Hai raccontato che voi veggenti prima delle apparizioni neppure vi frequentavate. Che rapporto si è creato in seguito?
Sì, noi sei abbiamo caratteri diversi, davvero molto differenti, e all’inizio e prima delle apparizioni in molti casi neppure ci frequentavamo. Tra l’altro, in cinque eravamo adolescenti, ma Jakov era solo un bambino. Ma, dal momento che la Madonna ci ha messi insieme, questa storia ci ha uniti e si è nel tempo stabilito un rapporto intimo tra di noi. E va da sé che siamo uniti non solo per il fatto che la Madonna ci appare, ma in tutte le situazioni concrete della nostra vita; e condividiamo le difficoltà quotidiane che si presentano nella conduzione di una famiglia, nell’educazione dei figli… Parliamo tra noi delle cose che ci attraggono, delle tentazioni che ci colgono, perché anche noi sentiamo a volte i richiami del mondo; le nostre debolezze rimangono e vanno combattute. E il condividerle ci aiuta a rialzarci, a rinsaldare la nostra fede, a rimanere semplici, a sostenerci vicendevolmente e a vedere con maggiore chiarezza ciò che la Madonna ci chiede. E comunque singolare questo legame, perché restiamo persone con caratteri molto diversi gli uni da gli altri, con una visione del mondo marcata e peculiare che riguarda anche gli aspetti più spiccioli e domestici.
Come avvengono gli incontri tra di voi? Le apparizioni raramente le avete insieme e la vita vi ha portato in luoghi anche molto lontani…
Quando siamo tutti qui o, comunque, con chi è qui ci incontriamo anche un paio di volte alla settimana, ma a volte di meno perché ciascuno ha una sua famiglia e molti impegni verso i pellegrini. Però lo facciamo, specie nei periodi di grande affollamento, e cerchiamo di tenerci aggiornati gli uni con gli altri e di meditare su quello che la nostra Madre celeste dice a ciascuno. Ci è molto utile confrontarci sui suoi insegna menti, perché quattro occhi vedono meglio di due e possiamo così cogliere sfumature diverse.
È importante, perché noi per primi dobbiamo sforzarci di capire e soprattutto di vivere ciò che la Madonna dice e chiede. Non è perché siamo i veggenti che dobbiamo sentirci a posto.
Medjugorje-Boston: che lavoro fai?
Non ho un lavoro particolare, perché passo molta parte dell’anno a dare la mia testimonianza nelle diocesi e nelle parrocchie che mi invitano. L’inverno passato, per esempio, ho visitato quasi un centinaio di chiese; e così spendo il mio tempo, al servizio dei vescovi, dei parroci e dei gruppi di preghiera che lo richiedono. Ho girato in lungo e in largo le due Americhe, ma sono stato anche in Australia e in Nuova Zelanda. Come fonte di reddito la mia famiglia possiede a Medjugorje alcuni appartamenti per ospitare i pellegrini.
Anche tu hai un compito particolare?
Insieme con il gruppo di preghiera, la missione che la Madonna mi ha affidato è quella di lavorare con e per i giovani. Pregare per i giovani significa anche avere un occhio per le famiglie e per i giovani sacerdoti e consacrati.
Dove vanno i giovani oggi?
E un grande tema questo. Ci sarebbe molto da dire, ma c’è molto di più da fare e da pregare. Il bisogno di cui la Madonna molte volte parla nei messaggi è quello di riportare la preghiera in seno alle famiglie. Occorrono famiglie sante. Molti invece si affacciano al matrimonio senza preparare le fondamenta della loro unione. La vita di oggi non è certo di aiuto, con le sue distrazioni, dovute ai ritmi di lavoro stressanti che non favoriscono la riflessione su che cosa si sta facendo, su dove si sta andando, o alle false promesse di un’esistenza facile a misura propria e del materialismo. Sono tutti questi specchietti per allodole esterni alla famiglia che finiscono per distruggerne molte, per spezzare i rapporti.
Purtroppo oggi le famiglie trovano nemici, anziché aiuto, anche nella scuola e nei compagni dei figli, o negli ambienti di lavoro dei genitori. Ecco alcuni agguerriti nemici della famiglia: la droga, l’alcol, molto spesso i giornali, la televisione e persino il cinema.
Come si può essere testimoni fra i giovani?
