Parola di Dio
“Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà” (Lc 23,13-25).
Per la comprensione
– “Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”, così gli evangelisti compendiano la condanna a morte di Gesù. È Pilato che emette la sentenza, perché solo il governatore romano aveva il potere di vita e di morte. “Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale… Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno” (Gv 19,13.14). Sono le circostanze della condanna di Gesù, descritte da Giovanni.
– Giustamente nel Credo proclamiamo: “Patì sotto Ponzio Pilato”. La responsabilità giuridica e morale della condanna di Gesù è certamente di Pilato; ma anche i Giudei, in particolare i capi, parteciparono al più grande delitto della storia umana.
Rifletti
– Chi ha condannato a morte Gesù? Prima di tutti Pilato: “Ibis ad crucem”, “andrai alla croce”, era la formula della condanna. Poi i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo; tutti urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
– “Eppure quei protagonisti si sono dichiarati non responsabili della morte di Gesù; l’autorità religiosa del Sinedrio: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno» (Gv 28,31). Pilato: «Non sono responsabile di questo sangue» (Mt 27,24). Solo una piccola folla, aizzata da gruppi facinorosi, chiede il sangue di Gesù: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» (Mt 27,25). La condanna a morte di Gesù è un mistero: tutti e nessuno hanno voluto la sua morte” (G.M. Lanci, p. 82).
– Ma la fede ci ricorda che Gesù è morto per i nostri peccati: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53,5). Tutti noi in qualche modo abbiamo gridato molte volte: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ogni volta che ho peccato, ogni volta che ho offeso Dio volontariamente ho gridato che Gesù fosse crocifisso, per liberare Barabba, per seguire i miei capricci, le mie passioni.
– Il Vangelo non dice nulla della reazione di Gesù alla condanna alla morte di croce; un condannato si ribellava e imprecava. Gesù accetta e tace: è giunta la sua “ora”, per la quale era venuto al mondo. L’uomo Lo condannava, ma nessuno avrebbe potuto togliergli la vita. Egli la dava liberamente.
– Il Padre ha tanto amato il mondo da permettere la morte del suo Figlio unigenito, per salvare noi figli peccatori. Gesù ci ha amato tanto da accettare in silenzio la sua condanna a morte per liberare noi dalla condanna eterna.
– Rifletti anche ai tanti innocenti perseguitati, condannati, torturati, per rimanere fedeli a Dio, per non venire a compromessi con la propria coscienza. Quanto siamo facili anche noi a condannare qualcuno per sentito dire, perché qualche interessato ne parla male, perché la pensa diversamente da me, perché la sua condotta mi dà fastidio. Quante volte ci lasciamo condizionare e trascinare dalla «folla» che grida e condanna!
Confronta
– Pilato è convinto dell’innocenza di Gesù, tuttavia Lo condanna per viltà e per interesse. Quante volte la coscienza mi ha fatto capire che cosa voleva Dio da me, che cosa era giusto fare e invece ho fatto tutto l’opposto, per debolezza, per non dispiacere alle mie passioni, per non mettermi contro la folla!
– Ogni volta che pecco gravemente grido anch’io nell’intimo del mio cuore “Crucifige!”. Riprovo la viltà di Pilato, l’odio dei Giudei, ma essi “non sanno quello che fanno” (Lc 23,34); io so bene quello che faccio e continuo ad andare per la strada sbagliata.
– Non sarò facile a condannare il mio fratello; non seguirò la folla che condanna facilmente; non devo condannare se non voglio essere condannato.
Pensiero di san Paolo della Croce: “Amiamo questo caro Iddio che tanto ci ama, consoliamolo per tante offese che gli sono fatte, plachiamolo con le nostre preghiere e discrete penitenze, ponendole tutte nelle Piaghe Santissime di Gesù ed offrendole al Padre Divino. Supplichiamolo, per i meriti del suo Santissimo Figlio, che ponga fine a tanti mali”‘ (Cf. L. Il, 366).
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