Dal suo bellissimo libro” Le dimensioni antropologico-bibliche e religioso-spirituali del pellegrinaggio, con particolare riferimento a Medjugorje” riportiamo questo estratto relativo al significato del pellegrinaggio.
Nel corso della storia, nella pienezza dei tempi, lo stesso Dio, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, si fa uomo e viene incontro all’uomo poiché desidera restituirgli la ‘casa della pace’. Si può pertanto dire che anche Gesù è un pellegrino, ma con una diversa connotazione.
Egli durante il suo peregrinare su questa terra non ha cercato Dio, bensì l’uomo e gli ha offerto un semplice cammino divino fino alla pace che viene da Dio poiché Egli dona la pace (cfr. Gv 14, 27).
La sua incarnazione è l’inizio del suo pellegrinaggio, iniziato nel momento in cui Maria e Giuseppe lo portarono al tempio per presentare il loro primogenito, come previsto dalle scritture e dalla legge per cui ogni primogenito doveva essere presentato al Signore (cfr. Lc 2 , 22-26 ).
Per 12 anni Gesù ha continuato il suo cammino di pellegrino. Secondo quanto previsto dalla legge si recò con i suoi genitori a Gerusalemme (cfr. Lc 2, 41) per essere presentato al tempio,come prescritto sin dall’antichità: “Tre volte l’anno il tuo figlio maschio si presenterà dinanzi al Signore” (Is l 23 ,17).
Nel periodo della sua vita pubblica, Gesù di tanto in tanto in occasione delle varie festività si recava in pellegrinaggio (cfr. Gv 2, 13; 5, 1 e segg.). Le ascese al monte di Gesù, il suo digiuno nel deserto e la morte sul monte fuori dalla città sono le stazioni del suo cammino di pellegrino e sul montedell’ascensione conclude il suo peregrinare terreno (cfr. Mt, 5, 1-2; 4, 1-11; Gv, 19, 17)
Promettendo ai Suoi discepoli di rimanere con loro, fino alla fine del mondo, realizza la sua presenza grazie alla presenza nell’eucarestia e viaggia con il suo popolo attraverso la storia fino alla fine del mondo ed alla fine dei tempi.
Nel documento “Pellegrinaggio”, n. 29., il Papa scrive, riferendosi al peregrinare dell’umanità: ” Il cammino dell’umanità, che avviene in mezzo a tensioni e contrapposizioni, è rivolto al rassicurante peregrinare verso il Regno di Dio che la Chiesa è tenuta ad annunciare e realizzare coraggiosamente in piena lealtà e perseveranza, poichè è chiamata dal suo Signore ad essere sale, lievito, luce e città sul monte.
Solo così si apriranno le vie sulle quali l’amore e la fedeltà si incontreranno e la giustizia e la pace si abbracceranno” (Ps 85, 11.) Ogni cristiano è chiamato a questo cammino di pellegrinaggio della Chiesa, del popolo di Dio e di tutta l’umanità.
“Per il pellegrino, il pellegrinaggio è la celebrazione della propria fede, una manifestazione di culto da vivere nella tradizione della fede, con un forte sentimento religioso e come realizzazione della propria esistenza ” (Pellegrinaggio n. 32).
In poche parole, il significato del pellegrinaggio è la ricerca di Dio che si è manifestata in momenti diversi, in modi diversi ed in luoghi diversi e per poter effettuare l’incontro con Lui nel suo percorso di pellegrino l’uomo deve allontanarsi dalla vita quotidiana, mettersi in cammino e celebrare la propria fede nella preghiera e nel culto, così che Dio possa liberare l’uomo dal vecchio peccato e dal male e con lui rimettersi in cammino verso il Regno di Dio.
Per questo motivo nei luoghi di pellegrinaggio bisogna dare forma ad un culto divino che diventerà culto umano.
IL PELLEGRINAGGIO ‘ USCITA ED ASCESA
In base a quello che è stato detto finora, è chiaro che bisogna fare di tutto affinchè l’uomo, così com’è nella sua realtà antropologico-psichica e religioso-spirituale, si rivolga, sia motivato, si apra, accolga, incontri e rimanga sul cammino di Dio, che è fedele all’uomo.
