Se mai ti accadesse, o cristiano lettore, di entrare nella chiesa dedicata a MARIA AUSILIATRICE, non potrai a meno di sentirti compreso da ammirazione rimirando un edilizio appena dà alcuni anni consacrato al divin culto e già ornato di voti che a più centinaia stanno appesi alle mura. Ciascuno di essi ricorda che un divoto di Maria in qualche sciagura ricorse a Lei, e, per sua intercessione ha ricevuto conforto ne’suoi mali. Ma che diremo di tanta povera gente che ottenne favori segnalati, e che non può offerire altro al Signore che la gratitudine e la preghiera? Che diremo delle molte grazie spirituali, di cui non si suole dare segno esterno?
Molti di quelli che hanno ottenuto grazie particolari da Maria Ausiliatrice per giusti motivi non amano che il loro nome sia conosciuto, specialmente se le grazie sono spirituali che ne formano il maggior numero. Ma niuno deve dispensarsi dai doveri di gratitudine verso la sua Celeste Benefattrice. Questi doveri si possono compiere in due modi: col raccontare ad altri la grazia ottenuta, o promuovere con altro mezzo la divozione verso di questa nostra Madre. Ciò servirà ad altri di eccitamento a fare ricorso a Maria nelle loro necessità, mentre apriranno per loro stessi la strada a conseguire nuovi favori, grazie ancora più segnalate. Ma a tutti è poi caldamente raccomandato di compiere le promesse fatte. Le preghiere, le mortificazioni. le confessioni e le comunioni, le opere di carità promesse siano puntualmente compiute: displicet, dice lo Spirito Santo, displieet enim Deo infidelis, et stolta promissio; a Dio dispiace la stolta ed infedele promessa.
Si è più volte verificato che la mancanza di fedeltà alle fatte promesse tornò d’impedimento a conseguire la grazia sospirata, e talvolta fu rivocato il favore già ottenuto. Due onorate famiglie desideravano di avere figliuolanza che le rallegrasse ed ereditasse le sostanze paterne. Dio le esaudì; ma nella loro contentezza dimenticarono le preghiere, le pratiche religiose, ed una opera di carità che avevano promesso. Dio volle in modo terribile dimostrare quanto gli dispiaccia la promessa infedele. Ambidue i fanciulli morirono prima che toccassero i dodici mesi, lasciando quelle famiglie nella massima costernazione. Ad altri ritornarono i medesimi malanni od anche peggiori. Cercatane la cagione, si trovò che erano state trascurate le obbligazioni assuntesi.
È bene anche qui di notare che Iddio concede le grazie richieste in varie misure. Talvolta bisogna pregare lungo tempo, e la sola perseveranza ottiene. Alle volte si ottiene la totale liberazione da un male; altre volte il male non peggiora, o cessa totalmente, o ne è mitigata l’intensità; oppure ci vien datala rassegnazione ai divini voleri; o finalmente Dio ci libera da altri mali, oppure ci cangia il favore temporale in favore spirituale che ridondi a bene eterno dell’anima. In tutti questi casi la nostra preghiera, portata dalla Santa Vergine al trono dell’Altissimo, fu esaudita, e noi le dobbiamo professare la più viva gratitudine e compiere le fatte promesso. Così facendo siamo certi, come ci assicura il Vangelo, di essere` esauditi: Qui petit; accipit; le nostre preghiere non sa, ranno mai senza frutto.
Mornese è un paesello della diocesi di Acqui, provincia di Alessandria, di circa mille abitanti. Questo paese, come tanti altri, era trista mente travagliato dalla crittogama, che da oltre venti anni divorava quasi tutto il raccolto dell’uva che ne è la ricchezza principale. si erano già usati altri ed altri specifici per allontanare quel malanno, ma inutilmente. Quando si sparge la voce che alcuni contadini dei paesi confinanti, avendo promesso una parte del frutto dei loro vigneti per la continuazione dei lavori della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in. Torino, furono maravigliosamente favoriti ed ebbero uva in abbondanza. Mossi i Mornesini dalla speranza di migliore raccolto e’ più ancora animati dal pensiero di concorrere ad un’opera di religione, determinarono di offerire per questo scopo la decima parte delle loro vendemmie. La protezione della santa Vergine si fece sentire tra essi in modo veramente pietoso. Ebbero l’abbondanza dei tempi più felici, e furono ben lieti di poter scrupolosamente offerire in genere o in danaro quanto avevano promesso. E nell’occasione che il direttore dei lavori di quella chiesa, invitato a Mornese per raccogliere le offerte, si portò cola, vi fu una festa di vera gioia e di pubblica esultanza.
