Mentre il Papa invita al rispetto, gli hacker distruggono la voce dei gay cristiani

Nelle stesse ore in cui Papa Francesco nel libro intervista con Andrea Tornielli – dal 12 gennaio in libreria – dice che “le persone omosessuali vanno trattate con delicatezza e non si devono emarginare” il portale di Progetto Gionata su fede e omosessualità viene cancellato dalla rete dagli hacker. Se non è una coincidenza viene da chiedersi: ma questi pirati di cosa hanno paura?

Nella notte dell’11 gennaio 2016, dice la loro pagina facebook, il sito Progetto Gionata ha subito un attacco informatico devastante: sono state violate le password e, dopo essere penetrati sulla sua piattaforma informatica, sono stati bloccati tutti gli account di gestione e di pubblicazione cancellando tutti i 7.200 post, che tra articoli e testimonianze, costituiscono la raccolta del sito dal settembre 2007 ad oggi. Perché tanto odio contro un portale nato per riflettere con pacatezza, su fede e omosessualità, per dare spazio alle storie e alle speranze dei credenti omosessuali, ai teologi e ai pastori che li accolgono, a riflettere con serietà sull’ultima crociata sul cosiddetto “gender”.

Il fatto è che in questo momento il sito di Progetto Gionata non esiste più. Grazie ai backup tornerà a vivere ma per ora è stato “chiuso”. Ci stanno lavorando ora e presto tornerà visibile, realmente e metaforicamente. Perché si potrà rileggere e perché l’unico scopo di un sito così è di poter vivere alla luce del vangelo quello che si vive alla luce del giorno, ma per ora è tutto oscurato. Che brutta cosa. Mentre Bergoglio aggiunge: “mi piace che si parli di persone omosessuali, prima c’è la persona, nella sua interezza e dignità. E la persona non è definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore” Progetto Gionata salta in aria. Questo è un periodo di crisi e tante “attività” stanno chiudendo ma questa chiusura non è triste come lo è una chiusura per problemi commerciali, economici. È una tristezza amara, brutta, appunto, quella che ti assale leggendo il loro comunicato.

Cosa faceva – e prestissimo rifarà – Progetto Gionata? Metteva on line, a disposizione di tutti, essenzialmente testimonianze dal mondo omosessuale credente, cattolico e non solo. Tutti potevano accedere a tutti i contenuti. Nessun bisogno di iscrizione. Io e tante altre persone che lo leggevano non siamo omosessuali, eppure trovavamo in quelle pagine spunti di riflessione per una preghiera personale, per un aggiornamento puntuale e completo su tanti temi sociali e politici riguardanti la nostra società. Perché di quello si parla quando si scrive, si approfondisce, si studia, si ascolta, una notizia sul “mondo” omosessuale: si parla della nostra società.

A me personalmente l’espressione “mondo omosessuale” non piace. Non esiste un mondo omosessuale, esiste il mondo in cui viviamo che conosce la ricchezza di tante differenze. Un solo mondo. Quello di tutti. Chi sono i colpevoli di questo delitto? Oggi il tema omosessualità è caldissimo. I temi sul tavolo sono tanti. Progetto Gionata permetteva una riflessione serena e pacata. Una lettura attenta e approfondita. Cosa faceva di male? Nulla. I colpevoli sono quelli a cui questa innocenza dà fastidio. A Progetto Gionata non hanno paura. Da come hanno scritto, si chiedono di cosa hanno paura le persone che illegalmente e come banditi hanno bloccato, cancellato, oscurato, il loro sito. Io credo sia vero che il bene non fa rumore e credo anche che il bene costruisca, edifichi, rialzi, sostenga, cinga, ciò che lo contiene e ciò che lo fa conoscere.

Progetto Gionata pacatamente e costruttivamente cerca di mantenere in piedi un dialogo tra quella porzione di mondo omosessuale credente e tutti noi, tutti tutti. Forse è proprio questa forza silenziosa e perseverante che spaventava e che spaventa. Sicuramente tutto tornerà a breve in perfetto ordine e sarà giornalmente aggiornato come sempre. È necessario poter leggere così tante testimonianze di come si vive una situazione personale tanto difficile da far accettare in famiglia, a scuola, a lavoro, nella società tutta. C’è chi trova sostegno in famiglia, chi fuori. Chi racconta storie tristi e chi felici. Insomma c’era tutto il mondo, non omosessuale, ma il mondo e i suoi affetti, espressi in prima persona da tante tante testimonianze. Forse è proprio questa la paura.

Di proclami ce ne sono tanti in giro. Uno in più non avrebbe fatto la differenza. Non c’era bisogno di oscurarlo. Di dichiarazioni di guerra dalle due parti, pro e contro, ce ne sono altrettante. Una in più avrebbe solo fatto bene alla causa dei costruttori di muri. Ma forse è proprio questa la forza di progetto Gionata. Non avere come fine un proclama al giorno. Non avere proprio proclami in programma. Avere la forza solo della testimonianza, della parola. Parola di Dio e parola di singoli ragazzi e ragazze, intrecciate nel dolore e nella difficoltà di tante vite. Nessuna dichiarazione di guerra ma tanti racconti di giorni passati, dolorosamente passati e poi la verità, su sé stessi prima di tutto. Ecco forse è questo che volevano oscurare questi signori. Volevano oscurare le parole. Volevano far tacere i pensieri. Ma non è possibile. Non è giusto e non è possibile. E infatti non accadrà. Progetto Gionata ricomincerà il suo lavoro di testimonianza. E chi non la pensa come loro, ho ha una visione della via diversa, può esprimerla ora come prima: mandando una propria testimonianza. Semplice no? Costruire ponti , non sabotarli di notte, questo è chiesto a tutti noi.

Di don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost


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