Mercoledì 19 agosto – Un dono meraviglioso

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi». Matteo 20,1-16a.

Quando sono ultima.
Mi piace tanto quando dici che gli ultimi sono i primi.
Quando sono prima.
Mi brucia tanto quando dici che gli ultimi sono i primi.
Perché, in me, la gelosia è forte quanto l’amore.
Anzi, di più.
Sono gelosa.
Sono invidiosa.
Perdonami.

Se solo guardassi solo te.
Se solo pensassi solo a te.
Se solo pensassi solo a noi.
A quello che ci siamo detti e promessi.
E lasciassi stare gli altri.
E non mi occupassi di quello che dici e fai con gli altri.
La mia vita sarebbe meno invidiosa.
La mia bocca meno mormorante.
Il mio cuore più generoso.
E non sentirei la vita vissuta per te come un peso.
Ma come un dono meraviglioso.
Un privilegio: stare con te da sempre, dalla prima ora.
Che dono che ho ricevuto.
Che stupida invidiosa sono.
Perdonami

Se sei tu il padrone di tutto.
Io sono tua.
Di cosa altro mi importa?

Di Don Mauro Leonardi

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