Elisabetta anziana, sterile.
Ha avuto la sua gioia.
Ha avuto tolta la sua vergogna.
Ha avuto il suo bambino.
E ora sceglie il nome.
Un nome inaspettato per una vita inaspettata.
È inutile chiedere conferme, permessi.
Zaccaria dice si.
Scrive il nome e la tavoletta si incide e la bocca si apre.
Giovanni, benedizione di Dio.
Ma perché anche la gioia deve stare dentro le regole?
È nato.
È nato inaspettato.
Avrà un nome inaspettato.
Che importa che sia un nome nuovo?
È una storia nuova.
Inizia una storia nuova.
Una storia di si, di Amen.
Una storia che scioglie la lingua.
Che fa cantare.
Che fa benedire.
Perché spaventarsi?
Perché borbottare?
Custodiamo lo stupore, la meraviglia.
Prendiamoci la gioia di questo dono, di questa vita, di ogni vita.
Quante volte la gioia mi ha chiuso la bocca invece di aprirla?
Troppe.
Voglio imparare da Elisabetta.
A credere l’impossibile.
Ad aspettare l’impossibile.
A far nascere la vita che non era possibile, che non era più tempo.
Voglio imparare da Elisabetta.
A scegliere io il nome della mia felicità, della mia vita.
Voglio imparare da Zaccaria ad obbedire.
A sciogliere la lingua solo per lodarti.
Voglio imparare da tutti.
A custodire.
A meravigliarmi.
Voglio smettere di fare domande.
E cominciare a godere le risposte.
Di Don Mauro Leonardi
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