È la famiglia che «in questi anni difficili ha svolto un prezioso compito di “ammortizzatore sociale”». Per questo «da tempo si sottolinea l’opportunità di attuare politiche dirette ed esplicite per promuovere la famiglia, soggetto sociale di primario interesse pubblico», per porla «al centro delle politiche sociali».
È un richiamo netto alla politica e alle sue ineludibili responsabilità l’appello del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella si rivolge ai legislatori e agli amministratori della cosa pubblica nel suo lungo messaggio al Forum delle associazioni familiari.
L’occasione è il convegno per la XXI Giornata internazionale della famiglia, proclamata nel ’94 dall’Onu. E all’appuntamento del cartello di 47 associazioni nazionali di ispirazioni cattolica non fa mancare il suo sostegno il segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino. La politica può e deve fare molto: «Per essere in linea con lo standard europeo – ricorda il presidente del Forum Francesco Belletti – alle politiche familiari nel nostro Paese mancano tra i 15 e i 17 miliardi di euro».
Per Sergio Mattarella la ricorrenza è dunque «occasione per svolgere una riflessione approfondita sullo stato di salute delle famiglie italiane sulle quali è scaricato notevolmente il peso della crisi economica e occupazionale».
Poi ribadisce che «la Costituzione italiana indica la famiglia come “società naturale” e ne fa un soggetto di diritti e un destinatario di specifiche tutele sul piano economico, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Il presidente non può non constatare che «la famiglia, facendosi spesso carico di insufficienze da parte dei pubblici servizi, fornisce un contributo decisivo alla società italiana» in materia «di assistenza, di accoglienza, di educazione, di integrazione e, persino, di coesione sociale».
Perché proprio «nelle periferie esistenziali del nostro Paese, laddove le relazioni sociali appaiono sempre più sfilacciate, spesso la rete familiare costituisce l’unica presenza significativa». Ecco dunque «l’opportunità di attuare politiche dirette ed esplicite per promuovere la famiglia, soggetto sociale di primario interesse pubblico».
In questo il Forum ha un ruolo fondamentale di stimolo e proposizione. Il segretario generale della Cei invita la rete organizzata dell’associazionismo a evitare «battaglie di retroguardia o esclusivamente difensive che, a torto o a ragione, finiscono per essere liquidate quali espressioni ideologiche». Purtroppo «di ideologia grondano anche molte delle altrui posizioni – constata amaramente il vescovo – di quanti in maniera poco onesta e rispettosa della realtà sono pronti a imporci le loro decisioni in nome di un’idea di pluralismo e di laicità male interpretata».
Eppure oggi c’è ancora «tanta fame di famiglia», nella «fatica dei giovani di costruirsene una», nella «impossibilità di accedere a un mutuo per la casa», nella «difficoltà di conciliare i tempi della famiglia e del lavoro», con «un fisco lontano da qualunque criterio familiare». Dunque è «sterile arroccarsi in difesa: la famiglia necessita semmai di essere proposta e raccontata». Perché «non è ammissibile che chi ha una famiglia debba chiedere scusa di esistere». Questa dovrà essere «la “revisione”, una sorta di “tagliando” per la libera e feconda circolazione del Forum».
Nonostante tanti anni di impegno, il percorso è ancora in salita. Basta guardare all’Europa, spesso tirata in ballo a corrente alternata: «Se si confronta la percentuale di Pil investito nelle politiche per la famiglia – fa notare il presidente del Forum – l’Italia presenta uno spread rispetto alla media europea di un punto percentuale: noi spendiamo l’1,4% mentre l’Europa in media dedica il 2,4%». La differenza sono tra i 15 e i 17 miliardi che «mancano alle politiche della casa, al sostegno diretto ai nuclei con figli, alle politiche per il lavoro giovanile», al sostegno agli anziani non autosufficienti che per i tre quarti sono curati in famiglia.
Una spesa insostenibile per lo Stato? «Un Paese che riduce la spesa a sostegno della famiglia si impoverisce anche economicamente», fa notare l’economista Luigino Bruni: «L’Europa ha il 40% della spesa per il welfare, una percentuale che è alla radice anche del 20% del Pil: le spese a sostegno della famiglia, e quindi di scuola e sanità, sono investimenti prima che costi».
Sulla famiglia insomma la politica “cambi verso”. E Belletti sollecita il governo a convocare la III Conferenza nazionale sulla famiglia. Dal sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali Franca Biondelli arriva l’assicurazione che al più presto sarà resa nota la data.
Di Luca Liverani per Avvenire