Massimo Giletti racconta al settimanale Maria con te (29 giugno) come è nata la sua profonda fede, e in particolare la devozione alla Madonna di Lourdes.
«Sono andato a Lourdes per la prima volta quando avevo 10 anni con mia madre e mia nonna – dice Giletti – Rimasi subito colpito dal quel luogo (..) Non esiste un luogo ideale, la Madonna la puoi trovare ovunque. Certo a Lourdes è tutto più facile, ti conduce in uno stato di immediata serenità, ma è nella vita quotidiana che bisogna portare quello che lì hai vissuto».
In treno con i malati
Giletti c’è stato come volontario, all’inizio con l’Unitalsi poi con l’Oftal. «Nella mia vita – prosegue – ho fatto trenta viaggi a Lourdes. Ho avuto tanti contatti diretti con i malati, lavorando nelle piscine e, per i primi venti anni, andando anche in treno con loro».
L’unico rammarico
L’ex conduttore de “L’Arena” ha però un grande rammarico, non essere riuscito a convincere la Rai a organizzare una diretta da Lourdes: «In Rai ho provato in tutti i modi a proporre un grande evento che potesse mostrare Lourdes, ma non ci sono mai riuscito, malgrado tutti i programmi che ho condotto abbiano avuto sempre successo. Mi interessava raccontare il messaggio di Maria con diversi linguaggi e pensavo di essere abbastanza titolato per farlo visto che a Lourdes ci vado spesso» (Fan Page, 29 giugno).
La lezione di nonna Bianca Maria
«Era presidente della San Vincenzo e a un certo punto mi ha detto ‘è ora che tu inizi a conoscere degli invisibili, cioè quelli che noi borghesi facciamo finta di non vedere’. Ero cresciuto in un ambiente dorato, ma lei mi portava con sé con la sua cassetta azzurra a dare dei soldi ai poveri che vivevano nelle soffitte. È lì che ho imparato, iniziando a sviluppare la sensibilità verso gli ultimi».
Il supporto di Don Primo Zanotti
Giletti ricorda anche un altro aspetto che pochi conoscono. E cioè di avere iniziato ad avvicinarsi al mondo ecclesiastico fin da giovanissimo.
Cresciuto tra Torino e una villa in campagna a Biella, il giornalista viene da una famiglia borghese che lo avrebbe spinto a guardarsi intorno fin dall’inizio e ad aiutare quanti non vivevano la sua stessa condizione di privilegiato. Lui stesso, per motivi diversi, sarebbe stato costretto a vivere non poche difficoltà da giovanissimo:
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«Ho iniziato a fare il chierichetto con i miei fratelli maggiori, sotto la guida di un sacerdote eccezionale, don Primo Zanotti. All’inizio del suo ministero sacerdotale non aveva ancora una chiesa (l’avrebbe costruita mio bisnonno Anselmo Giletti) e viveva in una dependance della nostra villa. Con la semplicità di un parroco di campagna riusciva a dare consigli veri e mi ha aiutato nei momenti difficili della mia vita, che purtroppo ci sono stati, anche nell’infanzia. Ero affetto da una forma grave di scoliosi e dai sette anni fino ai sedici ho dovuto portare corsetti, busti in gesso ed essere ricoverato più volte in ospedale. Per un bambino prima e un adolescente poi non è stata un’esperienza facile, ma le fatiche di quel periodo mi hanno poi temprato per il futuro».
Fonte it.aleteia.org/Gelsomino del Guercio
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