella tenerezza ha trasformato una dimora per animali in una casa luminosa, la casa di Gesù”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, monsignor GianCarlo Bregantini, nell’omelia della Messa alla conclusione della Marcia della pace, che quest’anno si è tenuta a Campobasso. Dunque, “ci vuole è pazienza infinita, per costruire la pace, giorno per giorno, fedelmente, con tenacia e caparbietà”. Da qui “l‘importanza dei piccoli passi, come in una marcia, fatta insieme ai compagni di strada. È la forza del germoglio, che ci viene dalla contemplazione del ‘piccolo’ Bambino Gesù, icona di questo Natale. Quel bambino che è nato anche lui senza documenti, lungo una strada, fuori dai controlli legali, da due genitori in precarietà, costretto poco dopo a scappare davanti alla polizia”. Questo è “il Natale, non caramelloso, ma vero, da contemplare con amore. La pace esige tempo, più tempo che spazio”. Nella pace “riceviamo ciò che veramente siamo. Ricostituire la pace nel tessuto umano e culturale significa accogliere l‘invito divino più grande: restare nell‘Amore di Dio!”.
Per il presule – ricorda l’Agenzia Sir – “il no alla guerra è il sì all’uomo! Solo chi porta la pace in mezzo al mondo è degno di essere chiamato uomo, perché egli fa del suo simile un prossimo e del suo prossimo, un fratello!”. “Eccoci così – ha aggiunto – al cuore di questa marcia: riconoscerci e vivere da fratelli, poiché siamo figli dello stesso Padre Celeste. Per noi, di Campobasso, è proprio il programma pastorale dell‘anno che viviamo! Allora sarà veramente la città della pace, per tutto il 2014! Una meta ambiziosa ma limpida, come le cime del Matese!”. Ripercorrendo i luoghi visitati nella marcia a Campobasso, monsignor Bregantini ha sottolineato che la pace “è intercessione e preghiera insistente; è scuola di fraternità già nelle aule scolastiche e nel lavoro condiviso; è risanare le nostre ferite perché divengano feritoie già in un carcere, in un passato redento; è accoglienza di tutti, per vincere la cultura dell‘indifferenza e dello scarto; è sguardo al volto di Dio e al cuore di Maria, per imparare da loro a stimare, senza permalosità negative, ogni persona”. “La pace – ha concluso – è proprio il mondo che attende di attuarsi. Però l‘apice della sua realizzazione è e rimane sempre la persona, come ci ha insegnato lo studio accurato della Pacem in Terris”
“Un rinnovato impegno nella costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sull’amore e sulla giustizia, fuggendo dalla globalizzazione dell’indifferenza, che fa abituare alla sofferenza dell’altro e induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli”. Con questo messaggio Papa Francesco è voluto essere presente alla 46.ma Marcia per la pace sul tema “La Fraternità, fondamento e via per la pace”, che si è svolta ieri sera a Campobasso
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