Una bella chiacchierata con Matteo Marzotto, noto managar ma anche uomo di fede. Il pellegrinaggio a Medjugorje gli ha cambiato la vita. Intervista di Famiglia Cristiana.
Matteo Marzotto è un imprenditore e manager italiano, già presidente dell’Ente Nazionale Italiano Turismo.
Si muove leggero tra i quadri di Guttuso e i velluti di «mamma Marta» nella casa di Milano che ha visto sfilare i personaggi dell’ alta moda e del jet set internazionale. Tra lampade marocchine, un volume del calendario Pirelli diventato un tavolino e un quadro dedicato a Marta da Guttuso, ecco le immagini di Matteo con papa Francesco.
Si è appena conclusa la conferenza stampa per il lancio della XVII campagna nazionale di raccolta fondi per la ricerca scientifica sulla fibrosi cistica, la malattia che nel 1990, a soli 32 anni, si portò via la sorella Annalisa. Un impegno che, dal 2002, ha permesso alla Fondazione guidata da Marzotto di destinare 30 milioni di euro alla ricerca. Ai primi di ottobre, tra Umbria e Toscana, si è svolto il Charity Bike Tour con grandi campioni del ciclismo, da Davide Cassani a Mario Cipollini, per sensibilizzare su una malattia genetica invisibile ma «complessa», come la definisce, «la cui unica speranza è la ricerca per trovare nuove cure come, ad esempio, i farmaci “modulatori” in grado di intervenire direttamente sulla proteina CFTR mutata alla base della malattia».
Un impegno ammirevole e rigoroso non esente però da rischi: «Il pericolo nel comunicare le buone attività della fondazione è quello di promuovere se stessi», avverte. Una frase spia del lungo travaglio vissuto da quest’ elegante e cortese uomo di mondo, top manager, quinto figlio del conte Umberto Marzotto e della modella Marta Vacondio, dal 2016 presidente del marchio d’ abbigliamento Dondup dopo essere stato a capo della maison Valentino, aver rilanciato Vionnet e amministratore delegato di Fiera di Vicenza. Un travaglio cominciato dieci anni fa e che è sfociato non in un generico ritorno alla spiritualità, oggi tanto di moda e persino glamour, almeno in certi ambienti, ma nell’ adesione piena al cattolicesimo più ortodosso sbocciata, per di più, durante un viaggio a Medjugorje nell’ estate del 2011.
Oggi Matteo Marzotto va a Messa regolarmente, si affida a un direttore spirituale, frequenta i sacramenti, legge ogni giorno le vite dei santi, è reduce da un ritiro spirituale nella Comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante e con un candore che lascia stupefatti afferma che «la resurrezione di Gesù Cristo è il più grande atto d’ amore e di speranza della storia sul quale è ragionevole e razionale basare tutta la propria vita».
Ce n’ è abbastanza, insomma, per scandalizzare quel mondo dell’ alta borghesia laica, cui Marzotto appartiene e del quale, a dir la verità, non sembra preoccuparsene più di tanto:
«Me ne hanno dette di tutti i colori. Per fortuna che non leggo quello che scrivono sui social. Le assicuro che molti si pongono le mie stesse domande ma cercano di nascondersi. Il mio augurio è che trovino le risposte giuste».
«Ho scoperto che la fede è vita e che ci è richiesta una radicalità nel viverla: abbandonarsi completamente a Dio, certi che ci prende per mano e ci accompagna».
«Non si è trattato di una conversione vera e propria. Ho avuto sempre una consapevolezza latente dell’ esistenza di Dio pur essendo vissuto in una famiglia di cultura liberale dove la religione era un fatto privato e dove nulla mi è stato insegnato sul cristianesimo».
«Una constatazione: nessuno può compiere un cammino così vertiginoso senza avere una guida. Io dai miei genitori non ho avuto nessun aiuto neanche per costruire il mio percorso professionale, figuriamoci quello di fede. Lo dico con amore. A 15 anni, da soli, si rischia di sbandare».
«Nel 2006, al giro di boa dei quarant’ anni. Avvertivo il peso di un vuoto ma non sapevo cosa fosse né cosa cercare. Avevo tutto: un lavoro prestigioso, il successo, la fama. Cominciai a farmi molte domande. Pregavo ma in modo banale. Avevo una grande attrazione per i luoghi mariani. Andai a Lourdes, a Loreto, al Santuario della Madonna di Monte Berico, a Vicenza, fino ad approdare a Medjugorje, un luogo di cui ero molto incuriosito e attratto».
«Conobbi don Roberto, un sacerdote di Nuovi Orizzonti, con il quale feci subito amicizia. Tornai alcuni mesi dopo. È stata un’ esperienza importante che mi ha fatto riflettere molto. Fu lui a presentarmi a Chiara Amirante (la fondatrice di Nuovi Orizzonti, ndr) con la quale siamo diventati subito amici».
«Non lo so. Quello è il luogo delle conversioni immediate, spontanee, anche violente ma non è il mio caso. Però è innegabile che laggiù ci sia stato il cambio di passo della mia vita. La guida che non avevo avuto nella mia famiglia d’ origine, l’ ho trovata in quella allargata di Nuovi Orizzonti».
«Sì, ma sempre con equilibrio. Lei è stata una donna libera che ha commesso molti errori di valutazione. Aveva un concetto della spiritualità un po’ confuso. Sembrava di ferro, invece era di burro. La sua insicurezza aumentava con gli anni forse perché, invecchiando, si rendeva conto di non avere più il tempo a disposizione per vivere come voleva».
«Don Davide Banzato di Nuovi Orizzonti, con il quale ci trattiamo da vecchi amici».
«La legge elettorale genera confusione. Siamo a rischio per l’ enorme debito pubblico che si è accumulato in passato non per fare investimenti utili per far crescere il paese ma per dare soldi a pioggia e fare assistenzialismo. Il Sud avrebbe tutte le potenzialità per spiccare il volo ma è zavorrato da politiche miopi. Perché non riusciamo a sfruttare i fondi europei, per esempio?».
«È il male minore perché ci permette di restare agganciati all’Europa dove abbiamo rischiato di restare isolati. L’ Italia non può permettersi di star fuori da un club importante come l’ Ue. Chi predica l’ isolamento è in malafede. Abbiamo leader imbarazzanti».
«A Bolsonaro, a Trump, che non ha nessuna costruzione morale e lo dimostra comunicando decisioni importantissime con i tweet, a Boris Johnson che non guarda oltre il suo naso. Fanno a pezzi le istituzioni la cui tenuta è essenziale per avere una società civile».
«Bisogna evitare gli opposti estremismi: i negazionisti, da un lato; certe derive demagogiche dall’ altro. Greta Thunberg ha avuto il merito di creare una mobilitazione trasversale ma non si può pensare di affrontare questo problema con azioni oscurantiste e antistoriche tipo rinunciare all’ aereo che, peraltro, inquina meno di certi Suv. La Chiesa dovrebbe creare un Pontificio Consiglio arruolando i maggiori esperti mondiali, anche di altre religioni, che forniscano dati precisi. Solo con le informazioni giuste e verificate si possono prendere decisioni corrette».
Fonte famigliacristiana.it
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