Testimoniare è un dovere, ma nel rispetto di chi si vuole raggiungere, nel rispetto dell’età e di come parla, di chi è e da dove viene. Alcune volte siamo presi dalla fretta, e finiamo per forzare le coscienze, rischiando di imporre agli altri la nostra visione delle cose. E invece dobbiamo imparare a essere dei buoni esempi e lasciare che la nostra proposta maturi piano piano. C’è un tempo prima della mietitura che va curato.
Un esempio mi riguarda direttamente. La Madonna ci invita a pregare tre ore al giorno: molti dicono «è molto», e anche tanti giovani, tanti nostri figli la pensano così.
Io ho diviso questo tempo tra il mattino il mezzogiorno e la sera — includendo in questo tempo la Messa, il Rosa rio, la Sacra Scrittura e la meditazione — e sono giunto alla conclusione che non è molto.
Ma i miei figli possono pensarla diversamente, e possono ritenere la corona del Rosario un esercizio monotono. In questo caso, se voglio avvicinarli alla preghiera e a Maria, dovrò spiegare loro che cosa è il Rosario e, al tempo stesso, mostrare loro con la mia vita quanto per me è importante e salutare; ma eviterò di imporglielo, per aspettare che la preghiera cresca dentro di loro. E così, in principio, proporrò loro un diverso modo di pregare, ci affideremo ad altre formule, più consone al loro attuale stato di crescita, al loro modo di vivere e di pensare.
Perché nella preghiera, per loro e per noi, non è importante la quantità, se manca la qualità. Una preghiera di qualità unisce i membri di una famiglia, produce un’ adesione consapevole alla fede e a Dio.
Molti giovani si sentono soli, abbandonati, non amati: come aiutarli? Sì, è vero: il problema è la famiglia malata che genera figli malati. Ma la tua domanda non può essere liquidata in poche battute: un ragazzo che si droga è diverso da un ragazzo caduto in depressione; o un ragazzo depresso magari anche si droga. Ogni persona ha bisogno di essere avvicinata nel modo giusto e non c’è un’unica ricetta, eccezion fatta per la preghiera e l’amore che tu devi mettere nel tuo servizio a loro.
Mi sembra che più degli altri veggenti tu abbia una missione specifica nel portare il messaggio di Medjugorje nel mondo. Ma è la Madonna che te lo chiede?
Sì, la Madonna me lo chiede; io parlo molto con Lei, le dico tutto, cammino con Lei. E forse è vero che dedico più tempo degli altri ai viaggi, me ne viene effettivamente richiesto molto per l’apostolato. È importante viaggiare, specie per raggiungere tutti quei poveri che conoscono Medjugorje, ma per i quali un pellegrinaggio comporta sacrifici enormi. Gente che in molti casi già vive i messaggi di Medjugorje e molto meglio di me. L’iniziativa di ogni viaggio deve comunque venire sempre dai sacerdoti, non sono io che mi propongo per una giornata di preghiera, per la testimonianza. Sono più contento quando i parroci mi invitano nelle chiese, perché si crea un clima di preghiera che favorisce l’annuncio dei messaggi della Madonna; mentre nelle conferenze con tanti relatori si rischia di essere più dispersivi.
Qui a Medjugorje sono fonte molte comunità, immagine viva della ricchezza di movimenti nella Chiesa contemporanea: sei d’accordo?
Quando giro non ho modo di chiedere a chi incontro di che movimento faccia parte. Vedendo tutta quella gente che prega, che siede nelle panche delle chiese, mi dico che tutti quanti facciamo parte della medesima Chiesa, della medesima comunità.
Non conosco i carismi specifici dei singoli movimenti, ma sono con vinto che sono strumenti molto utili per la salvezza di chi li frequenta purché siano nella Chiesa, amino la Chiesa e operino per la sua unità; e perché questo avvenga è necessario che li guidino dei sacerdoti o per lo meno dei consacrati. Se alla testa ci sono dei laici sarà importante che ci sia sempre un legame stretto con la Chiesa e i sacerdoti locali, perché in questa condizione risiede una maggiore garanzia di crescita spirituale secondo il Vangelo.
