Quanto l’hanno desiderata la loro chiesa! Non solo per l’orgoglio paesano di averne una, ma soprattutto per la necessità di avere una vera chiesa dove pregare.
La prima, era stata costruita nel 1877 ed era diventata inagibile nell’arco di una quarantina di anni, perché era stata costruita su di un suolo carsico, con dei vuoti sotto lo strato roccioso.
In breve, in seguito al movimento del fondo roccioso e ad un terremoto, le pareti della chiesa si aprirono delle crepe ben evidenti, rendendola inagibile.
La povertà economica della gente non permise la ricostruzione. Poi ci fu la seconda guerra mondiale e l’avvento del comunismo, che non ne permisero la ricostruzione.
Solo negli anni sessanta viene ripresa con più lena la ricostruzione, seguendo il progetto fatto nel 1934.
Una svolta importante avvenne con gli accordi tra la Santa Sede e il governo jugoslavo. Il 25 giugno 1966 venne firmato un protocollo tra le parti, dove venivano ristabiliti i rapporti diplomatici e i princìpi ispiratori delle reciproche relazioni.
Era appena terminato il Concilio Vaticano II°, e il Papa Paolo VI° mirava ad assicurare il rispetto dei diritti e della legittima libertà della Chiesa, attraverso specifiche convenzioni.
La Chiesa di Paolo VI° non chiedeva privilegi, nemmeno li concedeva, e nemmeno ambiva a recuperare la “potenza temporale” e i relativi vantaggi avuti nel passato.
Essa chiedeva che venisse garantita quella libertà ecclesiastica che il Concilio rivendicava come principio fondamentale delle relazioni con la pubblica potestà.
Probabilmente questi accordi permisero una ripresa e conclusione della costruzione della chiesa di Medjugorje e di altre chiese in Jugoslavia.
Desideriamo farvi notare la data degli accordi: era il 25 giugno. Quindici anni più tardi, lo stesso giorno, iniziavano le apparizioni a Medjugorje.
Una ulteriore osservazione ci viene da fare: ci volle molto tempo per costruire la chiesa, e molti sforzi, perché non avevano soldi per affidarne la costruzione ad un’impresa edile.
Molti lavori furono fatti dai frati e dai pochi volontari, perché gli uomini emigravano quasi tutti all’estero.
Chi restava, era impegnato nei lavori dei campi. E chi non ce la faceva ad aiutare con i soldi o con la fatica delle mani, provvedeva con la preghiera: rosario dopo rosario, le preghiere accompagnavano la crescita della Casa di Dio.
Ognuno a modo suo, come poteva, contribuiva. Il Signore non dimenticò quella popolazione. Ed ora, quella chiesa costruita inizialmente troppo grande per i pochi abitanti e per le risorse economiche di quella gente, non basta più a contenere le migliaia di fedeli che arrivano da tutto il mondo.
LA PREGHIERA COSTRUISCE
Oggi, nel giorno che ricorda i 50 anni della dedicazione della chiesa di Medjugorje, vogliamo ringraziare le tante persone sconosciute del paese che pregarono, offrirono i loro sacrifici, e i ragazzini, le Suore, i frati che si adoperarono, con pochi mezzi, per costruire quella chiesa, dove il Signore riscalda e rinnova tanti cuori.
Vogliamo riconoscere che anche le preghiere costruiscono. Se non si partecipa direttamente alla costruzione della chiesa come edificio, effettivamente si partecipa alla costruzione di una comunità convinta, grata a Dio, piena di fede e di amore per Lui e per ogni persona di questa terra.
“Cercate di comprendere che la chiesa è la casa di Dio, il luogo dove io vi riunisco e desidero mostrarvi la strada che conduce a Dio… Le chiese sono degne di rispetto e consacrate, perché Dio – che si è fatto uomo – sta dentro di esse giorno e notte”.
(MESSAGGIO DEL 25 aprile 1988)
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