Medjugorje. ‘La sensazione di essere tornato a casa dopo lungo tempo’
Fin da piccolo bambino, ancora prima di andare alla scuola elementare, alcune domande mi creavano preoccupazione. Tra queste una in particolare: “Che cosa sarà di noi quando moriremo?”. Ricordo come se fosse ora che cercavo di respirare il più lentamente possibile, solo per non consumare la mia vita e per allontanare l’arrivo della morte. Non ne parlai però con nessuno: penso che non ne fossi neanche capace! Più tardi, quando iniziai ad andare a scuola e il ritmo della vita cominciò a scorrere più velocemente, queste domande divennero più blande. Solo dentro di me, nella parte più profonda, echeggiava ogni tanto una profonda insicurezza. In genere tra i miei coetanei simili domande non si affrontavano, ed io mi chiedevo se non fossi l’unico al mondo al quale arrivavano pensieri di questo genere!
Intorno ai quindici anni tali interrogativi cominciarono a riemergere.
Ma più che i pensieri sulla morte, mi preoccupava l’idea se veramente io esistessi e se la mia vita avesse alcun senso. Scoprii, tra l’altro, che non ero il solo al quale giravano per la testa simili considerazioni, e questo mi confermava che la vita esisteva realmente dentro l’uomo e che bisognava affrontarla.Cominciò quindi un periodo di ricerca che non era privo né di confusione né di disperazione. Più tardi, durante il servizio militare, feci amicizia con un ragazzo credente. Sebbene in quel periodo la nostra vita non fosse affatto un cammino ricco di virtù (o forse questa era una ragione di più), vidi nel mio amico una speranza che io non avevo. Al mio rientro dalla caserma continuai ancora a cercare, per diversi anni, ma con una direzione già più precisa. Tentai di leggere la Sacra Scrittura e mi sentivo sempre più attratto dalla Chiesa. Più tardi decisi di frequentarla regolarmente. Andavo ogni domenica, da solo, senza capire di cosa veramente si trattasse, intuivo però che lì accadeva qualcosa di importante e mi sentivo bene. Chiesi così, un giorno, ai padri domenicani cosa occorreva per essere battezzato… Era la Pasqua del 1992 quando poi questo accadde. Come padrino scelsi l’amico del servizio militare. Era presente anche mio fratello, al quale non sapevo che il mio battesimo potesse interessare così tanto. Cominciammo ad andare regolarmente insieme alla santa Messa e dopo un anno divenni il suo padrino. Il suo battesimo fu per me un evento molto importante.
Ho sempre letto molto, sin da bambino, e questo si rifletteva anche nel modo con cui mi impegnavo a conoscere Dio. Ma, nonostante leggessi tanti libri, mi accorsi di star fermo e di girare solamente in un circolo chiuso. Provai allora a pregare, ma la mia preghiera non andava molto in profondità. Nello stato in cui mi trovavo trovai allora aiuto in mio fratello, che influì positivamente e mi portò a considerare la preghiera in modo più serio.
La sua visita a Medjugorje fu poi determinante. Ritornato a casa, mi disse che sarei potuto andare anch’io e che sicuramente anche a me sarebbe piaciuto. Accettai il suo consiglio e, dopo poco tempo, iniziai il mio pellegrinaggio. Un po’ per sentito dire, un po’ per averlo letto sui libri, sapevo che la presenza della Madonna talvolta è accompagnata da fenomeni straordinari, per questo partii pieno di attese. La sorpresa mi aspettava veramente, ma era di genere completamente diverso da quello che pensavo. Era la sensazione di essere tornato a casa dopo lungo tempo. Era come se in me si risvegliasse qualcosa che fino allora aveva dormito un sonno profondo. Sperimentai chiaramente che Dio può esserci vicino molto più di quanto potessi immaginare. Al mio rientro a casa ero triste, tuttavia sapevo che sarebbe dipeso da me il modo con cui avrei accolto questo dono. Cominciai a scoprire la preghiera e la mia vita prese un altro ritmo: divenne più piena, ma non più semplice. Riuscivo però a guardare le cose che prima cercavo disperatamente di sfuggire.
Poi avvenne ancora qualcosa di molto importante: la decisione di mio fratello di entrare nella Comunità “Kraljice Mira…”, una realtà che nasce proprio dall’esperienza di Medjugorje e che sperimenta l’invito della Madonna a porre sempre Dio al primo posto nella propria vita. Questa testimonianza è stata ed è per me un grande sostegno sul cammino. Radomir Starostik
Tratto da Eco di Maria nr.174
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