Zaino in spalla lungo le strade che conducono “Alla porta del cielo”. È questo l’obiettivo, e il titolo, della 34.ma Marcia Francescana che vede molte centinaia di giovani di varie parti d’Italia diretti a tappe verso Assisi, all’appuntamento con la Festa del Perdono del 2 agosto.
Una festa che ben si inserisce nel più grande alveo del Giubileo della Misericordia: lo stesso Papa Francesco sarà in visita ad Assisi il 4 agosto. Alessandro De Carolis per Radio Vaticana ne parla con uno dei religiosi presenti alla Marcia, padre Fabio Nardelli:
R. – La Marcia francescana avviene in concomitanza con l’ottavo centenario del Perdono di Assisi alla Porziuncola: 800 anni fa, nel 1216, San Francesco chiese l’indulgenza per tutti i pellegrini. Il tema è proprio questo: camminare avendo come compagna di viaggio la Vergine Maria, la “Porta del Cielo”, che ci accoglierà il primo agosto alla Porziuncola.
D. – Quest’anno l’itinerario della Marcia, che punta alla Festa del Perdono di San Francesco, cade nell’anno in cui si celebra la Misericordia voluta da Papa Francesco che tra pochi giorni sarà ad Assisi con voi. Che sapore ha per la comunità francescana questa coincidenza di spirito e, direi, anche di nomi?
R. – Sicuramente, per noi Francescani che accompagniamo i giovani ha un sapore del tutto particolare, perché proprio quest’anno parleremo dei vari incontri he Gesù fa portando la misericordia: l’incontro alla porta del Sepolcro, alla porta della tomba vuota, alla porta del tempio… Sempre, ogni giorno, i giovani saranno invitati a riflettere su un passo della Bolla di indizione dell’anno giubilare di Papa Francesco, la “Misericordiae vultus”, e a meditare su un aspetto della misericordia. Quindi, sia per i giovani che per noi diventa un’attesa e una coincidenza di nome e di spirito, perché la misericordia è proprio questo abbraccio, come diceva Papa Francesco in qualche omelia ultimamente. L’abbraccio è proprio il segno concreto di Dio che ti viene incontro. Il giovane marciatore sperimenterà proprio questo durante il cammino, che a volte sarà faticoso, durante il Sacramento della Riconciliazione che celebreremo tutti insieme il 29 luglio in una tappa della nostra marcia e il primo agosto entrando alla Porziuncola, ricevendo l’indulgenza plenaria e l’abbraccio saramentale di Dio Padre.
D. – Voi definite la Marcia francescana “un viaggio a piedi” non solo attraverso l’Italia ma anche dentro, ciascuno, il proprio cuore. Il pellegrinaggio è un formula affascinante per i giovani?
R. – Sì, la marcia è un pellegrinaggio e penso sia metafora della vita, non solo camminare nelle strade dell’Umbria. Quest’anno, i giovani percorreranno 160 km attraverso delle tappe, ma non è solo un itinerario fisico: è un itinerario del cuore, nelle profondità. E quindi camminare nelle strade dell’Umbria, ma camminare nelle strade della vita, per il giovane vuol dire fermarsi, riconoscere la propria condizione di creatura e alzare lo sguardo verso Dio Padre, che è il Creatore e che ci attende lì alla Porziuncola il primo agosto.
D. – Nel giorno del Perdono verrà alimentata, come ormai da antica tradizione, la lampada che arde accanto alla tomba di San Francesco. Che cosa della fiamma del suo carisma attraversa i secoli senza mai spegnersi?
R. – L’intuizione di San Francesco è sempre stata molto semplice, molto originaria: seguire Gesù Cristo amando e ascoltando il Vangelo. Noi accogliamo circa 20 mila giovani durante un anno provenienti da tutte le parti d’Italia: quello che passa ancora dell’esperienza di Francesco è questo vivere il Vangelo sine glossa, come diceva Francesco. Vivere il Vangelo totalmente, radicalmente. La seconda cosa che ancora resta di Francesco è la bellezza della fraternità, il poter condividere con i fratelli questa esperienza di grazia, di luce, di vita nuova. La terza caratteristica ancora viva di Francesco è l’amore alla Chiesa. Credo che questo aspetto quest’anno sarà ancora più calcato durante il percorso, nel prepararci ad accogliere Papa Francesco il 4 agosto. Sarà proprio questo segno della Chiesa che ancora una volta viene incontro, ancora una volta si fa viva, presente attraverso il vicario di Cristo in terra.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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