Caritas et Veritas

Martedì della terza settimana di Quaresima. La preghiera: ‘Sei entrato nella mia vita, Signore Gesù, col tuo amore’

Meditando i Vangeli si arriva alla conoscenza del Gesù storico. Potrebbe anche sembrare una figura mitica per la grandezza delle opere da lui compiute.

Egli non si pose contro le usanze umane mosso da desiderio di primeggiare o di distinguersi per vanagloria. Era diverso dagli altri. Ancora oggi continua ad insegnarci un modo diverso di agire, di pensare, di giudicare, di vivere.

Incantevole, per esempio, è il suo comportamento con la donna colta in adulterio. La legge, quella degli uomini costruita anche su pseudo convinzioni religiose, prescriveva la condanna alla lapidazione. Gli accusatori non se ne facevano uno scrupolo anche perché volevano osservare il comportamento di quel profeta che parlava ed agiva in maniera diversa. Volevano trovare capi d’accusa contro di lui. Gesù, con dignità e forza, si chinò per terra ed esortò chiunque non avesse peccato a scagliare la prima pietra.

La domanda che ci facciamo oggi non è sulla ipocrisia degli accusatori o sulla bontà di Gesù. La domanda la rivolgiamo a noi stessi. Qualcuno crede di appartenere alla categoria degli impeccabili? Chi può dirsi giusto davanti a Dio? Chi può proclamarsi innocente? Chi non ha da arrossire per le sue manchevolezze?

II Signore Gesù non è venuto per condannare. Egli è salvezza universale. Tutti egli perdona, salva, redime. Si china per terra, tocca la nostra debolezza estrema e poi ci ripete: “Io non ti condanno. Ma va’ e non peccare più”.

Chiunque vuole amare come egli ha amato deve imparare a perdonare sempre e tutti.

Sei entrato nella mia vita, Signore Gesù, col tuo amore. Fa’ che io entri nella tua, col mio amore.

Parole per la Quaresima: Donarsi

DALLA PAURA AL CORAGGIO

Parola di Dio
A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: “Signore, abbia pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.” Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. (Mt 18,23-27)

Riflessione
La paura è l’arma più forte di cui dispone il potere della morte. L’oppressione, l’ingiustizia, la menzogna riescono a perpetuarsi e a distruggere la vita di interi popoli perché gli uomini hanno paura. Anche nella Chiesa c’è ancora tanta paura. Non manca spesso il coraggio di dire la verità e di manifestare il proprio parere? Gesù ha raccomandato, “Non dovete avere paura” (Mt 10,16).

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