L’Epifania è una luce inseguita con perseveranza fino alla scoperta di una luce più grande e dirompente, che cambia per sempre la vita. Ma dietro l’Epifania può nascondersi il buio, quello più abietto, che magari “si traveste di luce”, ma che in realtà trama senza scrupoli pur di difendere i propri privilegi. L’Epifania è una stella ed è anche Erode, una strada e il suo ostacolo, come sempre accade nella ricerca della fede. Su questi simboli Papa Francesco impernia la sua prima omelia da Pontefice nella solennità del 6 gennaio. La prima attenzione è per i protagonisti, i Magi. La stella apparsa in cielo, afferma, “li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo”:
“I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore. In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo”.
Anche i cristiani di oggi, nota il Papa, hanno la loro stella. È il Vangelo, da leggere e meditare, per “fare esperienza” di Gesù e del suo amore. Ma su questa strada di ricerca può capitare di perdere “per un po’ la vista della stella”, come avvenne per i Magi quando incrociarono l’ombra di un Erode “sospettoso e preoccupato” per la nascita di un piccolo, fragile, e tuttavia per lui pericoloso “rivale”:
“In realtà Gesù non è venuto ad abbattere lui, misero fantoccio, ma il Principe di questo mondo! Tuttavia il re e i suoi consiglieri sentono scricchiolare le impalcature del loro potere, temono che vengano capovolte le regole del gioco, smascherate le apparenze. Tutto un mondo edificato sul dominio, sul successo
e sull’avere, sulla corruzione è messo in crisi da un Bambino! Ed Erode arriva fino a uccidere i bambini. Un Padre della Chiesa diceva: ‘Tu uccidi i bambini nella carne perché la paura ti uccide nel cuore’. E’ così: aveva paura e per questa paura è impazzito”.“Loro, con questa ‘santa furbizia’ hanno custodito la fede. E anche noi dobbiamo custodire la fede. Custodirla da quel buio. Ma, anche, tante volte, un buio travestito di luce, eh? Perché il demonio, dice San Paolo, si veste da angelo di luce, alcune volte. E qui è necessaria la ‘santa furbizia’, per custodire la fede, custodirla dai canti delle sirene, che ti dicono: ‘Ma, guarda, oggi dobbiamo fare questo, quello…’ Ma, la fede è una grazia, è un dono. A noi tocca custodirla con questa ‘santa furbizia’, con la preghiera, con l’amore, con la carità”.
Non solo. Nel comportamento dei Magi, rileva Papa Francesco, si può cogliere un altro aspetto molto istruttivo:
“Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del ‘piccolo cabotaggio’, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello… da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì. E’ necessario custodire la fede”.
Custodirla, ripete Papa Francesco, “oltre la mondanità” per “andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo”.
Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana (anche in formato audio):
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