Dieci giorni fa mi ha chiamato un signora per farmi conoscere la volontà della sua bambina, nell’occasione della sua Prima Comunione, di aiutare i bambini di Serenella. Quando mi confidò della gravissima malattia che aveva colpito la sua piccola, decisi di farle visita. Preso da forte commozione mi venne un nodo in gola. Parlammo della generosa iniziativa di carità della figlioletta; poi, donandole il mio libro “Grazie di cuore”, le raccontai alcune storie delle Madonnine che, in tanti anni e con tanti amici, avevamo poggiato come preghiera di guarigione per gli ammalati. Per tutta la settimana, la dolce immagine della piccola era fissa nel mio pensiero, sentii che dovevo fare qualcosa e così decisi di portare una Madonnina su uno dei monti attorno Medjugorje.
Ultimamente gli impegni della nostra Associazione sono tanti, quindi se volevo adempiere alla mia promessa, dovevo farlo il più velocemente possibile: raggiungere la Bosnia-Erzegovina, poggiare la nostra statua, qualche ora per pregare ed il lungo viaggio di ritorno. Grazie al mio vice Mariano che mi ha sostituito nella serata di Alpinismo e solidarietà sull’Altissimo, ma soprattutto grazie all’amico Daniele che ha scelto di accompagnarmi, alle 17.00 del 13 maggio eravamo in viaggio.
Nel portafoglio e nel cuore portavo una lunga lista di persone sofferenti, in particolare bambini Nel bagagliaio la statua della Madonna e un borsone di medicinali per un sacerdote di Mostar. Ad ogni frontiera, pensavo ai messaggi di Medjugorje, a quando, specie durante la guerra, Maria annunciava ai veggenti che i pellegrini sarebbero stati protetti da schiere di Angeli.
Alle quattro e mezza del mattino di Pentecoste (dopo dodici ore di auto) avevamo raggiunto la nostra destinazione. Ai piedi del Monte Krizevac, con la pesante Madonnina nel primo zaino e con l’acqua e il cemento nel secondo, cominciammo a salire lungo il sentiero scosceso della Via Crucis, solitamente molto frequentata, ma a quell’ora deserta.
Nonostante il peso sulle spalle, salimmo con passo spedito, fermandoci ad ogni stazione soltanto per riprendere fiato e per pregare. Avevamo passato la notte in bianco, eppure ci sentivamo incredibilmente pieni di energie.
E venne l’alba. La tenue luce del giorno nascente, rischiarava il nostro cammino e toglieva dalla mente le tenebre del dubbio. Ma il mio cuore era triste. Mi portavo dentro un senso di pena, di sofferenza per i momenti vissuti su quella terra tanto martoriata quanto scelta da Dio per manifestare la Sua Potenza. Avevo vivi, presenti nel ricordo e nella mente, tutti gli ammalati che avevamo accompagnato là. Qualcuno di loro ora è in Paradiso come Serenella.Ogni giorno il sole che nasce ci vuole raccontare le cose più importanti della nostra vita, come una vicenda vissuta, quindici anni fa, proprio a Medjugorje: Serenella gravemente ammalata si era appartata con la veggente Vicka. Più tardi, incuriosito, mi feci raccontare l’incontro in tutti i suoi dettagli. Candidamente mi rispose che la veggente, durante l’apparizione, avrebbe chiesto la sua guarigione.
Era quello che ardentemente desideravo: “Bene”, sospirai appagato. Serenella mi fissò, e con un dolce sorriso: “Ho detto a Vicka di chiedere alla Madonna il dono dello Spirito Santo” e soggiunse: “Se Dio vorrà guarirmi altrimenti Lui penserà direttamente a voi”. Sconcerto. Smarrimento. Con tono seccato le risposi: “Sono mesi che portiamo Croci più grandi di noi, ma cos’è questo dono dello Spirito Santo?”.
Quando raggiungemmo la cima si offrì ai nostri occhi un panorama stupendo sull’Erzegovina. La grande Croce, luminosa e risplendente nella luce del sole nascente.
Dio mi ha dato molti indizi per intuire la Sua Misericordia. La mia esistenza, nonostante le mie fragilità, è stata contrassegnata da molti segni che mi hanno indicato un cammino; ed anche oggi sono i segni che ci hanno portato sulla vetta del Krizevac. Lassù la Madonnina, finalmente poggiata, è diventata una preghiera di guarigione per gli ammalati e per gli amici di Serenella. Ai suoi piedi, una piccola targa con scritto:
Associazione Serenella, Rovereto – TN – Italia, AVE MARIA È stata una giornata fantastica, una di quelle che non si dimenticano.
Giuliano Stenghel (STEN)
(Fonte: www.serenella.org)
Redazione Papaboys
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