“Perché proprio a me?”: il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del malato risponde a questo interrogativo che la malattia, “soprattutto quella grave”, suscita nel cuore di chi soffre. Una domanda che “scava in profondità”, mentre l’esistenza umana entra “in crisi” e si ribella. Potrebbe essere facile, allora, cedere a “la tentazione della disperazione” e “pensare che tutto è perduto”, ma è proprio in questi momenti che “la fede in Dio rivela tutta la sua potenzialità positiva”. La fede, infatti – spiega il Papa – non fa sparire la malattia o il dolore, ma ne offre una chiave di lettura con cui si può scoprire “il senso più profondo di ciò che si vive”. E questa chiave, continua il Pontefice, ce la consegna Maria, Madre di Dio, “esperta della via” per arrivare più vicini a Gesù.
Curare i malati con gli occhi dell’amore, rispecchiando la tenerezza di Dio
Quindi, Papa Francesco si sofferma sul racconto evangelico delle nozze di Cana, definendolo “icona della Chiesa” con al centro Gesù misericordioso, circondato dai discepoli e da Maria “provvidente ed orante”, “Madre consolata che consola i suoi figli”, “donna premurosa” dagli “occhi vigili e buoni” e dal “cuore materno e ricolmo di misericordia”. Nella sollecitudine di Maria, “si rispecchia la tenerezza di Dio”, la stessa che si ritrova in tante persone che curano i malati e “sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni d’amore”.
La preghiera per chi soffre: salute e pace del cuore
E qui il Papa ricorda le mamme al capezzale di figli malati, i figli che curano i genitori anziani, i nipoti che restano accanto ai nonni: tutti loro si affidano alle mani della Madonna. Cosa chiedere, dunque, per i nostri cari che soffrono? La salute, certo, scrive Papa Francesco, perché Gesù stesso ha manifestato il Regno di Dio attraverso le guarigioni. Ma anche “qualcosa di più grande”: “chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio”.
Il servizio ai bisognosi rende l’uomo simile a Gesù
Il messaggio pontificio guarda anche ai servitori presenti alle nozze di Cana, coloro che riempiono le anfore di acqua che poi Cristo trasforma in vino. Sono “personaggi anonimi”, spiega il Papa, ma “ci insegnano tanto” perché “obbediscono generosamente, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi e senza calcoli”. Questo ci dice che Cristo “conta sulla collaborazione” dell’uomo, sulla sua “disposizione al servizio dei bisognosi e dei malati”. Può essere un servizio “faticoso e pesante”, eppure il Signore lo trasformerà “in qualcosa di divino”, perché essere “servitori degli altri ci rende simili a Gesù più di ogni altra cosa”. Tutti noi, allora, possiamo essere “mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti” e se seguiamo l’esempio di Maria, “Gesù trasformerà sempre l’acqua della nostra vita in vino pregiato”.
Promuovere cultura dell’incontro e della pace in ogni ospedale
Guardando, poi, al prossimo Giubileo straordinario della Misericordia, alla celebrazione della Giornata del Malato in Terra Santa ed alle due suore figlie di questa terra canonizzate lo scorso maggio – Santa Maria Alfonsina Danil Ghattas e Santa Maria di Gesù Crocifisso Baouardy – Papa Francesco sottolinea che “ogni ospedale o casa di cura può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della pace”, dove la malattia, la sofferenza, come pure l’aiuto professionale e fraterno “contribuiscano a superare ogni limite e ogni divisione”. Il messaggio si conclude, quindi, con l’invocazione a Maria, affinché rivolga i suoi occhi misericordiosi all’uomo, “specialmente nei momenti di dolore”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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