Dio si manifesta nei luoghi di pellegrinaggio in modo eccezionale per mezzo della Bibbia e di persone speciali. E’ questo quello che spinge l’uomo ad abbandonare la propria quotidianità ed a recarsi in questi luoghi.
Dio offre all’uomo innanzitutto la sua presenza con l’intenzione che questi, alla ricerca della presenza amata, lo trovi.
Sperimentando questa amata presenza l’uomo prova un senso di liberazione dal peso che si è ammassato nel corso del suo pellegrinaggio terreno, rappresentato dalle conseguenze della propria ed altrui debolezza e peccato.
All’esperienza di liberazione dal macigno del peccato e delle sue conseguenze devono far seguito un’esperienza di pace, gioia, amore, speranza, fiducia, la decisione di accogliere la presenza del Signore nella propria vita e l’impegno per rimanere in questa presenza e, ogni volta che il cammino della vita rifiuta o si allontana dalla presenza di Dio, cercare nuovamente di trovarla e realizzarla.
Quanto più profonda è l’esperienza di pace ed amore, tanto più facilmente l’uomo riuscirà a rimanere sul cammino divino ed a lottare con decisione contro tutto quello che lo separa da Dio.
Affinchè l’uomo si svincoli più facilmente dall’abbraccio mortale del peccato e si liberi delle sue conseguenze, in ogni luogo di pellegrinaggio bisogna dunque offrire forme svariate di incontro con Dio.
Secondo l’annuncio biblico e le esperienze profetiche in primo luogo, c’è una CHIAMATA ad andar via dalla propria città, a lasciare la vita di tutti i giorni ed a cercare un luogo di pace e quiete, per dirla in modo biblico, ad andare nel deserto e poi l’invito ad andar via ed a salire sul monte, dove i profeti pregavano ed incontravano il Signore per poi tornare di nuovo nel proprio luogo, nella propria città per continuare la propria attività.
Nella prassi biblica del pellegrinaggio il luogo più importante era proprio il tempio, inteso come il luogo d’incontro dei credenti. Durante la loro permanenza nei luoghi in cui erano stati chiamati, i fedeli PREGAVANO e DIGIUNAVANO. Nel tempio si compivano sacrifici, si celebrava il culto ed avveniva la RICONCILIAZIONE CON DIO E CON GLI UOMINI. Tornavano a casa rinnovati e pronti ad ACCETTARE il proprio compito, a fare del bene ed a pensare ad orfani e vedove.
In altre parole, l’uomo da un lato arriva con i propri desideri e spinto dalle proprie difficoltà, dai peccati e dalle loro conseguenze perché ha bisogno, nel luogo di pellegrinaggio, di ricordare e vedere ogni cosa alla luce dell’amore di Dio e della sua misericordia, di vivere la veridicità delle parole di Gesù che invitano tutte le persone stanche ed oppresse ad andare da Lui, poiché Egli concederà il riposo e la pace (cfr. Mt 11,28).
Bisogna dunque aiutare il pellegrino affinchè, nel suo percorso di pellegrinaggio, si rivolga alle vie indicate dalla Bibbia, affinchè trovi il tempo, cioè non bisogna consentirgli di fare tutte le cose in fretta, come se si trattasse di una visita turistica ad una zona di interesse generale.
Il pellegrino deve rimanere, deve avere tempo, deve andare sul monte, deve incontrare nel tempio il Signore che perdona e restituisce la pace.
Alla luce di quanto detto, non è difficile comprendere quello che accade a Medjugorje e quello che deve ancora accadere, ovvero come dare forma all’ascolto di Dio e perché, qual è la situazione attuale e perché si offre al pellegrino di Medjugorje quello che si offre.
E’ assolutamente evidente che nessun santuario, come pure nessun santuario mariano, si è sviluppato o si sviluppa come Medjugorje; oserei dire che nessuno di essi risponde all’immagine ideale del pellegrinaggio, in qui c’è l’uomo alla ricerca e Dio che si offre, come nel caso di Medjugorje (l’unica eccezione potrebbe essere quella del pellegrinaggio in terra Santa perché lì si ha la possibilità di venire a contatto con i luoghi in cui Dio si è manifestato ed in cui Gesù ha operato!)
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