È risuonata la campana della pace, questa sera al vecchio Arsenale militare trasformato dal Sermig (Servizio Missionario Giovani) in Arsenale della pace.
Nei vecchi padiglioni, dove cento anni fa venivano costruite le armi della prima Guerra mondiale, è stata celebrata la Giornata del Perdono fra testimonianze e riflessioni. Il presidente della Repubblica ha risposto alle domande dei giovani del Sermig.
“La presenza del presidente della Repubblica ci emoziona”, ha detto nel pomeriggio Ernesto Olivero, fondatore del Sermig. “L’Arsenale della Pace – ha spiegato- è la testimonianza concreta che è possibile rispondere al male con il bene, un messaggio di speranza di fronte alle mille e mille guerre di oggi, ai 100mila morti di fame ogni giorno, ai milioni di donne, uomini e bambini in fuga dalla loro terra, alle mille e mille ingiustizie. Con il presidente diremo che senza perdono non c’è pace e senza pace non c’è futuro”.
La campana del perdono (clicca qui per vedere il PDF)
L’arrivo di Mattarella al Sermig
Un lungo applauso ha salutato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al suo arrivo all’Arsenale della pace dove si intratterrà in dialogo con i giovani del Sermig. Ad accogliere Mattarella un gruppo di bambini e ragazzi dell’Arsenale della piazza un progetto del Sermig realizzato per i bambini e le famiglie del quartiere che è su un’area ad alta concentrazione multietnica.
L’Europa e i profughi
L’Europa deve essere accogliente nei confronti degli immigrati che fuggono dalle guerre e dalle carestie perchè “non può non essere all’altezza dei suoi valori” e non può “tradire se stessa”. Così Sergio Mattarella, rispondendo alle domande dei ragazzi del Sermig sull’immigrazione. “Bisogna accogliere chi fugge da guerre e carestie e se vogliamo evitare fenomeni ingovernabili nel futuro dobbiamo aiutare i Paesi che sono in condizioni di difficoltà. Se non lo faremo avremo immigrazioni imponenti”. Mattarella ha sollecitato a ragionare “con la testa e con il cuore, non solo con l’istinto”.
La democrazia si esporta con l’esempio
“La prima strada per esportare la democrazia è l’esempio, come accogliere quelli che fuggono”. Ha detto il Presidente Mattarella. Secondo il capo dello Stato sono tre le strade da perseguire: “Salvare vite umane, combattere i trafficanti di vite e contribuire per migliorare le condizioni dei migranti nei loro Paesi”.
Il dolore, un modo per superarlo
Davanti a un dolore della vita bisogna superare il rancore ed aprirsi alla solidarietà. Sergio Mattarella risponde a una domanda di un giovane del Sermig che gli chiede come abbia superato il dolore per l’assassinio di suo fratello. “Non credo di essere un esempio – risponde il capo dello Stato – ma posso dire che mi è sempre parso naturale oltre che giusto rispondere al dolore scegliendo di impegnarsi nella vita, evitando di chiudermi in me stesso, nel rancore e nell’isolamento. È sempre giusto aprirsi anche se l’istinto spinge al risentimento. Ma cosa sarebbe un mondo fatto solo da rancori per grandi e piccoli risentimenti? Bisogna riflettere e far maturare la coscienza e aprirsi per cercare gli altri. Questo spinge alla solidarietà e consente di vivere in modo più gratificante”.
No alla corruzione
“Ognuno cominci a riflettere su se stesso”. Lo ha detto ancora Mattarella sempre rispondendo alle domande dei ragazzi sul tema della corruzione. Secondo il capo dello Stato é fondamentale guardare a se stessi e capire quali sono gli errori che si fanno nel quotidiano perché troppo spesso si punta il dito su ciò che fanno gli altri senza accorgersi che si ha lo stesso comportamento.
“I corruttori sono i peggiori peccatori, lo ha scritto Papa Francesco prima di diventare arcivescovo di Buenos Aires. Parole di fuoco che condivido – Ha continuato Mattarella -. La corruzione è un fenomeno che avvertiamo diffuso, credo che ognuno di noi debba riflettere sul proprio operato. Dobbiamo pensare criticamente a quello che facciamo, ricordare che oltre ai diritti abbiamo dei doveri”.
Il rapporto tra le generazioni
“Fatevi sentire, imponete i vostri temi agli adulti”. Così il Presidente ha risposto ad alcuni ragazzi che hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù . “Perchè gli adulti non raccolgono con più prontezza i messaggi dei giovani? Non ho una risposta definitiva – ammette il capo dello Stato – gli adulti dovrebbero correggere questo atteggiamento di abitudine alle cose che vanno male e ascoltare quando voi date messaggi positivi. Insomma, il mio consiglio è di fare sentire il vostro punto di vista. Fatevi sentire”.
Il primo rintocco della campana del perdono
Il primo rintocco della campana del perdono, donata da L’Aquila al Sermig di Torino, è stato concesso oggi al presidente della Repubblica Mattarella. A seguirlo l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e altre persone che hanno dedicato il suono ai giovani, agli adulti e a tutti. Mattarella ha detto di voler dedicare il suo della campana a “un’occasione di servizio, per costruire insieme, ognuno nel suo lavoro, il bene comune”.
I Presidenti al Sermig
Mattarella è stato al Sermig sulla scia dei suoi predecessori che hanno visitato questa realtà, capace di promuovere oltre 3mila progetti di sviluppo per 140 nazioni del mondo.
Il primo capo di Stato ad entrare nell’Arsenale della Pace fu Sandro Pertini, che lo inaugurò nel 1984. Poi, Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, fino a Giorgio Napolitano, in visita al Sermig in occasione dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
L’Arsenale della Pace è la sede del Sermig dal 2 agosto del 1983. “All’epoca era un rudere – raccontano quelli che vivono ogni giorno la realtà del progetto – trasformato in casa di pace dal lavoro gratuito di migliaia di giovani e adulti. Oggi, è un monastero metropolitano in cui vive la Fraternità della Speranza, una casa aperta 24 ore su 24 per chi vuole cambiare, chi non ha un posto per la notte, chi vuole cercare il senso della vita. Con un’attenzione particolare ai giovani, che qui si incontrano, partecipano a settimane di formazione, si mettono a servizio dei più poveri”.
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A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire