Partendo dal messaggio di Maria (era l’aprile del 1988) “La Messa sia per voi la vita”, P. Slavko ha parlato dell’Eucaristia. Ha guardato anzitutto come Gesù ha celebrato la prima Messa dopo la resurrezione con i discepoli di Emmaus.
I discepoli lungo la strada, carichi della loro povertà e realtà di sofferenza e di delusione, sanno solo di Gesù morto e non vedono altro. Gesù si fa loro vicino senza manifestarsi, la sua parola apre loro gli occhi e purifica il loro cuore per renderli pronti a riconoscerlo. Poi spezza con loro il pane e si manifesta nella sua pienezza, dona loro la carica e la forza per essere suoi testimoni nel mondo.
Nell’atto penitenziale, Gesù vuole purificarci dalla mostra realtà di sofferenza e di difficoltà. Desidera però che noi siamo coscienti di questo stato. Per questo la Maria ci invita con sollecitudine a prepararci alla S. Messa. Dopo averci purificati col perdono, Gesù ci ricrea con la parola per renderci pronti a riconoscerlo come nostro salvatore e vedere realmente come Lui si offre a noi nell’Eucaristia. Nella comunione Gesù ci guarisce dalle ferite provocate dal peccato e ci dà l’energia, la carica per essere testimoni, per portare Lui al mondo. Questa è soltanto la prima parte della Messa, la Messa di Gesù. Ora inizia la nostra: cioè la Messa sia per noi vita e la nostra vita diventi offerta al Signore. Così anche noi nella realtà dobbiamo soprattutto portare il perdono affinché Gesù, attraverso il nostro perdono, possa rigenerare gli altri; parlare come Gesù, perché così il prossimo lo intenda attraverso di noi. Dobbiamo offrirci come Gesù perché vedano in noi il suo amore e il suo sacrificio.
Quella celebrata sull’altare è la parte fondamentale della Messa che poi continua in noi, altrimenti la Messa sarebbe finita in chiesa.
Per farci comprendere questo, P. Slavko ci ha portato al Miracolo Eucaristico di Lanciano dove, oltre che a contemplare il grande mistero di questa ostia e vino tramutato in carne e sangue veri (che presentano le stesse caratteristiche come se fossero freschi, dopo 1200 anni) ha voluto farci capire anche, dal fatto storico, che quella Santa Messa non è mai stata consumata, non è mai finita.
Il Signore ci sollecita perché, come tutte le Messe, venga consumata da noi e lo sarà solo se noi ci offriamo a Lui portandolo agli altri nella realtà concreta. Per questo ci ha presentato delle testimonianze reali in cui la fede si è incarnata. Ad esempio le esperienze di P. Luciano che a Medjugorje si dona nel silenzio in mezzo a ragazzi italiani e francesi che stanno facendo una scelta di vita. Alcune opere di carità stanno nascendo anche nei nostri gruppi di preghiera: condivisione con handicappati, offerte e aiuto ai missionari, aiuti a Madre Teresa di Calcutta.
Poi ha parlato del Brasile. Un gruppo di preghiera del Veneto sta sostenendo un sacerdote missionario, che ha ritrovato il sacerdozio a Medjugorje e si cura dei bambini abbandonati. E’ stato molto colpito nel suo viaggio in Brasile dalla grave situazione di povertà che esiste. Ci siamo tutti sentiti molto richiamati dalla necessità che urge di concretizzare l’amore in aiuto tangibile alle situazioni di bisogno intorno a noi. Abbiamo ammirato già qui il clima di amore e di famiglia creato dalla semplicità sorridente, dallo spirito di sacrificio di P. Urbano e dalla sempre cortese disponibilità di Nino Menzietti e amici che hanno diretto in modo impareggiabile il convegno.
Fonte: Eco di Medjugorje nr.61 (archivio PAPABOYS 3.0)
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