La diocesi di Roma ha avviato, il processo di beatificazione per Chiara Corbella Petrillo, la giovane che scelse di non curarsi dal cancro, per non far correre alcun pericolo al figlio che aveva in grembo. La storia di Chiara, è quella di tante donne messe alla prova dalla vita. La sua malattia, il pericolo di perdere il suo bambino, erano croci molto grandi da portare ma, la sua grande fede, le ha alleggerito questi enormi pesi. Quando Chiara muore il 13 giugno 2012, verso le otto del mattino, Enrico le chiede: «Amore mio, ma davvero il giogo del Signore è dolce?». Respirava e parlava a fatica, ma con un gran sorriso rispose al marito: «Sì, Enrico, molto dolce Poco dopo andò alla casa del Signore».
La giovane coppia aveva perso già due bambini. Negli appunti di Chiara fu trovata questa frase: “Nel matrimonio il Signore ha voluto donarci dei figli speciali: ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita, ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e una gioia sconvolgente”. Parole che solo una grande fede, permette di pronunciare e quella di Chiare era una fede nel Signore veramente senza fine.
Dopo sei anni dalla morte, la Chiesa ha potuto avviare, secondo la legge canonica, il processo della sua beatificazione. Si legge nelle “Note Circa la procedura canonica delle Cause di Beatificazione” che: “Per iniziare una Causa occorre che passino almeno 5 anni dalla morte del candidato. Ciò per consentire maggior equilibrio ed obiettività nella valutazione del caso e per far decantare le emozioni del momento. Tra la gente deve essere chiara la convinzione circa la sua santità (fama sanctitas) e circa l’efficacia della sua intercessione presso il Signore (fama signorum).
”La fama di santa, Chiara l’ha avuta già quando era in vita. Nello stesso momento in cui scelse di portare avanti la gravidanza andando incontro alla morte.
Nell’Editto pubblicato dalla diocesi di Roma che dà il via la processo si legge: “La sua oblazione rimane come faro di luce della speranza, testimonianza della fede in Dio, Autore della vita, esempio dell’amore più grande della paura e della morte”.
Pochi sanno che Chiara era una devota di Medjugorje.
In una bellissima testimonianza pubblica Enrico aveva raccontato: ” ….. Saputo della malattia di Chiara in fase terminale, una delle nostre prime preoccupazioni è stata quella di partire per Medjugorje e di portare i nostri amici, le famiglie che in questi anni avevano recitato un rosario per noi una volta a settimana, perché noi ci siamo conosciuti lì e volevamo riconsegnare alla Madonna tutta la nostra vita! Quindi siamo partiti per Medjugorje, per chiedere al Signore la grazia di accogliere qualunque cosa sarebbe stata […] Quando siamo arrivati a Medjugorje, Chiara aveva un occhio bendato perché aveva una metastasi che le faceva molto male […] non ce la faceva, a parlare né tantomeno a camminare, è un miracolo che in quei giorni non abbia avuto dolori. Il Buon Dio ha dei progetti strani, ti dona tanti piccoli segni per farti capire la Sua presenza e noi li abbiamo accolti tutti e abbiamo vissuto della consolazione che Cristo ci dava.”
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Portarono a Medjugorje più di 160 persone, in gran parte loro amici.
Ma la grandezza di Chiara, la sua santità è tutta nella lettera che scrisse a suo figlio Francesco per il suo primo compleanno, poco prima di morire. E’ rimasta nel segreto per molto tempo, fino a quando il marito Enrico ha deciso di divulgarla, perché questa lettera è il vero testamento spirituale di Chiara.
“Carissimo Franci,
oggi compi un anno e ci chiedevamo cosa poterti regalare che potesse durarti negli anni e così abbiamo deciso di scriverti una lettera. Sei stato un dono grande nella nostra vita, perché ci hai aiutato a guardare oltre i nostri limiti umani, quando i medici volevano metterci paura, la tua vita così fragile ci dava la forza di andare avanti. Per quel poco che ho capito in questi anni, posso solo dirti che l’amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto di amore, viviamo per amore e per essere amati e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri, come solo Dio può insegnarti. L’amore ti consuma, ma è bello morire consumati, proprio come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo. Qualsiasi cosa farai avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna. Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente, perché tutto è un dono; come dice San Francesco: “Il contrario dell’amore è il possesso”. Noi abbiamo amato i tuoi fratelli Maria e Davide e abbiamo amato te, sapendo che non eravate nostri, che non eravate per noi e così deve essere tutto nella vita: tutto ciò che hai non ti appartiene mai, perché è un dono che Dio ti fa, perché tu possa farlo fruttare. Non scoraggiarti mai figlio mio, Dio non ti toglie mai nulla, se toglie è solo perché vuole donarti tanto di più. Grazie a Maria e Davide noi ci siamo innamorati di più della vita eterna ed abbiamo smesso di avere paura della morte, dunque Dio ci ha tolto, ma per donarci un cuore più grande ed aperto ad accogliere l’eternità già in questa vita. Ad Assisi mi ero innamorata della gioia dei frati e delle suore, che vivevano credendo alla provvidenza e allora ho chiesto anche io al Signore la grazia di credere a questa provvidenza di cui mi parlavano, di credere a questo Padre che davvero non ti fa mai mancare niente e Fra Vito ci ha aiutato a camminare credendo a questa promessa. Ci siamo sposati senza niente, mettendo però Dio al primo posto e credendo all’amore che ci chiedeva questo grande passo. Non siamo mai rimasti delusi, abbiamo sempre avuto una casa e tanto di più di quello che ci occorreva. Tu ti chiami Francesco proprio perché San Francesco ci ha cambiato la vita e speriamo che possa essere un esempio anche per te. E’ bello avere degli esempi di vita che ti fanno capire che si può pretendere il massimo della felicità, già su questa terra, con Dio come guida. Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande. Il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire, se gli aprirai il cuore. Fidati ne vale la pena.
Mamma Chiara.”
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Chiara non c’è più, è nella casa del Padre, rimane Francesco a testimonianza del suo coraggio e del suo sapersi donare agli altri; rimane Enrico per donarci il ricordo di Chiara, ma rimane soprattutto lei con il suo coraggio e la sua grande Fede, a farci comprendere che ogni credente è destinato alla santità, anche una semplice madre.
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