Ma i loro cuori non sembravano paghi se non avessero dato un pubblico segno di divozione, venendo a ringràziare la Celeste loro benefattrice nel nuovo tempio che stava per essere a lei consacrato in Torino. Pertanto in numero di quaranta padri o capi di famiglia con alla testa il sindaco ed un sacerdote che rappresentava il parroco, percorsero un settanta miglia di cammino per venire quali ambasciatori a portare i comuni ossequii a Maria. La loro comparsa in Torino destò non poca maraviglia. Alcuni avevano in capo un berretto rosso ed alto; altri un cappello a larghe falde; altri erano vestiti con brachette, con farsetti od abiti all’antica, tutti eccitavano viva curiosità di sapere chi eglino fossero. Ma chi lo crederebbe? Ognuno parlava, rispondeva in modo cortese e garbato come uomo di scienza e di compiuta educazione.
Il sacerdote D. Domenico Pestarino, di felice memoria, che loro aveva tenuto compagnia, si fece interprete del pensiero di tutti ed in presenza di rispettabili ed autorevoli personaggi tenne questo discorso. «Non vi rechi maraviglia, o signori, il vedere qua raccolti questi rappresentanti del popolo di Mornese. Se non ne fossero, stati impediti dai lavori campestri forse sarebbero venuti tutti. Essi adunque fanno le veci di quanti rimasero alle loro case. Scopo nostro è di ringraziare la Santa Vergine Ausiliatrice dei benefizi ricevuti. Maria per noi è un gran nome, ascoltate. Due anni or sono, molti giovani del nostro paese dovendo andare alla guerra, si posero tutti sotto la protezione della S. Vergine mettendosi per lo più in collo la medaglia di Maria Ausiliatrice. Andarono, affrontarono coraggiosamente ogni sorta di pericoli, ma niuno rimase vittima di quel flagello del Signore. Inoltre ne’paesi vicini fe’strage la grandine, la siccità ed il colèra morbus, e noi ne fummo affatto risparmiati. Benedetti dal Signore e protetti dalla Santa Vergine, l’anno scorso abbiamo avuto abbondanti vendemmie quali dà molti anni non si erano più vedute.
«In questo anno poi avvenne cosa che pare incredibile a quegli stessi che ne furono testimoni. Una grandine densa e grossa cadde su tutto il nostro territorio, e noi ci pensavamo che il raccolto fosse totalmente distrutto. In tutte le case, da tutte le bocche si invocava il nome di Maria Ausiliatrice; ma continuando la grandine oltre a quindici minuti, imbiancò il terreno come fa la neve quando lungamente cade nella invernale stagione. A caso trovaronsi là alcuni forastieri e al mirare la costernazione che appariva a tutti in volto: – Andate, dicevano con malignità, andate da Maria Ausiliatrice, che vi restituisca quanto ha portato via la grandine – Non parlate così, loro rispose uno con senno: Maria ci aiutò l’anno scorso, e perciò le siamo riconoscenti; se quest’anno continua i suoi favori avrà un motivo di più alla nostra gratitudine. Ma se Dio ci trovasse degni di castigo, noi diremo col santo Giobbe: Dio ha dato, Dio ha tolto, sia. sempre benedetto il suo santo nome. – Mentre facevansi tali discorsi sulla pubblica piazza, appena cessata la grandine, giunse uno dei principali possidenti del paese tutto ansante e gridando ad alta voce: – Amici e fratelli, non affannatevi, la grandine copri le nostre terre, ma non fece alcun danno. Venite e andiamo a vedere quanto sia grande la bontà del Signore.
«Immaginatevi con quale premura ognuno corse a vedere i suoi campi, i suoi prati, le sue vigne che racchiudevano i tesori e le risorse di ciascuna famiglia. Ognuno trovò vero quanto l’amico aveva riferito, sicchè in tutto il paese ogni bocca esaltava il nome della Santa Vergine aiuto dei cristiani. (Io stesso, disse uno di essi interompendo D. Pestarino, io stesso, in un mio campo, ho veduto la grandine intorno alle piante di meliga che faceva una specie di riva; ma le piante non avevano sofferto alcun guasto.) E voce comune, continuò il prelodato sacerdote, che la grandine non solo non abbia fatto alcun male alle campagne, ma anzi abbia fatto del bene; perciocchè ci liberò dalla siccità che minacciava le nostre terre. Dopo tanti segni di benedizione, forsechè vi sarà un mornesino che non cerchi di professare la più sentita riconoscenza a Maria? Finchè noi vivremo, conserveremo cara memoria di tanti favori e ci tornerà sempre della più grande consolazione ogni volta che potremo venire in questa chiesa a portare l’obolo della riconoscenza ed innalzare una preghiera di gratitudine alla divina bontà.» Fin qui il sacerdote di Mornese.
Que’divoti ambasciatori compierono la loro missione in maniera del tutto edificante. Si accostarono al santo Sacramento della Confessione e della Comunione, presero parte a tutte le pratiche religiose che si compirono il 13, 14 e 15 giugno, e a mezzogiorno del 15 si raccolsero tutti insieme, e lasciando tra noi un luminoso esempio di religiosa e buona educazione, coll’allegria nel cuore e col riso sulle labbra, ritornarono in seno alle loro famiglie.
Fonte: http://www.donboscosanto.eu
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