In caso contrario aumenta il pericolo di pericolosi sbandamenti, il rischio di finire fuori strada lontani dall’insegnamento di Gesù Cristo. E questo vale anche per le nuove comunità, che anche a Medjugorje fioriscono con straordinaria spontaneità. Sono sicuro che Maria sia contenta che in tanti desiderino di consacrarsi a Dio o di intraprendere uno stile di vita imperniato maggiormente sulla preghiera, tuttavia occorre vigilare e operare tutti nella stessa direzione. E alle comunità che sono qui, per esempio, chiedo una particolare attenzione alle direttive della parrocchia e del vescovo, che rappresenta a Medjugorje l’autorità della Chiesa cattolica. Il rischio, altrimenti, è che ognuno cada nella solita vecchia tentazione di fare parrocchia a sé.
Del resto proprio voi veggenti, per primi, avete sottolineato il legame vostro come fedeli, e della Madonna come maestra di preghiera, con la parrocchia di Medjugorje…
Nella Chiesa e per la Chiesa.
Nella Chiesa trapela qualche tensione di carattere teologico: si vuole per esempio ridiscutere il primato del Papa, ci sono posizioni divergenti su tematiche come l‘ecumenismo, la scienza, la bioetica, l’etica… Ma anche a livello dottrinale e devozionale si è arrivati a rimettere in dubbio la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, si è perso il valore del Rosario comunitario…
Maria è preoccupata? Tu che ne pensi?
Io non sono un teologo, non vorrei sconfinare in un campo che non è il mio; posso dire qual è la mia opinione personale. Ho detto che i sacerdoti sono le guide naturali del gregge a cui bisogna affidarsi. Ma con questo non voglio dire che loro non debbano guardare alla Chiesa, ai vescovi, al Papa, perché davvero grande è la loro responsabilità. Viviamo un momento difficile per le comunità e per i sacerdoti e personalmente soffro molto nel vedere tanti sacerdoti che si allontanano dalla loro comunità. È pericoloso che i sacerdoti si lascino lusingare dalla mentalità di questo mondo: il mondo è di Dio, ma nel mondo è entrato anche il male che ci distrae dalla verità della nostra vita.
Sia chiaro: entrare in dialogo con chi la pensa in modo differente da noi è un bene, ma senza rinunciare a ciò che caratterizza la nostra fede, che in definitiva caratterizza il nostro io. Voglio confidare che dove ve do sacerdoti che pregano tanto, e in particolare devoti alla Madonna, la comunità è più sana, è più viva, c’è più trasporto spirituale; si crea maggiore comunione tra il sacerdote e le famiglie, e la comunità parrocchiale ripropone a sua volta un’immagine di famiglia.
Se il tuo parroco tiene posizioni al limite rispetto al magistero della Chiesa, che fare? Lo segui, lo accompagni o, per il bene dei figli, passi a un ‘altra comunità?
Senza l’aiuto degli uni agli altri non possiamo andare avanti. Senz’altro dobbiamo pregare per i nostri sacerdoti, perché lo Spirito Santo rinnovi le nostre comunità. Se mi chiedeste qual è il segno più grande delle apparizioni di Medjugorje, direi che sta nei milioni di Comunioni che so no state amministrate in questi anni in San Giacomo, e in tutte le testimonianze che arrivano da ogni parte del mondo di gente che quando torna a casa cambia la sua vita. Ma ne basterebbe uno su mille che cambia il suo cuore dopo essere stato qui, perché tutto quanto è accaduto e accade abbia senso.
Tutte le tue risposte sono nella tradizione e nella fedeltà alla Chiesa, al Vangelo…
In questi anni la Madonna non ci ha detto nulla che non si trovi già nel Vangelo, L’ha solo richiamato in mille modi alla memoria perché in molti se ne erano dimenticati, perché oggi non si guarda più al Vangelo. Ma lì c’è tutto quello che serve, e al Vangelo bisogna restare, al Vangelo che ci indica la Chiesa, ci indica i Sacramenti. «Come mai?», mi hanno chiesto, «da vent’anni la Madonna non fa che parlare, mentre nel Vangelo resta quasi sempre zitta?». Perché nel Vangelo abbiamo tutto ciò che ci serve, ma non ci servirà a nulla se non incominciamo a viverlo. E la Madonna parla tanto perché vuole che viviamo il Vangelo e spera, così facendo, di raggiungere tutti e di convincere il più grande numero di persone possibile.
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